«Bufale» sul web, lite Grillo-Antitrust
Proposta di Pitruzzella: «Agenzia pubblica contro le false notizie» - Il leader del M5S: «È la nuova inquisizione» - La replica: è tutela della democrazia
pLe notizie bufale spopolano sempre di più sul web. Ma per il presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella questa «minaccia della democrazia» si può fermare. Come? Smascherandole grazie alla vigilanza di una rete di agenzie pubbliche europee a cui affidare il compito di fissare delle regole per arginare il far west sulla rete. La proposta avanzata da Pitruzzella in una intervista al Financial Times ha scatenato un durissimo braccio di ferro a distanza con Beppe Grillo che ieri si è ritagliato sul suo blog il ruolo di difensore dell’autonomia del web associando il numero uno dell’Authority a Gentiloni e Renzi, definiti come «i nuovi inquisitori del web», desiderosi di «un tribunale per controllarlo e condannare chi li sputtana».
Quello delle fake news, soprattutto dopo il trionfo alle elezioni Usa di Trump, ha scatena- to un forte dibattitto oltreoceano arrivato poi anche in Italia, amplificato dopo la bocciatura del referendum. L’obiettivo di Pitruzzella è lottare contro la diffusione in rete delle notizie false. E per smascherarle la via più efficace, secondo il presidente dell’Antitrust, è affidarsi agli Stati: gli utenti continuerebbero «a usare un Internet libero», ma beneficerebbero di un’entità «terza», indipendente dal governo, e «pronta a intervenire rapidamente se l’interesse pubblico viene minacciato». «La post-verità - è la tesi centrale di Pitruzzella - è uno dei motori del populismo ed è una minaccia per le nostre democrazie». Un terreno minato quello del controllo della rete che fa infuriare Grillo: «Vogliono fare un bel tribunale dell’inquisizione, controllato dai partiti di governo, che decida cosa è vero e cosa è falso». Un’accusa a cui Pitruzzella ieri sera ha replicato chia- rendo che la sua proposta non è «volta a creare forme di censura, ma a rafforzare la tutela dei diritti nella rete». Contro Grillo si è scagliato anche il presidente del Pd, Matteo Orfini: «Caro Beppe Grillo. Nessuno attacca la rete. Attacchiamo i cialtroni che la inondano di bufale e bugie. A proposito, ne conosci qualcuno?».
Nelle settimane scorse dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, al capo dello Stato Sergio Mattarella, da Giorgio Napolitano fino allo stesso premier tutti hanno espresso le loro preoccupazioni per il clima violento e incontrollato che si sviluppa sulla rete. Ma per Grillo gli attacchi nascondono in realtà solo il timore di doversi scontrare con il giudizio dei cittadini: « I travestiti morali - avverte l’ex comico - sono abituati alla tv, dove se vai con una scheda elettorale falsa i giornalisti ci credono, ma se lo fate sul web i cittadini ve lo dico- no che siete dei cazzari, non prendetevela». Con il suo post che si chiude con un avvertimento: «Questo blog non smetterà mai di scrivere e la Rete non si fermerà con un tribunale».
Sulla deriva del dibattito che popola soprattutto i social network si è espresso anche il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che ha proposto la loro «responsabilizzazione nel contrasto alla propaganda d’odio», chiedendo la «rimozione di quei contenuti che inneggiano a comportamenti violenti o a forme di discriminazione». In disaccordo il sottosegretario con delega alle Comunicazioni Antonello Giacomelli: «I milioni di cittadini che tutti i giorni usano Facebook o Youtube sanno benissimo come funzionano e non credo accetterebbero l’idea che qualcuno preventivamente decidesse cosa pubblicare e cosa censurare».