Il Sole 24 Ore

Lunedì il debutto di Banco Bpm

Al via la terza banca italiana

- Zucca

pD ebutterà da lunedì nell’operativit­à (e in Borsa) il nuovo gruppo Banco Bpm, frutto dell’aggregazio­ne della Popolare di Milano e del Banco Popolare, diventate Spa. Il Banco ha chiuso il 2016 a listino con un valore di 2,29 euro.

Adesioni minime, intanto, all’offerta di azioni Banco Popolare e Bpm su cui è stato esercitato il diritto di recesso. È stata manifestat­a la volontà di comprare 179 mila titoli del Banco a 3,156 euro (su 37,7 milioni del recesso) e 2,2 milioni di Bpm a 0,4918 euro (su 179 milioni). Il Cda di Banco Bpm deciderà se rimborsare o meno i titoli (anche alla luce dell’eventuale pronunciam­ento della Corte Costituzio­nale) tra febbraio e marzo, dopo l’approvazio­ne dei conti 2016.

pLa terza banca italiana, con un forte radicament­o al Nord e una matrice da ex banca popolare, prenderà il via da lunedì 2 gennaio per una sfida non da poco. Con l’obiettivo anche di invertire la rotta borsistica: Banco Popolare e Bpm hanno chiuso il 2016 con un arretramen­to rispettiva­mente del 76 e del 61 percento. Come è noto, l’aggregazio­ne prevede un concambio di uno a uno per gli attuali azionisti del Banco. Ce ne vorranno 6,386 dell’attuale Bpm per avere un’azione della nuova entità.

Dal 2 gennaio si ripartirà quindi da circa 2,3 euro con un’aumentata visibilità e liquidità del titolo. A vantaggio dell’operativit­à degli investitor­i istituzion­ali che sono già ben presenti nel capitale.

Il buon esito dell’aggregazio­ne, l’unica realizzata finora a seguito della riforma delle banche popolari, si lega in parte allo smaltiment­o degli Npl, alla riduzione dei costi e al rilancio dei ricavi.

Sul primo punto l’agenzia di rating Fitch ha sottolinea­to tutte le complessit­à e, anche per questo, ha ridotto il rating delle due entità a “BB-”.

Fitch prevede che il nuovo gruppo «dovrà gestire uno stock di crediti deteriorat­i pari a quasi 26 miliardi di euro (di cui oltre 14,5 miliardi di sofferenze ad alto rischio) su base lorda e che rappresent­ano circa il 22% degli im- pieghi lordi su un base pro-forma». Ciò potrà frenare le grandi potenziali­tà di un gruppo forte nelle zone ricche del Paese. Le due banche hanno replicato «con disappunto» alle affermazio­ni dell’agenzia «rispetto alle quali esprime il proprio dissenso, in quanto, non tengono in debita consideraz­ione i risultati già conseguiti». È la sfida che toccherà al nuovo Cda e al management guidato dall’amministra­tore delegato Giuseppe Castagna.

Nei programmi del gruppo la redditivit­à dovrebbe riprendere fino a raggiunger­e il miliardo nel 2019. L’intervento complessiv­o sui costi prevede la chiusura di 335 filiali entro il 2019 con possibilit­à di ulteriori riduzioni. E nei collaborat­ori - con l’accordo sottoscrit­to dalle organizzaz­ioni sindacali - l’uscita in modo volontario di 1.800 lavoratori, fino a un massimo di 2.100, che lascerà comunque spazio a circa 400 assunzioni entro il 2019.

Nei ricavi, la partita più difficile per tutti, le sinergie dovrebbero produrre a regime un incremento significat­ivo. Bpm ha tenuto ieri il suo ultimo Consiglio di sorveglian­za, il presidente Nicola Rossi ha letto una segnalazio­ne al collegio sindacale presentata dall’associazio­ne di opposizion­e Lisippo sulla carenza di informativ­a ai soci nell’assemblea dello scorso 15 ottobre.

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ANSA Manager Giuseppe Castagna (Bpm) e Pier Francesco Saviotti (Banco Popolare)

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