Province, mobilità chiusa senza tagli
Alla fine, lo spettro della mobilità obbligatoria condita dai tagli in busta paga è rimasto appunto uno spettro. Nessuno degli «esuberi» prodotti dall’alleggerimento di funzioni e organici in Province e Città metropolitane è andato incontro davvero alla scure , perché le varie strade per la ricollocazione hanno funzionato in modo indolore per le retribuzioni.
Il consuntivo ufficiale della maxi-mobilità innescata dalla riforma Delrio è arrivato ieri dal dipartimento della Funzione pubblica con la diffusione delle ultime assegnazioni. I poco meno di 300 dipendenti interessati dalla graduatoria di fine anno prenderanno servizio nella nuova collocazione il 1° febbraio.
Ma soprattutto gli elenchi diffusi ieri chiudono di fatto un cantiere che la ministra per la Pa e l’Innovazione Marianna Madia ha definito in più di un’occasione «la più grande operazione di mobilità nella storia del pubblico impiego». I numeri in effetti sono importanti, e indicano negli enti di area vasta dei territori a Statuto ordinario oltre 15mila «eccedenze» di personale: più di 6.600 persone sono state ricollocate direttamente dalle Regioni; poco più di 5mila lavorano nei centri per l’impiego; 2.300 hanno potuto sfruttrare il treno dei pensionamenti con requisiti pre-Fornero (e altri 400 sono andati a riposo con i termini ordinari), mentre gli altri sono stati coinvolti nelle procedure di mobilità regolate dal decreto del settembre 2015. La regia di questo enorme giro di valzer è stata della Funzione pubblica, ora arrivata al traguardo di un’operazione che per la stessa ministra Madia ha rappresentato una scommessa dal risultato non scontato. La tagliola sulle buste paga per ora non scatta nemmeno per la piccola “coda” dei circa 60 dipendenti che finora non hanno aderito ad alcuna delle chiamate della Funzione pubblica e ora un mese di tempo per rimediare.
Ma Province e Città metropolitane non sono gli unici fronti che hanno impegnato le strutture di Palazzo Vidoni nella ridefinizione degli organici pubblici. Sempre ieri, il portale della mobilità ha pubblicato i dati dell’accorpamento del Corpo forestale nei Carabinieri prevista dalla riforma Madia sul tema. Per i circa 7mila dipedenti della Forestale la riforma ha messo a disposizione una doppia scelta: l’ingresso nell’arma dei Carabinieri o l’adesione ad altre forme di mobilità all’interno della Pa per evitare la “militarizzazione”. In sostanza, però, tutti gli interessati hanno scelto di entrare nell’Arma.