Dalla liquidità all’aumento tre garanzie per Siena
Quello sulla liquidità sarà il primo dei tre ombrelli pubblici ad aprirsi sulla nuova operazione di salvataggio del Monte dei Paschi, e lo farà a stretto giro. Per gli altri due, cioè l’aumento di capitale con fondi dello Stato e l’eventuale garanzia pubblica Gacs sulle tranche senior nella cartolarizzazione delle sofferenze, bisognerà invece aspettare la definizione del piano industriale, pilastro anche per capire quanto del fabbisogno di capitale indicato dalla vigilanza della Bce nella breve lettera di natale dovrà tradursi davvero in aumento.
La liquidità aggiuntiva di Rocca Salimbeni, schiacciata dalle incertezze che hanno costellato le ultime settimane e hanno prodotto l’allarme di Francoforte, è il ponte chiamato a portare Siena in salvo verso l’avvio della ricapitalizzazione precauzionale. Dopo il via libera della commissione Ue sull’estensione della possibilità di attivare le garanzie pubbliche nel primo semestre 2017 applicandole quindi per la prima volta proprio al caso del Monte, la complessa triangolazione delle richieste e delle autorizzazioni fra Siena, Roma e Bruxelles si è sostanzialmente conclusa. Ora si tratta di passare ai “dettagli” operativi.
I vertici del Monte e i tecnici del Tesoro devono ora definire caratteristiche e meccanismo dei titoli che saranno accompagnati dal sostegno pubblico, e che quindi avranno rating uguale a quello dello Stato garante. Si tratta di un lavoro di pochi giorni, destinato a sfociare nel decreto dell’Economia che avvia davvero la garanzia.
Sarà dedicata a questo obiettivo la prima fetta del fondo da 20 miliardi stanziato dal decreto «salva-risparmio» e finanziato con la quota una tantum di debito pubblico aggiuntivo. Le emissioni che il Monte dovrà emettere nel 2017 dovrebbero valere in tutto 15 miliardi di euro (si veda Il Sole 24 Ore di ieri), ma le cifre pubbliche da mettere in gioco per coprirne una quota sono decisamente più ridotte. Dalla Ue in estate era arrivato il via libera a garanzie fino a 150 miliardi di euro, ma il forte effetto leva (1/40, secondo i calcoli circolati nei giorni scorsi) limita drasticamente le risorse pubbliche effettive da utilizzare a copertura. Per garantire le emissioni di Siena, insomma, dovrebbero servire poche centinaia di milioni, che nella prima fase sono appunto solo una tutela potenziale e si traducono in spesa effettiva solo in un secondo momento, se la garanzia andrà effettivamente esercitata nel caso in cui Siena non riuscisse a far fronte da sola ai prestiti.
Le somme più importanti arriveranno dopo, con il piano industriale e la ricapitalizzazione precauzionale. Le cifre in questo caso andranno definite insieme ai dettagli del piano industriale, che dovrà dire l’ultima parola anche sulle nuove strategie da mettere in azione per la gestione della mole di Npl da cui è nato tutto il problema senese. La scelta della strada che passa dalla cartolarizzazione potrà essere favorita dal secondo ombrello pubblico già autorizzato da Bruxelles e disciplinato dalle regole italiane, quello delle Gacs sulle tranche più sicure (quelle con rating «investment grade») delle emissioni che hanno come sottostante i crediti deteriorati. La scelte finali sulle sofferenze saranno decisive anche per tracciare i confini della ricapitalizzazione pubblica a cui sarà destinata la quota più importante del fondo scritto nel decreto salva-risparmio. Ma questa sarà solo la terza e ultima tappa del complicato cammino che ancora attende il Monte.