Le cifre in ballo
Fondi pensione: dove non arriva il gestore deve persarci l’aderente
di Gianfranco Ursino
Con i tassi ridotti al lumicino negli ultimi anni il compito dei gestori di fondi pensione è stato molto arduo. Chiamati ad assumersi l’impegno di erogare una rendita integrativa agli iscritti, i gestori hanno dovuto via via assumersi qualche rischio in più per assicurarsi margini di guadagno più elevati e fronteggiare le erogazioni nel lungo periodo. In altre parole, hanno cercato di dare maggiore peso ai titoli azionari e obbligazionari ad alto rendimento, sempre nei limiti del consentito dalle varie tipologie di comparti, cercando di non compromettere l’affidabilità dell’investimento. Ma con l’avvio dell’atteso rialzo dei tassi, partito Oltreoceano con gli aumenti realizzati e annunciati dalla Fed, gli spazi di manovra per i gestori delle linee monetarie e obbligazionarie sono sempre più ridotti. I prezzi dei titoli di Stato e obbligazioni private che hanno in portafoglio rischiano di subire perdite più o meno significative. E le linee obbligazionarie e garantite dei fondi pensione sono piene zeppe di bond.
Più che il gestore adesso è il singolo aderente, aiutato magari da un bravo consulente finanziario, che deve quantomeno fare una riflessione sulle linee d’investimento scelte ed eventualmente ripianificarle tenendo sempre presente gli anni che mancano alla pensione e la propria propensione al rischio. Un accenno di quello che potrà succedere lo hanno già avuto quest’anno gli aderenti alle linee garantite, che si accingono a chiudere il 2016 con un rendimento pressoché nullo. In particolare, secondo l’analisi condotta dall’Ufficio Studi di Consultique pubblicata a pagina 25, le linee garantite dei fondi pensioni negoziali nei primi 11 mesi dell’anno in media hanno accusato un -0,08%. Le linee obbligazionarie, invece, viaggiano ancora in territorio positivo (in media +1,66%) e superiore alla rivalutazione registrata nelo stesso arco temporale dal Tfr lordo (+1,44%) e netto (+1,29%). Anche le linee obbligazionarie, però, da ottobre evidenziano una leggera discesa dei rendimenti. Il rialzo dei tassi di interesse sta penalizzando soprattutto i fondi che al loro interno hanno titoli obbligazionari con duration più lunga: all’aumentare dei tassi di interesse, diminuisce il prezzo dei titoli e tale diminuzione è direttamente proporzionale alla duration: maggiore è la duration, maggiore è la variazione del tasso sul prezzo. Il comparto bilanciato, invece, grazie alla componente azionaria presente in portafoglio, ha risentito solo marginalmente della discesa dei prezzi obbligazionari negli ultimi due mesi e da inizio anno evidenzia in media un rendimento dell’1,92%. Per quanto riguarda il comparto azionario, infine, negli ultimi due mesi ha incrementato di circa 30 punti base il rendimento, portandosi al 2,28% da inizio anno. È arrivato il momento di valutare le scelte fatte in passato ed, eventualmente, cambiarle.