La Banca centrale di Tokyo prepara il primo «tapering»
Anche se l’inflazione resterà ben lontana dal target ufficiale del 2%, il 2017 sarà probabilmente l’anno in cui la Banca del Giappone (BoJ) avvierà un primo «tapering» della politica monetaria ultraespansiva introdotta nell’aprile 2013, «raddoppiata» l’anno seguente e già modificata più volte – non senza controversie - nel 2016. Sono parecchi gli analisti che condividono questa previsione, basata in particolare su due elementi principali: da un lato, la volontà della Federal Reserve di proseguire la manovra rialzista sui tassi Usa dovrebbe di riflesso eliminare il consueto spauracchio per Tokyo legato a eventuali dinamiche di rafforzamento dello yen; dall'altro, una riduzione degli acquisti di bond pubblici da parte della banca centrale diventerà opportuna per evitare scompensi su un mercato obbligazionario la cui liquidità rischia di essere compressa dall’incetta effettuata dalla BoJ fin dal 2013.
La Borsa di Tokyo e lo yen hanno chiuso il 2016 vicino ai punti di partenza, con la divisa poco più forte rispetto al cambio di 12 mesi fa intorno a 120 nei confronti del dollaro e l'indice Nikkei in rialzo dello 0,4 per cento a 19.114 punti (ai massimi da 20 anni dopo la quinta annata consecutiva in positivo). Ma si è trattato di un anno turbolento per i mercati e per la BoJ, salvato nella fase finale dall'effetto-Trump su scala globale e non certo dalle iniziative della banca centrale o dalla manovra di stimolo fiscale varata dal governo Abe. Soprattutto nella prima parte dell'anno (ma anche intorno alla Brexit e alle elezioni Usa), lo yen si è rafforzato fin del 17%, il che si è rivelato un elemento decisivo nel deprimere il Nikkei fin di 4mila punti. Già a gennaio, infatti, tra le preoccupazioni degli investitori relative alla Cina, la Borsa di Tokyo ha cominciato a soffrire pesantemente, mentre il 29 gennaio la banca centrale ha commesso quello che si sarebbe rivelato un vistoso errore: l'annuncio del'introduzione di tassi negativi nel sistema finanziario giapponese. Una mossa avversata sia dall'opinione pubblica sia da banche e assicurazioni, che hanno subito un immediato contraccolpo in Borsa. La BoJ ha poi fatto vari aggiustamenti, tra i quali è spiccato a fine luglio un raddoppio degli acquisti di ETF (a un ritmo annuale di 6mila miliardi di yen) che l'hanno fatta diventare protagonista della Borsa come maggiore soggetto acquirente: anche agli analisti meno ottimisti ora non sfugge che nel 2017 gli acquisti sul mercato azionario della Boj e di altri soggetti pubblici (come i fondi pensione statali o parastatali) supporteranno la Borsa anche se dovessero emergere fattori negativi come una maggiore avversione al rischio da parte degli investitori provocata, poniamo, da ventate protezionistiche nel commercio internazionale o da instabilità sui mercati emergenti. Anche per questo parecchi broker pronosticano che il Nikkei chiuderà l'anno con la sesta performance positiva consecutiva: sarebbe la serie piu' lunga da quella di 12 ininterrotti anni di crescita che si concluse con la bolla del 1989.
A fine settembre la BoJ ha cambiato il focus della sua politica monetaria dall'acquisto di bond (peraltro confermato “piu' o meno” intorno a un ritmo di 80mila miliardi di yen l'anno) al “controllo della curva dei rendimenti” finalizzato in particolare a mantenere i tassi sul decennale vicino allo zero. L'audacia della promessa di pilotare i tassi a lungo potrebbe pero' non avere vita lunga: molti osservatori –e anche ex membri della BoJ – ritengono che il target zero finira' per esser rivisto leggermente al rialzo, nel contesto dell'ascesa dei tassi americani. Del resto, la BoJ del governatore Haruhiko Kuroda e' gia' venuta meno ad altre promesse con una certa faccia tosta, senza esitare ad accampare scuse e ricalibrare le sue strategie. Come ha fatto, ad esempio, rinviando per ben 5 volte la tempistica per il raggiungimento dell'innafferrabile target del 2% sull'inflazione.