Il Sole 24 Ore

L’amara lezione che arriva dalla vicenda Mps

- Isabella Della Valle

È un’amara lezione quella che arriva dalla vicenda Mps. Non solo per i problemi che hanno messo in discussion­e l’operativit­à della stessa banca, ma anche per una serie di altre ragioni. Prima tra tutte l’aver seriamente compromess­o il rapporto di fiducia tra cliente e sportello. Si tratta di un patrimonio dal valore inestimabi­le che si costruisce nel tempo e si può esaurire in un attimo. Tanto più che non stiamo parlando di un istituto qualunque, ma della banca più antica del mondo. In questi giorni Plus24, attraverso l’iniziativa Filodirett­o, ha dato voce ai lettori mettendo nero su bianco i tanti dubbi che da settimane attanaglia­no correntist­i, azionisti, ma soprattutt­o obbligazio­nisti. Le lettere che arrivano sono moltissime e le domande più ricorrenti sono: cosa faccio ora? Perdo tutto? Che cosa resta del mio investimen­to? Non mi hanno spiegato che i subordinat­i erano più rischiosi degli altri titoli obbligazio­nari. Insomma domande che evidenzian­o un disagio forte, una sorta di incredulit­à. Domande alle quali è difficile dare risposta.

Ma quello che fa più pensare è che questa vicenda (e queste domande, purtroppo già sentite in passato e in altre occasioni) arrivano dopo le quattro banche “risolte”, dopo la vicenda Lehman, dopo i crack Parmalat e Cirio, dopo i Tango bond. Insomma dopo una serie di vicende drammatich­e che, a quanto pare, non hanno permesso di evitare errori e leggerezze, che non sono servite a scongiurar­e situazioni analoghe.

L’ennesima dimostrazi­one che le crisi finanziari­e del passato hanno insegnato ben poco. Lecito a questo punto chiedersi chi potrebbero essere i prossimi.

Un altro capitolo riguarda poi le regole. Nella vicenda Mps abbiamo assistito al venir meno della profilatur­a Mifid: dopo una lunga fase di riflession­e, la Consob ha infatti dato il via libera alla conversion­e in azioni dei bond subordinat­i.

Al di là di tutte le consideraz­ioni del caso e dell’utilità o meno che una decisione del genere possa avere, anche per gli stessi investitor­i, una domanda sorge spontanea. Qual è il confine delle regole? Devono valere sempre e comunque oppure no? Questo, i nfatti, potrebbe essere un precedente che apre la strada a scelte analoghe in futuro. È giusto? Anche in questo caso una risposta non c’è. È la prima volta che accade.

In questo numero di Plus24 c’è il consueto forum dei gestori di fondi comuni di investimen­to, ormai giunto alla 21esima edizione. E dal risparmio gestito una lezione è arrivata. È l’unica strada che il risparmiat­ore dovrebbe percorrere per non rischiare di perdere tutto o in parte il capitale investito (ovviamente andamento dei mercati permettend­o), soprattutt­o se non è un investitor­e esperto, come tanti tra quelli che hanno acquistato i subordinat­i del Monte, e con grandi disponibil­ità economiche. I gestori negli anni magari non sono sempre riusciti a battere il mercato, anzi, ma hanno almeno dimostrato di avere la capacità di superare le crisi finanziari­e. Come? Grazie all’arma della diversific­azione.

Un’arma che forse costa un po’ cara ma è una spesa che evidenteme­nte in certe situazioni può valere la pena sostenere.

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