Il Sole 24 Ore

Dietro i numeri

- Fabrizio Galimberti

Se la valuta rispecchia la forza

di Fabrizio Galimberti

Poca acqua è passata sotto i ponti delle valute da quando Donald Trump è assunto alla presidenza, ma le acque valutarie si sono agitate parecchio. Il dollaro è schizzato verso l’alto, dando a Trump una prima lezione di economia applicata. Il Presidente eletto aveva promesso nella sua campagna elettorale due cose (fra le tante): primo, avrebbe di nuovo fatto grande l’America: secondo, avrebbe contenuto se non annullato il deficit verso l’estero. Il problema sta nel fatto che uno dei primi determinan­ti del cambio sta nei muscoli economici della nazione e i mercati, credendo alle promesse di Trump, hanno portato su il dollaro; il che ha regalato ai partner commercial­i un cambio più competitiv­o e il prevedibil­e esito di un aumento – non una diminuzion­e – del deficit con l’estero. In economia tutto si tiene e anche nel caso della “scienza triste” è difficile avere botte piena e moglie ubriaca. Ma guardiamo a quel che è successo in campo valutario dai tempi immediatam­ente precedenti la Grande recessione a oggi. Il grafico dei cambi effettivi reali (misura-principe della competitiv­ità-prezzo) mostra che l’eroe valutario è lo yuan cinese, che si è apprezzato oltre ogni dire (se, come dice Trump, il cambio della moneta cinese è manipolato, vuol dire che la Cina si è sparata sui piedi) dando un forte contributo al riequilibr­io degli scambi internazio­nali (il surplus corrente si è contratto dal 9,9 al 2,4% del Pil fra il 2007 e il 2016). Fra ottobre e dicembre 2016 lo yuan è l’unica moneta, oltre al dollaro, che si è apprezzata ancora. L’euro è in fondo alla classifica: una classifica che rispecchia, come in effetti dovrebbe, i muscoli economici (tasso di crescita del Pil) delle diverse aree.

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