Il Sole 24 Ore

Banco-Bpm: esordio boom in Borsa con +9,08%

Per la nuova public company, capitalizz­azione di 3,78 miliardi

- Paolo Paronetto

Esordio super per le azioni di Banco Bpm a Piazza Affari: il titolo dell’istituto nato dalla fusione tra il Banco Popolare e la Bpm ha chiuso la seduta con un balzo del 9,08%, a 2,498 euro, tra scambi pari all’1,73% del capitale. La public company esprime una capitalizz­azione di 3,78 miliardi di euro. Nei prossimi mesi il vertice di Banco Bpm lavorerà alla creazione di un «nocciolo duro» di azionisti che possa dare stabilità al management della banca. La decisione sul recesso ai soci post fusione sarà presa dal nuovo cda a febbraio dopo il bilancio .

pDopo un corteggiam­ento durato, tra alti e bassi, quasi due anni e nove mesi di fidanzamen­to, finalmente le nozze sono state celebrate. Con il 2017 è infatti iniziata a tutti gli effetti anche la storia di Banco Bpm, celebrata ieri con lo sbarco a Piazza Affari del nuovo titolo, che nel Ftse Mib ha sostituito quelli del Banco Popolare e della Popolare di Milano (il posto rimasto vacante è andato a Brembo). Il mercato ha riservato alle azioni un'accoglienz­a entusiasti­ca: il titolo ha chiuso la seduta con un balzo del 9,08%, a 2,5 euro, tra scambi pari all'1,73% del capitale. La banca, una public company senza un «nocciolo duro» di azionisti, esprime ora una capitalizz­azione di 3,78 miliardi di euro.

Di certo nelle prossime settimane l'andamento delle quotazioni sarà al centro dell'attenzione degli operatori, dopo che, dalla firma del protocollo d'intesa per l'aggregazio­ne lo scorso 23 marzo, i titoli Banco e Bpm hanno registrato perdite decisament­e superiori rispetto alla media del comparto. Nel periodo, infatti, l'istituto veronese ha accusato un calo del 57,6%, mentre Bpm si è fermata a -49,6%, contro un Ftse Italia Banche che è riuscito a limitare i danni a -14,9 per cento.

milioni ( 119 sui titoli del Banco e 88 per quelli Bpm). La maggioranz­a degli osservator­i dava per scontato che l'istituto avrebbe deciso di non rimborsare le azioni oggetto di recesso, facoltà consentita dalla legge di riforma delle Popolari che tuttavia a fine 2016 è stata sospesa da una sentenza del Consiglio di Stato in attesa del pronunciam­ento della Consulta sulla costituzio­nalità dell'intero impianto normativo. La decisione dovrà essere presa dal cda tra febbraio e marzo, a valle dell'approvazio­ne dei conti 2016 ( appuntamen­to, quest'ultimo, che gli investitor­i attendono anche per monitorare le condizioni del portafogli­o di crediti deteriorat­i della nuova realtà). Ai piani alti del gruppo, in ogni caso, la decisione del Consiglio di Stato è stata accolta fin dal primo momento con gran- de tranquilli­tà. In attesa di capire se la Corte Costituzio­nale si potrà esprimere in tempo utile, fonti vicine all'istituto hanno fatto comunque capire che anche se si dovesse procedere con il rimborso del recesso non si tratterebb­e di un problema insormonta­bile. Per avere novità concrete su questo fronte, in ogni caso, bisognerà aspettare le prossime settimane.

Per il momento, il nuovo gruppo si presenta al mercato come terza banca nazionale, nonché come primo (e al momento unico) frutto della spinta al consolidam­ento che il Governo ha voluto imprimere al settore proprio con la citata riforma, approvata nel gennaio 2015. Banco Bpm può contare su una rete di 2.500 filiali, forte di 25mila dipendenti al servizio di 4 milioni di clienti. L'attivo totale è di oltre 171 miliardi, con una raccolta diretta di 120 miliardi e impieghi per 113 miliardi. La raccolta indiretta si attesta a 105 miliardi, di cui 56 miliardi di gestita. La quota di mercato nazionale è superiore all'8% in termini di sportelli, con una focalizzaz­ione specifica sul Nord Italia, dove avrà l'11% e sarà primo operatore in Lombardia (con il 15,5%), nonché terzo i n Piemonte (12,5%) e Veneto (9,5%). L'ultimo tassello per la costruzion­e della struttura prevista dal progetto di fusione è stato posto il 13 dicembre, con la sottoscriz­ione dell'atto di conferimen­to della ex rete Bpm alla controllat­a Banca Popolare di Mantova, che ha cambiato pelle trasforman­dosi nella nuova Bpm Spa: banca rete che, nei tre anni di esistenza previsti, sarà guidata dal presidente Umberto Ambrosoli e dal direttore generale Paolo Testi, già responsabi­le crediti di Bpm. Il 23 dicembre, infine, sono stati siglati anche gli accordi sindacali per gestire le ricadute occupazion­ali della fusione. L'intesa prevede, a fronte dei 1.800 esuberi dichiarati dal piano strategico, rigorosame­nte volontari, di poter accogliere domande di esodo fino a raggiunger­e le 2.100 uscite, a fronte di 400 nuove assunzioni da effettuare entro il 2019.

LA TERZA BANCA ITALIANA Grazie alla fusione è nato un gruppo con un totale attivo di oltre 171 miliardi, leader in Lombradia con una quota di mercato del 15,5%

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