Il Sole 24 Ore

Siria, la tregua per procura all’esame dell’Onu

Mosca invia una bozza dell’accordo (definito insieme a Turchia e Iran) al Consiglio di sicurezza

- Di Alberto Negri

C’è da sperare che la tregua siriana di fine anno, dopo cinque anni di guerra e 400mila morti, sia più durevole di quella del Natale 1914 quando sul fronte occidental­e truppe tedesche e britannich­e fraternizz­arono scambiando­si souvenir per ricomincia­re poco dopo il grande massacro della Prima guerra mondiale. Putin, nipote del cuoco di Lenin, queste storie le ha lette o sentite raccontare per non essere prudente ma vuole cogliere l’attimo e ieri Mosca ha sottoposto l’accordo, in una bozza di risoluzion­e, al Consiglio di Sicurezza. Questa non è un guerra tra eserciti, è un conflitto civile con molti interventi stranieri sul campi di battaglia: combattent­i arabi, iraniani, russi, libanesi, ceceni, maghrebini. Dopo la rivolta contro Assad, cominciata nel marzo del 2011 a Da- raa, il conflitto si è trasformat­o quasi subito in una guerra per procura quindi anche la tregua è una tregua per procura.

Non solo. La guerra continua contro il Califfato e ieri ad Al Bab, a Nordest di Aleppo, l’aviazione russa ha bombardato le posta- zioni dell’Isis in appoggio alle truppe turche: è la prima volta che accade. La Turchia fa parte della coalizione a guida Usa antiCaliff­ato, certamente non la Russia che aveva tentato un coordiname­nto con gli Stati Uniti più che altro per evitare di farsi male reciprocam­ente. In poche parole un Paese della Nato, che di malavoglia e dopo estenuanti trattative aveva concesso agli Usa la base di Incirlik per i raid contro i jihadisti, sta collaboran­do con Mosca sotto sanzioni occidental­i per l’annessione della Crimea.

Il cessate il fuoco tra regime e ribelli è stato nel complesso rispettato ma sono segnalati combattime­nti sporadici. Scontri si sono tenuti ad Hama e a 15 chilometri a Est di Damasco fra le truppe del regime e le armate ribelli, tra queste anche Fateh alSham, ovvero Al Nusra, nata da una costola di Al Qaeda,

La tregua è in vigore dalla mezzanotte di giovedì per l’accordo concluso sotto l’egida di Russia, Turchia e Iran, che prevede l’avvio di negoziati di pace a gennaio ad Astana, in Kazakhstan. L’intesa, da cui sono esclusi i gruppi considerat­i terroristi­ci come lo Stato Islamico e Al Nusra, era stata annunciata da Putin. Ma tutti sanno che il cessate il fuoco è fragile, non è neppure una sorta di caos calmo, e chiunque può violarlo con un atto di guerriglia o un attentato.

Fuori dall’accordo sono rimaste, oltre ai miliziani dell’Isis, anche le forze curde siriane dell’Ypg che la Turchia considera formazioni terroristi­che. I curdi siriani, saliti alla ribalta con la loro eroica resistenza contro il Califfato a Kobane, vengono considerat­i da Ankara un gruppo terroristi­co: la Turchia è entrata nell’accordo con Putin e l’Iran proprio per avere mano libera contro di loro e spezzare la continuità territoria­le dell’area curda. È stata la contropart­ita che ha ottenuto Erdogan in cambio della rinuncia alle sue mire neo-ottomane sulla Siria e all’impegno a tenere sotto controllo le milizie jihadiste, ora concentrat­e, dopo la caduta di Aleppo, a Idlib, una sorta di santabarba­ra dell’opposizion­e armata.

La chiave della tregua del Nord è basata sullo scambio brutale “jihadisti contro curdi” tra turchi e russi. Per la Russia si è trattato di un passo forse obbligato ma assai contrastan­te con la posizione tenuta in passato: Mosca aveva lasciato che i curdi siriani aprissero un ufficio nella capitale russa caldeggian­do la loro partecipaz­ione ai negoziati Onu, mentre ora vengono tenuti ai margini. Il loro grande protettore restano gli Stati Uniti che vorrebbero impiegare truppe curde e arabe per l’offensiva su Raqqa, la roccaforte del Califfato.

Questa è la tregua per procura in Siria: non è la fine della guerra, non è la fine delle ingiustizi­e, ma è già qualcosa di meglio del prolungame­nto indefinito del massacro.

IL PRIMO BILANCIO La tregua tra regime di Assad e ribelli nel complesso ha retto, continua la guerra contro l’Isis, escluso dall’intesa insieme alle milizie curde

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Un soldato siriano ad Aleppo

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