L’amara lezione che arriva dalla vicenda Mps
È un’amara lezione quella che arriva dalla vicenda Mps. Non solo per i problemi che hanno messo in discussione l’operatività della stessa banca, ma anche per una serie di altre ragioni. Prima tra tutte l’aver seriamente compromesso il rapporto di fiducia tra cliente e sportello. Si tratta di un patrimonio dal valore inestimabile che si costruisce nel tempo e si può esaurire in un attimo. Tanto più che non stiamo parlando di un istituto qualunque, ma della banca più antica del mondo. In questi giorni Plus24, attraverso l’iniziativa Filodiretto, ha dato voce ai lettori mettendo nero su bianco i tanti dubbi che da settimane attanagliano correntisti, azionisti, ma soprattutto obbligazionisti. Le lettere che arrivano sono moltissime e le domande più ricorrenti sono: cosa faccio ora? Perdo tutto? Che cosa resta del mio investimento? Non mi hanno spiegato che i subordinati erano più rischiosi degli altri titoli obbligazionari. Insomma domande che evidenziano un disagio forte, una sorta di incredulità. Domande alle quali è difficile dare risposta.
Ma quello che fa più pensare è che questa vicenda (e queste domande, purtroppo già sentite in passato e in altre occasioni) arrivano dopo le quattro banche “risolte”, dopo la vicenda Lehman, dopo i crack Parmalat e Cirio, dopo i Tango bond. Insomma dopo una serie di vicende drammatiche che, a quanto pare, non hanno permesso di evitare errori e leggerezze, che non sono servite a scongiurare situazioni analoghe.
L’ennesima dimostrazione che le crisi finanziarie del passato hanno insegnato ben poco. Lecito a questo punto chiedersi chi potrebbero essere i prossimi.
Un altro capitolo riguarda poi le regole. Nella vicenda Mps abbiamo assistito al venir meno della profilatura Mifid: dopo una lunga fase di riflessione, la Consob ha infatti dato il via libera alla conversione in azioni dei bond subordinati.
Al di là di tutte le considerazioni del caso e dell’utilità o meno che una decisione del genere possa avere, anche per gli stessi investitori, una domanda sorge spontanea. Qual è il confine delle regole? Devono valere sempre e comunque oppure no? Questo, i nfatti, potrebbe essere un precedente che apre la strada a scelte analoghe in futuro. È giusto? Anche in questo caso una risposta non c’è. È la prima volta che accade.
In questo numero di Plus24 c’è il consueto forum dei gestori di fondi comuni di investimento, ormai giunto alla 21esima edizione. E dal risparmio gestito una lezione è arrivata. È l’unica strada che il risparmiatore dovrebbe percorrere per non rischiare di perdere tutto o in parte il capitale investito (ovviamente andamento dei mercati permettendo), soprattutto se non è un investitore esperto, come tanti tra quelli che hanno acquistato i subordinati del Monte, e con grandi disponibilità economiche. I gestori negli anni magari non sono sempre riusciti a battere il mercato, anzi, ma hanno almeno dimostrato di avere la capacità di superare le crisi finanziarie. Come? Grazie all’arma della diversificazione.
Un’arma che forse costa un po’ cara ma è una spesa che evidentemente in certe situazioni può valere la pena sostenere.