Chi arruola liberi professionisti corre di più
Su 120 operatori, 84 si affidano esclusivamente a banker dipendenti
I 120 operatori, monitorati nell’indagine ( si veda l’articolo in alto), possono essere suddivisi in base al tipo di inquadramento riservato ai propri private banker. Quindi 27 operatori dispongono sia di private banker remunerati a provvigione sia di private banker a dipendenza ( il più grande è Fideuram Intesa SanPaolo PB); nove operatori utilizzano solo private banker remunerati a provvigione ( Finecobank è quello di maggior dimensioni in termini di masse); 84 operatori finanziari si affidano esclusivamente private banker a dipendenza.
In un mercato dominato da brand italiani, solo il 22,4 % è composto da gruppi esteri. Per esempio solo per citare alcuni casi Banca Euromobiliare, Banca Generali e Banca Patrimoni & C. Sella dispongono al proprio interno di una rete di consulenti finanziari (private banker a provvigione) ma anche di una struttura di private banker a dipendenza.
Banca Intermobiliare, Banca Leonardo, Cassa Lombarda, Banca Ifigest, Credit Suisse Italy ed Ersel Sim dispongono tutti di consulenti finanziari (private banker a provvigione) che operano in sinergia con i private banker a dipendenza.
I private banker remunerati esclusivamente a provvigione sono in conti- nua crescita. Al 31 dicembre 2015 il numero totale era pari a 8.104 con masse gestite stimabili in 167 miliardi di euro (pari al 21,1% del mercato “private” servito escludendo i “family office”).
«L’analisi della raccolta netta 2015 evidenzia che gli operatori finanziari che dispongono di una rete di consulenti finanziari (private banker remunerati a provvigione) sono quelli più dinamici - spiega ancora Marco Mazzoni - Fideuram-Intesa SanPaolo Private Banking ha raccolto 5,8 miliardi di euro, Azimut Wealth Management (1,9 miliardi di euro), Banca Generali (1,8 miliardi di euro), Deutsche Bank che dispone della rete Finanza&Futuro (1,6 miliardi di euro)».
Che il mercato vada verso la concentrazione emerge chiaramente analizzando i risultati in base alla di- mensioni degli operatori finanziari monitorati: aumenta il peso dei big player (operatori con patrimoni superiori ai 20 miliardi di euro) che detenevano a fine 2015 il 57,1% del mercato contro il 46,8% del 2014 . Il 17,8% del mercato era nelle mani delle strutture con patrimoni tra i 10 ed i 20 miliardi di euro (nel 2014 la loro quota era pari al 20,3%). Il 9,1% del mercato era controllato da quelli con patrimoni tra i 5 ed i 10 miliardi di euro, contro il 16.5% dello scorso anno. Hanno invece conservato la propria quota di mercato, con un 16,1%, le piccole strutture con asset inferiori ai 5 miliardi.