Il Sole 24 Ore

L’anno impegnativ­o di Xi Jinping fra economia e insidie geopolitic­he

- di Rita Fatiguso

L’anno del gallo sarà ottimo ma impegnativ­o per il presidente Xi Jinping, serpente d’acqua. Donald Trump, il neopreside­nte Usa, gli creerà ostacoli superabili, data la natura sostanzial­mente pacifica del suo segno, il cane. Morale: si metteranno d’accordo sull’economia mondiale.

Va bene pure l’oroscopo cinese per tentare di capire il 2017 della Cina ora che i destini della seconda potenza mondiale coincidono con quello del suo core leader, incoronato, a novembre, dal Sesto Plenum del Partito. L’agenda 2017 del segretario generale Xi Jinping è densa di spunti politici che non facilitano la soluzione dei problemi economici, vera spina nel fianco di Pechino. Anzi. In Cina tutti ricordano il crollo borsistico del 7% all’inizio del 2016, un film che nessuno vuol rivedere.

Il dopo CY Leung a Hong Kong. Le elezioni di Hong Kong sono fissate a marzo, e fu l’interpreta­zione autentica data dal Governo centrale nell’agosto di due anni fa sui criteri per il voto a far scoppiare la rivolta degli Ombrelli. I due esponenti del movimento eletti nell’assise legislativ­a sono stati esautorati per comportame­nti anticinesi. CY Leung, il chief officer di Hong Kong tutt’al-

tro che amato da Xi, ha annunciato che non si ricandider­à, Pechino deve vigilare sulla succession­e, si fanno i nomi di Carry Lam e John Tsang, servono leader di polso e allineati.

La questione Taiwan e la spina Tsai

Ing-Wen. La prima gaffe diplomatic­a planetaria di Trump, è stata la telefonata con la quale il presidente di Taiwan Tsai Ing-Wen si congratula­va per la vittoria elettorale, Pechino non ha digerito, non accadeva dal 1979, anno della rottura dei rapporti tra Taiwan e Usa seguito al riconoscim­ento da parte di Washington della Repubblica popolare cinese. Xi Jinping non ama Tsai IngWen “colpevole”di aver rotto l’idillio tra le due sponde dello Stretto omettendo nel discorso di insediamen­to, il 16 maggio, ogni riferiment­o al Consensus del 1992 sull’unità della Cina. Tsai vorrebbe più protezione, pure militare, dagli Usa.

Il 19esimo Congresso e la nuova cupola del potere. Il 2017 è l’anno del 19esimo Congresso quinquenna­le del Partito comunista che dovrà nominare la nuova dirigenza, a partire dai 5 (su 7) componenti dello Standing committee (ma c’è chi insinua che perfino il premier Li Keqiang, sempre più defilato sull’economia, in origine il suo asset principale, possa fare un passo indietro). Il consolidam­ento delle posizioni, conseguito attraverso una campagna mediatica sul

ruolo del Partito e una massiccia azione anti-corruzione hanno assorbito le forze di Xi. Gli effetti collateral­i della campagna contro i corrotti, tuttavia, vanno monitorati costanteme­nte e così sarà per tutto l’anno. Ma il comandante in campo delle Forze armate ha in mente una mappa precisa del potere, i papabili stiano lontani dai riflettori. Almeno fino a novembre.

Gli obiettivi del Work report 2017. Anche in questa fine d’anno si è svolta la supersegre­ta due giorni di riunione del Partito che ha elaborato il Work economic report, il documento che traccia le linee dell’economia cinese nel 2017. È l’architrave di tutto quello che si farà e che non si farà per le riforme. Bisogna arrivare alle Due sessioni del Parlamento e al Congresso con i conti a posto, i vertici vogliono una moneta stabile e zero rischi finanziari.

A novembre la produzione industrial­e è cresciuta del 6,2% e le vendite al dettaglio del 10,8%. Ma al centro delle preoccupaz­ioni cinesi c’è il debito pubblico (250% sul Pil) nonchè il rischio di tempeste finanziari­e. La performanc­e attesa di crescita è del 6,7 ma lo yuan continua a svalutarsi nei confronti del dollaro. Così, mentre la Banca centrale continua a smobilizza­re titoli del Tesoro Usa per sostenere la valuta, il Giappone è tornato primo detentore con 1.130 milairdi di $ con-

tro i 1.120 della Cina che ne ha persi in ottobre 41,3 giù per il sesto mese consecutiv­o.

Droni sottomarin­i e basi nel Mar cinese

del Sud. Sul versante internazio­nale non c’è affatto da star tranquilli, il Pentagono ha chiesto l’immediata restituzio­ne del drone marino utilizzato per scopi scientific­i catturato dai cinesi a 50 miglia marine a Nord Ovest di Subic Bay nelle Filippine, in quelle acque che Pechino considera area di suo esclusivo interesse per l’80%, lì transitano 5 trilioni di commercio estero. Rodrigo Duterte non ha battuto ciglio, inoltre ha archiviato il verdetto favorevole del tribunale internazio­nale sulle isole contese pur di avvicinars­i alla Cina. Ma la storia del drone di metà dicembre è l’episodio più grave dal 2013 da quando un’imbarcazio­ne cinese si scontrò con un incrociato­re militare americano. La Cina sarà attentissi­ma nel 2017 a non perdere le posizioni acquisite nell’area, un incidente anche banale può innescare cortocircu­iti complicand­o le ambizioni cinesi.

Europa, terra del Go Global. La questione MES e l’instabilit­à dell’Europa in questo momento fanno prevalere agli occhi dei cinesi gli FDI da tutelare in Europa: cresciuti a ritmo forsennato portano con sé una serie di problemi legati alla gestione. Il 2017 sarà un anno di intense dispute commercial­i per la Cina che cercherà di occupare il vuoto lasciato dal Ttp bocciato da Trump con il suo Rcep, alla quale gli Usa non aderiscono. Xi artefice della globalizza­zione? Veste insolita per chi ha appena celebrato i 15 anni di Wto. Per la Cina, con tutto il carico di incertezze, di aiuti di Stato e di lotta interna all’overcapaci­ty, le regole del buon commercio resteranno un tallone d’Achille, anche se

Trump non dovesse riuscire a mantenere la promessa di imporre dazi al 45% fatta in campagna elettorale.

L’impossibil­e triangolo Xi-Putin

Trump. Non c’è abbastanza spazio al mondo per tre personalit­à così forti. Donald Trump rischia, infatti, di insidiare l’idillio politico che ha caratteriz­zato i rapporti tra Mosca e Pechino negli ultimi anni: accordi sul gas transiberi­ano, il sostegno durante l’embargo per l’Ucraina, la comparteci­pazione in organismi come lo Sco, la Nuova Via della Seta, l’Aiib, tutto questo è messo in pericolo dall’ingresso sulla scena di un presidente americano che mostra nei confronti del Cremlino una disponibil­ità tale da far accapponar­e la pelle persino ai Repubblica­ni. Un segretario di Stato in pectore come Rex Tillerson, premiato due anni fa da Putin, esperto di energia e relazioni internazio­nali, è un pericolo per l’alleanza con Mosca costruita con grande abilità dal presidente Xi Jinping, incluse esercitazi­oni congiunte nel Mediterran­eo, nei mari del Sud della Cina, nelle acque di Vladivosto­k.

Davvero Xi avrà il suo bel daffare quest’anno per reagire in maniera utile e tempestiva al nuovo quadro geopolitic­o. Anche perché per un Rodrigo Duterte in più perde, con la coreana Park, un puntello importante in Asia. La malcelata soddisfazi­one per uno Shinzo Abe ricevuto per primo ma tra mille imbarazzi nella suite della Trump Tower da un Donald Trump affiancato dalla figlia Ivanka Trump è durata un attimo. L’invito al clan Trump per un giro nella Great Hall of People resta chiuso, per il momento, nel cassetto di Xi.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy