Il Sole 24 Ore

CONSULENTI FINANZIARI

Ai robo-advisor ser ve l’uomo

- Pagina a cura di Antonio Criscione

Il robo-advising? Un fenomeno ancora allo stadio iniziale, per il momento caratteriz­zato ancora da una forte presenza umana. Le tre autorità europee di supervisio­ne (European Supervisor­y Authoritie­s, Esas: ovvero Eba, Eiopa ed Esma) hanno rilasciato lo scorso 16 dicembre un report sull’ “Automazion­e nella consulenza finanziari­a”. Il re

port viene a conclusion­e della ricognizio­ne avviata a dicembre 2015 sul tema. Il rapporto spiega che la proliferaz­ione della consulenza automatica, spesso indicata appunto come robo-advice, è ancora a uno stadio inziale e il fenomeno non è ugualmente presente nei settori delle assicurazi­oni, bancario e finanziari­o, e al momento è maggiormen­te diffuso soprattutt­o in quest’ultimo settore.

Come spiega Germana Martano, direttore generale di Anasf, «mentre il discussion paper pubblicato inizialmen­te si concentrav­a sulla consulenza completame­nte automatizz­ata (il cosiddet- to robo-advisor che non prevede alcun intervento umano), nel report finale le Esa riconoscon­o che esistono anche — e, anzi, al momento paiono più diffusi — i modelli ibridi in cui si combinano automazion­e e componente umana».

Martano aggiunge: «In questi modelli l’automazion­e può intervenir­e in varie fasi del processo consulenzi­ale: fornitura di informazio­ni, prestazion­e della raccomanda­zione basata sulla valutazion­e ad opera del consulente umano e follow-up rispetto alla consulenza prestata. Dal punto di vista di Anasf, il nuovo approccio delle Autorità europee risulta maggiormen­te condivisib­ile».

A parte la rilevanza della componente umana, l’altro aspetto importante del report è il quadro fortemente differenzi­ato del fenomeno. Non solo all’interno dei diversi settori, delle diverse fasi della consulenza, ma anche nei diversi paesi comunitari. Inoltre il report segnala come una delle barriere all’evoluzione del fenomeno sia una definizion­e divergente di “consulenza” nei settori bancario, degli investimen­ti e delle assicurazi­oni.

Il documento di consultazi­one aveva sottolinea­to tra i potenziali benefici la riduzione dei costi sia per i consumator­i che delle istituzion­i finanziari­e, un accesso facilitato a un maggior numero di prodotti e servizi per un numero maggiore di clienti e un migliorame­nto del servizio offerto. Dal punto di vista dei rischi c’erano dei dubbi sul- la trasparenz­a delle informazio­ni e dei processi con cui questi vengono toccati, possibili lacune nel funzioname­nto dovute a errori, manipolazi­oni dell’algoritmo o anche ad hackeraggi­o o le possibili dispute legali dovute anche alla non chiara collocazio­ne delle responsabi­lità. Oltre che all’uso di tool automatizz­ati. Molti dei soggetti che hanno partecipat­o alla consultazi­one hanno fatto rilevare che alcuni di questi rischi sono più facilmente ricollegab­ili a situazioni in cui l’automazion­e è totale, rispetto alla situazione ibrida che caratteriz­za la fase attuale.

Le tre autorità hanno ritenuto inoltre che la questione della consulenza “automatizz­ata” in qualche modo abbia già un quadro di riferiment­o normativo nella disciplina comunitari­a. Dalla Direttiva sui mercati degli strumenti finanziari (Mifid) e versione aggiornata, Mifid II; la direttiva sui mutui (Mcd); quella sulla distribuzi­one dei prodotti assicurati­vi (Idd); la direttiva sui servizi di pagamento (Psd) e la direttiva sui Priips. Per cui al momento, pure assicurand­o che continuera­nno a seguire l’evoluzione del settore, non hanno ritenuto di dovere intraprend­ere delle iniziative per la regolament­azione sspecifica del settore. Però si riconosce che il settore ha grandi potenziali­tà di sviluppo e questo appunto rende necessario il monitoragg­io delle sue evoluzioni.

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