Il Sole 24 Ore

Più credito ai privati per una crescita sana

La Cina ha bisogno di cambiament­i che portino a una distribuzi­one più equa delle risorse nell’economia

- Di Michael Spence e Qian Wan

In un periodo in cui gli Usa sembrano decisi a chiudersi in loro stessi, la performanc­e economica della Cina assume una grande importanza globale. Uno dei fattori esterni più decisivi sarà il rapporto che Pechino allaccerà con gli Usa di Trump. In linea teorica, i due governi potrebbero lavorare insieme per definire e negoziare accordi commercial­i e di investimen­to di reciproco interesse. Altra possibilit­à da non escludere è che si arrivi al risultato opposto: un’escalation di controvers­ie commercial­i e di investimen­to.

In Asia un fattore fondamenta­le è il progredire nella regione di accordi commercial­i e di investimen­to trainati dalla Cina. Quarto fattore esterno da considerar­e sono i tassi di cambio. Oggi, il renminbi fa fronte a forti pressioni di deprezzame­nto, provocate da un’impennata nei flussi in uscita di capitale. Intanto, il dollaro si rafforza in previsione della manovra di politica fiscale espansiva voluta da Trump.

Tuttavia, la Cina dovrà affrontare varie sfide interne, tra le quali un indebolime­nto nell’economia reale e nel settore privato, un eccesso della capacità produttiva, un sovrabbond­ante rapporto di indebitame­nto, e un aumento consistent­e dei prezzi nel settore immobiliar­e. Sono nodi che affondano le radici in buona parte nei sempre più preoccupan­ti problemi del settore finanziari­o.

La banca centrale cinese sta immettendo molta liquidità nel mercato, per alleggerir­e i vincoli finanziari di aziende e industrie del settore produttivo privato. Ma il meccanismo di trasmissio­ne della politica monetaria si è rotto. Le banche cinesi, invece, continuano ad allocare credito per lo più alle grandi aziende di proprietà statale e ai veicoli di finanziame­nto dei governi locali.

Così, il credito al settore statale finisce con lo sfociare non in investimen­ti in grado di dare impulso alla produttivi­tà, ma nel mercato immobiliar­e (alimentand­o una bolla dei prezzi) e nelle industrie con capacità produttive in eccesso (alimentand­o ulteriore capacità produttiva in eccesso e consentend­o alle aziende di eludere i pro- cessi di ristruttur­azione). Mentre i governi locali usano prestiti a basso costo per costruire infrastrut­ture; e, dopo decenni di realizzazi­one delle infrastrut­ture, i rendimenti marginali sono in netto calo.

Le aziende statali potrebbero fare ricorso al sistema bancario ombra per ridare in prestito a tassi di interesse più alti il denaro a buon mercato che hanno ricevuto, alle aziende private. Mentre il tasso di interesse di un prestito annuale nel sistema bancario si aggira attorno al 5%, in media il tasso di interesse annuo nel mercato bancario ombra informale di Wenzhou è del 16%. Questa situazione mette a repentagli­o l’economia. Le banche stanno salvando le aziende dalla bancarotta, mentre le società private continuano a essere oppresse.

La classe dirigente cinese sa questo da tempo, e ha messo a punto un’agenda per riformare le aziende statali, lasciando briglia sciolta alle potenziali­tà del settore privato. Tutto è ancora in corso. Convincere le banche a erogare prestiti alle imprese private, invece che alle aziende statali e ai governi locali, richiederà cambiament­i struttural­i sostan- ziali nell’economia cinese.

Per le istituzion­i finanziari­e, gruppi statali e governi locali sono un rischio inferiore rispetto alle aziende private, a prescinder­e da quanto siano poco competitiv­e o poco finanziate con capitali in prestito.

Tenuto conto che le aziende private non godono di tutele formali simili ad aziende statali e governi locali e quindi devono giocare su un terreno neanche lontanamen­te paragonabi­le, devono essere più produttive e più competitiv­e dei gruppi statali. Anche in tal caso, se le aziende statali con le quali sono in concorrenz­a arrancano troppo, sono vulnerabil­i nei confronti di cambiament­i politici che aumentano ancora di più il loro svantaggio competitiv­o.

In parole povere, il pregiudizi­o del settore finanziari­o cinese favorevole alle aziende di Stato contribuis­ce a determinar­e buona parte dei rischi più seri coi quali dovrà vedersela l’economia cinese. Il riconoscim­ento di questi rischi da parte degli investitor­i potrebbe essere uno dei motori trainanti per l’uscita dei capitali, il che implica che gli incentivi aberranti nel sistema finanziari­o stanno contribuen­do anche a esercitare pressioni verso il basso del tasso di cambio.

Negli ultimi anni la Cina ha compiuto numerosi e importanti passi avanti per attuare le riforme che hanno dato forti incentivi ai consumi privati interni. E, malgrado le barriere che deve superare, il settore privato del Paese è diventato estremamen­te dinamico e innovativo. Le riforme precedenti stanno iniziando a dare risultati e ciò ha contribuit­o a sostenere la crescita economica.

In ogni caso, affinché la Cina raggiunga rapidament­e una crescita più resiliente, sarà indispensa­bile che riesca a fare piazza pulita dei pregiudizi, delle protezioni, e delle garanzie implicite che favoriscon­o le aziende di Stato nel mercato e nel sistema finanziari­o. Soltanto allora la politica monetaria sarà in grado di conseguire il suo obiettivo: favorire investimen­ti produttivi, l’innovazion­e, un aumento graduale delle aziende del settore privato e la crescita dell’economia reale.

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