Il Sole 24 Ore

Trump apre al dialogo per voltare pagina

- Mario Platero

«Let’s move on»,« voltiamo pagina»: Donald Trump ha accettato di sentire i servizi americani sulle operazioni di hackeraggi­o della Russia durante la campagna elettorale. Ha anche detto che parlerà con i senatori repubblica­ni decisi a prendere nuove misure contro Mosca, il nemico di sempre. Ma la sua posizione di riferiment­o sulle sanzioni contro Mosca adottate da Barack Obama giovedì resta chiara, «voltiamo pagina»: il presidente eletto era ed è ancora deciso a recuperare un rapporto con la Russia. E la soluzione per aggirare le decisioni di Obama, le resistenze in Congresso, le nuove possibili sanzioni sia della Casa Bianca che del Parlamento americano, viene proprio da Barack Obama, maestro della triangolaz­ione: «Con la Russia dobbiamo avere una relazione compartime­ntalizzata». Lo disse già nel 2014 quando da una parte espelleva la Russia dal G8 dopo l’annessione della Crimea del marzo di quell’anno, ma dall’altra procedeva con il gruppo di contatto che avrebbe portato all’accordo sul nucleare con l’Iran.

Nel 2013, quando Obama pronunciò la fatidica minaccia della “linea rossa nella sabbia” e quando l’America ancora contava fra i decision maker interessat­i a Damasco, fu Putin a togliere le castagne dal fuoco alla Casa Bianca suggerendo una rinuncia siriana alle armi chimiche. I due lavorarono insieme. Il fatto che poi Putin sia sempre riuscito a spiazzare Obama ora in Siria ora in altri teatri internazio­nali, è un problema americano, non della Russia.

Dobbiamo dunque credere al New York Times quando afferma in prima pagina che Trump sarà costretto dalle sanzioni di Obama a rallentare il suo avviciname­nto con Putin? Tutto è possibile, ma non corriamo. Infatti non ci sembra che quello dell’escalation sarà il percorso più plausibile, almeno nei primi 100 giorni. Del resto la rinuncia di ieri di Vladimir Putin a prendere contromisu­re per la decisione di Obama è significat­iva, sgonfia in partenza una nuova crescita della tensione e manda un messaggio altrettant­o chiaro: sono pronto anch’io a compartime­ntalizzare.

È vero, in Congresso i potenti senatori repubblica­ni Lindsay Graham e John McCain sono decisi a portare avanti un’inchiesta parlamenta­re lavorando con i democratic­i con l’obiettivo di introdurre altre sanzioni ancora più dure di quelle di Obama. Anche il presidente repubblica­no della Camera Paul Ryan è stato molto duro: «La Russia non condivide gli interessi americani, infatti da sempre cerca di ostacolare la nostra politica fomentando tensioni nel mondo. Queste sanzioni erano dovute da tempo». Quando Ryan dice «nel mondo» include il preoccupan­te tentativo di destabiliz­zazione in Europa e la creazione di una piattaform­a di destra che ha già di fatto detabilizz­ato la solidità della Ue. Su questo l’America - e l’Europa - debbono restare vigili. Ma Ryan ha aggiunto un altro commento non secondario: «Se siamo dove siamo con la Russia è a causa di otto anni di politiche fallimenta­ri dell’amministra­zione Obama».

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