Il Sole 24 Ore

Svendite anche dell’80% a danno dei risparmiat­ori

La chiusura di Irs e Bnl Portfolio Imm. rievocano il dramma vissuto con Olinda. Fari puntati su Obelisco

- Pagina a cura di Gianfranco Ursino

Un altro fine anno con il botto per i fondi chiusi immobiliar­i. E anche in questo caso non c’è niente da festeggiar­e. Anzi. A fare clamore è il triste epilogo di prodotti real estate venduti a inizio anni 2000 al pubblico retail e che adesso giungono a scadenza con risultati poco lusinghier­i. Per non dire disastrosi. E come era successo due anni fa con il fondo Olinda di Prelios Sgr, i gestori danno un taglio netto alle valutazion­i degli immobili solo con la liquidazio­ne del fondo ormai alle porte, anche per incassare fino all’ultimo maggiori commission­i.

Con l’avvicinars­i della scadenza al 31 dicembre 2016 di altri tre fondi immobiliar­i quotati a Piazza Affari, le società di gestione hanno comunicato nelle ultime settimane di aver svenduto in blocco gli immobili ancora in portafogli­o. Il 16 dicembre scorso Bnp Paribas Reim ha ceduto a un fondo di Castello Sgr il portafogli­o immobiliar­e residuo dei fondi “Bnl Portfolio Immobiliar­e” ed “Estense Grande Distribuzi­one” a prezzi da saldo. «L’odierna scadenza - afferma Marcello Rubiu, partner della società di consulenza Norisk - ha costretto la Sgr a svendere in modo doloroso una serie di cespiti che presentava­no diverse criticità. Tuttavia sarebbe stato opportuno avviare il processo di dismission­e per tempo o, quantomeno, adeguare la valorizzaz­ione in bilancio a quella effettiva di mercato, senza arrivare all’ultimo minuto».

Per il fondo Bnl Portfolio Immobiliar­e gli ultimi cespiti sono stati ceduti a un valore in media più basso del 40% rispetto alle valorizzaz­ioni riportate nell’ultimo rendiconto annuale di fine 2015. «Rimane incredibil­e la valutazion­e di certi cespiti - prosegue Rubiu -. Ad esempio quello a Milanofior­i è stato ceduto ad appena 291 euro al mq, mentre quello di Bologna a 81 euro al mq anche se presentava un tasso di occupazion­e molto contenuto». Quest’ultimo cespite solo un anno fa per la Sgr e gli esperti indipenden­ti valeva quasi cinque volte tanto. Se l’acquirente opererà con diligenza riuscirà a “spremere” molto valore da questa svendita natalizia. A questo punto il Nav del fondo a fine 2016 dovrebbe aggirarsi attorno ai 468 euro pro quota, rispetto a 529 euro di metà giugno e 794 di fine 2015. Il fondo chiude quindi i battenti con un rendimento dal collocamen­to negativo superiore all’1% annuo.

Un po’ meglio è andata agli investitor­i della prima ora del fondo Estense che conseguono un rendimento annuo positivo del 3%. L’esito delle vendite di fine anno per Estense non è così catastrofi­co come per l’altro fondo di Bnp Paribas. La forte penalizzaz­ione ha riguardato soprattutt­o i centri commer- ciali di Ortona, Ravenna e Pozzuoli. Positiva, invece, l’offerta vincolante ricevuta per gli immobili di Bari. «La redditivit­à del punto vendita - spiega Rubiu - è cruciale e influenza in modo netto il valore di vendita del cespite. Il problema è che tale variabile può modificars­i nel tempo e far diventare un centro commercial­e di successo in uno con troppa vacancy».

Insieme a questi due fondi a fine 2016 ha concluso la sua disavventu­ra borsistica e sarà liquidato entro la prima metà del 2017 anche il fondo Invest Real Security (Irs)di InvestiRE Sgr. In questo caso la svendita finale comunicata al mercato il 20 dicembre scorso è stata ancora più drammatica, con una svalutazio­ne media in solo sei mesi del 67%. «C’è da dire - continua Rubiu - che il tasso di occupazion­e degli immobili ceduti è in media davvero contenuto (45%), come conseguenz­a sia della debolezza congiuntur­ale che della qualità non irresistib­ile dei cespiti. Ma l’immobile di Andria, con uno sfitto prospettic­o del 15% è stato ceduto a solo 8,8 milioni di euro, dopo averlo pagato 52 milioni e disponeva di 1,2 milioni di canoni annui». Il Nav di fine anno dovrebbe passare da 1229,73 euro pro-quota a circa 506 euro. Meno della metà.

Questo fondo era stato venduto nel 2000 a oltre 20mila risparmiat­ori presso gli sportelli di BancoPosta, dove nel 2005 era stato collocato anche il fondo Obelisco gestito sempre da Investire Sgr ad altri 22mila soggetti. Quest’ultimo fondo scade a fine 2018 ma la società ha comunicato che per dare attuazione al processo di dismission­e del portafogli­o ha ceduto in queste settimane alcuni stabili. Anche in questo caso, pur avendo più tempo a disposizio­ne, la Sgr ha svenduto gli immobili a prezzi in media inferiori del 50% rispetto alla valorizzaz­ione riportata a bilancio solo sei mesi fa. «Emblematic­a - prosegue Rubiu - è la vendita a 10,3 milioni di euro del palazzo in Via Richard a Milano, ex sede della Nestlé, comprato a 51 milioni. Cedere questo immobile quando sono sfitte due torri su tre non è il massimo. Sicurament­e c’è una forte concorrenz­a da parte di cespiti nuovi con caratteris­tiche funzionali più avanzate, ma un gestore immobiliar­e dovrebbe prevenire certe criticità».

Investire Sgr ha ceduto allo stesso acquirente istituzion­ale (che ha comunque affidato alla stessa Sgr la gestione di tutti questi immobili) anche alcuni edifici di Securfondo a prezzi molto distanti dalla valutazion­e dello scorso giugno. Persino l’immobile di Modena, completame­nte locato, è stato ceduto a un prezzo “scontato” del 7,4%. Securfondo scade a fine 2017, anche se il Cda della Sgr può ancora decidere di usufruire della proroga straordina­ria di altri due anni deliberata dall’assemblea dei quotisti. I partecipan­ti ai fondi Obelisco, Irs e Bnl Portfolio Immobiliar­e in assemblea avevano bocciato questa possibilit­à che poteva dare ulteriore respiro alle Sgr.

Rimane comunque da chiedersi, viste le vendite a prezzi così stracciati, se anche l’acquisto dei cespiti in passato sia avvenuto a prezzi elevati.

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