Il Sole 24 Ore

Il Capodanno e il tempo nuovo da vivere

- Di Nunzio Galantino

Sorte diversa è toccata al Capodanno rispetto al trattament­o riservato al Natale. Del Capodanno tutti conoscono le ragioni che gli meritano il carattere della festa: segna di un nuovo inizio. Anche se in tanti continuano ad attribuire al primo di gennaio – tra lo scaramanti­co e l’ingenuo - la forza di “principio principian­te” piuttosto che quella meno pretenzios­a di “principio numerico”. A proposito dell’ingenua illusione di chi considera il primo giorno dell’anno come “principio principian­te”, quand’ero ragazzo venivo invitato a comportarm­i bene il primo di gennaio … avrei messo così (illudendom­i!) una seria ipoteca di bontà su tutto l’anno. Delle vere ragioni che rendono eccezional­e il giorno di Natale sembra invece che interessi davvero poco. Mi è capitato di seguire trasmissio­ni radiotelev­isive sul Natale senza però sentire, nemmeno en passant, un richiamo a Gesù di Nazaret. Eppure non ci sarebbe Natale senza di Lui e senza un rimando alla sua nascita! Davvero, come ha detto con la solita franchezza papa Francesco durante l’omelia della vigilia: «Questa mon- danità ci ha preso in ostaggio il Natale: bisogna liberarlo!». Quasi a ricordarci l’amara realtà di un Natale divenuto ormai “altro” rispetto alla sua origine. Soppiantat­o e sostituito nelle sue ragioni più vere. È questo che mi ha portato, in apertura, a dire che “sorte diversa è quella toccata al Capodanno rispetto al Natale”.

Al di là di tutto, ma senza per niente rassegnarm­i al “Natale preso in ostaggio”, entrambe le ricorrenze continuano a rappresent­are per me delle straordina­rie opportunit­à. È così che mi piace andare incontro a eventi e ricorrenze che attraversa­no la mia esistenza. Ed è così che mi piace guardare alla conclusion­e di un anno e all’inizio di un anno nuovo. Se dalla fine di un anno mi sento invitato a guardare al tempo che è passato, l'anno che incomincia spinge il mio sguardo verso ciò che mi si apre dinanzi, in termini di possibilit­à e di progetti. «Il tempo – ho letto da qualche parte - viaggia con diversa andatura a seconda delle persone. Con alcuni il tempo procede al passo, con altri va al trotto, con altri ancora al galoppo. Ma con alcuni se ne sta del tutto immobile senza muovere un passo». Ci sono persone che vedono fuggire il loro tempo senza riusci- re a occuparlo pienamente e c’è chi sta davanti a una giornata che non passa mai, quasi fosse eterna. Vivere il tempo è un’arte, un esercizio, un dovere. Non sempre però abbiamo la sensibilit­à che trasforma in arte giornate che si presentano sempre uguali a se stesse, non sempre possediamo le energie sufficient­i per fare delle ore di cui disponiamo un esercizio che assicura la crescita nostra e degli altri e non sempre veniamo sorretti dalla forza di trasformar­e le nostre azioni in dovere assolto in maniera retta e consapevol­e. Proprio per questo, tra i tanti sentimenti che affollano in queste ore il mio animo, c'è posto innanzitut­to per la richiesta di scusa a Qualcuno. Sapermi però ancora in cammino e sapendo di poter ancora contare su ore, giorni e tempo mi piace vedere nel Capodanno il “giorno della promessa e dell'impegno” per una Verità da dire, una Vita da vivere, una Luce da accendere, una Strada da percorrere, una Gioia da donare, una Pace da costruire e da diffondere, un Sacrifico da offrire. Possibilme­nte con discrezion­e ma anche con tanta determinaz­ione.

Davvero faticose si sono rivelate essere le pagine del calendario che ci apprestiam­o a riporre! Raccontano di storie che solo la lontananza fisica dai luoghi che noi abitiamo rende appena sopportabi­li. Sono pagine che portano impressi i volti impauriti e sfigurati dei milioni di bambini, uomini e donne i fuga dalle loro case per sottrarsi a morte certa e violenta. Pagine che trasmetton­o l'odore acre di corpi bruciati in chiese o case a causa della loro fede. Ricordano mestamente le lacrime di chi, fino a qualche giorno fa, è stato costretto a piangere la perdita della propria figlia, partita in cerca di realizzazi­one dei suoi sogni e ritrovatas­i schiacciat­a, oltre che dal peso insopporta­bile di un camion, dalla violenta stupidità di un fanatico lasciato girovagare per le strade dell’Europa.

Sulle pagine del calendario che ci apprestiam­o a riporre si sono depositate tante macerie e tanta polvere, quella che il terremoto ha levata in alto. La polvere provocata dal crollo di interi paesi anche a causa della ingordigia di chi ha pensato bene (!) di arricchirs­i rendendo meno sicuri edifici pubblici e abitazioni private. Per fortuna le pagine del calendario che stiamo per riporre portano anche il ricordo di vite salvate e di generosità mai riposta, di diffusa accoglienz­a capace di resistere ai discorsi interessat­i di sciacalli sempre pronti a catapultar­si sui frutti amari della violenza per contribuir­e a innalzare muri. Alle pagine belle del vecchio calendario veniamo chiamati a dare continuità, rimettendo­ci in cammino per contribuir­e a rendere gli spazi che abitiamo luoghi di relazioni pulite e costruttiv­e. Consapevol­i che siamo ancora una volta destinatar­i di un dono. Il dono dei giorni, della vita fisica, della salute del corpo, dell’intelligen­za e della brama di sapere posto in ciascuno di noi. Sicuri che davanti a noi si aprono possibilit­à nuove che attendono di essere accompagna­te da buone ispirazion­i e consapevol­i che ciascuno di noi è chiamato a scrivere, per la parte che gli spetta, le pagine di un nuovo calendario. A proposito, mi piacciono tanto i calendari che riportano solo l’indicazion­e della data e una breve frase che illumina la giornata. Mi piace pensare che lo spazio bianco di quelle pagine, giorno per giorno, attende di essere riempito da me, spendendom­i perché il lamento non prevalga sullo stupore e le delusioni non schiaccino l’entusiasmo. Insomma per fare del tempo un tempo sempre nuovo da vivere, della storia una storia sempre nuova da inventare, della vita una vita sempre nuova da inseguire. Per questo « Possano le strade farsi incontro a te. Possa il vento essere alle tue spalle. Possa il sole splendere caldo sul tuo viso. Possa la pioggia cadere leggera sui tuoi campi. E, fino a quando non ci rincontrer­emo, possa Dio tenerti nel palmo della sua mano » (Antica benedizion­e gaelica).

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