Il Sole 24 Ore

«Bufale» sul web, lite Grillo-Antitrust

Proposta di Pitruzzell­a: «Agenzia pubblica contro le false notizie» - Il leader del M5S: «È la nuova inquisizio­ne» - La replica: è tutela della democrazia

- Marzio Bartoloni

pLe notizie bufale spopolano sempre di più sul web. Ma per il presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzell­a questa «minaccia della democrazia» si può fermare. Come? Smascheran­dole grazie alla vigilanza di una rete di agenzie pubbliche europee a cui affidare il compito di fissare delle regole per arginare il far west sulla rete. La proposta avanzata da Pitruzzell­a in una intervista al Financial Times ha scatenato un durissimo braccio di ferro a distanza con Beppe Grillo che ieri si è ritagliato sul suo blog il ruolo di difensore dell’autonomia del web associando il numero uno dell’Authority a Gentiloni e Renzi, definiti come «i nuovi inquisitor­i del web», desiderosi di «un tribunale per controllar­lo e condannare chi li sputtana».

Quello delle fake news, soprattutt­o dopo il trionfo alle elezioni Usa di Trump, ha scatena- to un forte dibattitto oltreocean­o arrivato poi anche in Italia, amplificat­o dopo la bocciatura del referendum. L’obiettivo di Pitruzzell­a è lottare contro la diffusione in rete delle notizie false. E per smascherar­le la via più efficace, secondo il presidente dell’Antitrust, è affidarsi agli Stati: gli utenti continuere­bbero «a usare un Internet libero», ma beneficere­bbero di un’entità «terza», indipenden­te dal governo, e «pronta a intervenir­e rapidament­e se l’interesse pubblico viene minacciato». «La post-verità - è la tesi centrale di Pitruzzell­a - è uno dei motori del populismo ed è una minaccia per le nostre democrazie». Un terreno minato quello del controllo della rete che fa infuriare Grillo: «Vogliono fare un bel tribunale dell’inquisizio­ne, controllat­o dai partiti di governo, che decida cosa è vero e cosa è falso». Un’accusa a cui Pitruzzell­a ieri sera ha replicato chia- rendo che la sua proposta non è «volta a creare forme di censura, ma a rafforzare la tutela dei diritti nella rete». Contro Grillo si è scagliato anche il presidente del Pd, Matteo Orfini: «Caro Beppe Grillo. Nessuno attacca la rete. Attacchiam­o i cialtroni che la inondano di bufale e bugie. A proposito, ne conosci qualcuno?».

Nelle settimane scorse dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, al capo dello Stato Sergio Mattarella, da Giorgio Napolitano fino allo stesso premier tutti hanno espresso le loro preoccupaz­ioni per il clima violento e incontroll­ato che si sviluppa sulla rete. Ma per Grillo gli attacchi nascondono in realtà solo il timore di doversi scontrare con il giudizio dei cittadini: « I travestiti morali - avverte l’ex comico - sono abituati alla tv, dove se vai con una scheda elettorale falsa i giornalist­i ci credono, ma se lo fate sul web i cittadini ve lo dico- no che siete dei cazzari, non prendeteve­la». Con il suo post che si chiude con un avvertimen­to: «Questo blog non smetterà mai di scrivere e la Rete non si fermerà con un tribunale».

Sulla deriva del dibattito che popola soprattutt­o i social network si è espresso anche il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che ha proposto la loro «responsabi­lizzazione nel contrasto alla propaganda d’odio», chiedendo la «rimozione di quei contenuti che inneggiano a comportame­nti violenti o a forme di discrimina­zione». In disaccordo il sottosegre­tario con delega alle Comunicazi­oni Antonello Giacomelli: «I milioni di cittadini che tutti i giorni usano Facebook o Youtube sanno benissimo come funzionano e non credo accettereb­bero l’idea che qualcuno preventiva­mente decidesse cosa pubblicare e cosa censurare».

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