Fondamentalisti e antagonisti: raddoppia l’allerta in Italia
pLa minaccia del terrorismo islamico in Italia è al livello massimo - «allerta 2»: il più alto prima di un attacco in corso - e non è variato dopo l’attentato a Istanbul. Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, riunisce al Viminale ieri pomeriggio i comandanti generali dell’Arma, Tullio Del Sette, della Finanza, Giorgio Toschi, il capo del dipartimento Ps Franco Gabrielli, i direttori del Dis, Alessandro Pansa, dell’Aise, Alberto Manenti, e dell’Aisi, Mario Parente, il capo di gabinetto Luciana Lamorgese. D’intesa con il lavoro del Casa (comitato analisi strategica antiterrorismo) il responsabile dell’Interno sta seguendo tutti i filoni in fibrillazione. Quello dell’immigrazione - Minniti, infatti, va a Malta e a Tunisi per incontrare le autorità locali - il terrorismo, interno ed esterno, la cosiddetta sicurezza urbana. Su quest’ultima il predecessore, Angelino Alfano, aveva messo a punto un disegno di legge: il testo ora è di nuovo in discussione al Viminale. Si tratta di una scommessa politica con i sindaci sul decoro, i furti e la rapine con l’ipotesi di un «daspo» (divieto di accedere alle manifestazioni sportive) trasformato in un divieto di presenza in una città se sono stati commessi più reati.
Nella riunione di ieri al Vimina- le l’analisi sulle insidie del radicalismo islamico conferma che la minaccia più elevata in Italia resta quella del cosiddetto «lupo solitario». Il sistema di controlli messi in atto è confermato: da notare che per le attività di verifica organizzate dalle questure durante i festeggiamenti di Capodanno sono stati inviati dal Viminale a sostegno delle forze dell’ordine già presenti sul territorio 3.300 unità in più tra uomini dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato.
Nella serie di allarmi, uno datato 1° gennaio fa riferimento alla possibilità di attentati con l’uso di droni. In un alert diramato da un comando di polizia di frontiera del Friuli Venezia Giulia alle stazioni di confine, infatti, viene raccomandata la «massima attenzione e cautela nei servizi di vigilanza» a causa di «un possibile attacco terroristico di matrice islamica» che potrebbe essere compiuto, appunto, «anche con l’impiego di droni nonchè di autovetture» rubate. L’alert, che sarebbe nato da attività tecniche compiute nell’ambito di un’indagine, sarebbe stato ricevuto anche a Milano e, secondo indiscrezioni, sarebbe stato diffuso a tutti i commissariati cittadini.
Ma si fa sempre più pressante anche l’insidia antagonista e anarcoinsurrezionalista. A Torino l’anno scorso ci sono stati diversi attacchi contro i Postamat e la procura li ha definiti «atti di terrorismo». A Firenze, benchè la procura indaghi per ora solo per tentato omicidio, domenica una bomba è esplosa e ha feritounpoliziottoartificiere:lamatrice anarco-insurrezionalista appare verosimile.
Il capitolo immigrazione, poi, ha un suo raggio d’azione specifico appena sfiorato dalla riunione di ieri ma ormai in piena programmazione. I Cie (centri per l’identificazione e l’espulsione) sono intanto un obiettivo prioritario: serve trovare al più presto i posti disponibili nei centri, erano 1.500 e sono diventati 358. In tempi brevissimi saranno pronti quelli del centro di Bari, 196 posti. A Torino saranno disponibili altri 40 posti circa ed è in partenza anche il Cie di Crotone. A Roma dovrebbero tornare in funzione 120 posti e a Milano, Gradisca d’Isonzo e Bologna i locali destinati ai centri di accoglienza dovrebbero essere destinati a Cie.
Al Viminale, tuttavia, si pensa anche a nuove norme. Si riparte, per esempio, da quelle definite dal dicastero di Grazia e Giustizia circa un anno fa, sostenute dall’Interno ma rimaste al palo: snellivano il contenzioso sulle domande d’asilo. In pratica oggi dopo la decisione della commissione ministeriale, in caso di rifiuto dell’istanza di asilo il migrante può appellarsi al tribunale ordinario in due gradi di giudizio. La mini-riforma, oltre a istituire sezioni specializzate, prevede un unico grado di giudizio. Il processo di semplificazione avrebbe un effetto di riduzione delle presenze di stranieri in attesa da anni degli esiti finali del contenzioso: stime ufficiali non ci sono ma di certo sono diverse migliaia.
DOMANDE D’ASILO Torna l’ipotesi di ridurre a un solo grado di giudizio il contenzioso sul rifiuto di accogliere l’istanza di protezione internazionale