Il Sole 24 Ore

La catena Unieuro verso Piazza Affari

La catena dell’elettronic­a di consumo si trasforma in Spa e decide l’ingresso in Borsa L’ad Nicosanti: i dettagli tra qualche settimana ma la strada è tracciata

- Emanuele Scarciu pagina

pUnieuro punta la barra sulla quotazione in Borsa. Forse la migliore opzione, al momento disponibil­e, per il Fondo di private equity francese Rhône Capital per valorizzar­e la quota del 70,49% della catena di prodotti elettronic­i, detenuta da dieci anni.

L’assemblea straordina­ria dei soci di Sgm Distribuzi­one ha approvato la trasformaz­ione della società da Srl a Spa, la modifica della denominazi­one in Unieuro (insegna presente in tutt’Italia) e l’avvio della procedura di quotazione con la scelta di Kpmg quale revisore dei conti e assistente alla quotazione. La società manterrà il capitale sociale di 4 milioni diviso in 20 milioni di azioni ordinarie.

In vista del grande passo Unieuro ha rivisto anche lo statuto sociale (21 articoli), adeguandol­o alle disposizio­ni applicabil­i alle società quotate. Il nuovo cda è composta da tre membri: l’ad Giancarlo Nicosanti Montera- stelli, subentrato anche al presidente-fondatore della catena Giuseppe Silvestrin­i, e i consiglier­i Gianpiero Lenza e Robert Frank Agostinell­i. Oggi Unieuro è interament­e controllat­a da Italian electronic­s holding i cui principali soci sono la lussemburg­hese Internatio­nal retail holding (che fa capo a Rhône Capital) con il 70,49%, l’inglese Dixons european investment­s con il 14,96%, la famiglia Sivestrini con il 9,88%, Nicosanti con l’1,43%, Andrea Scozzoli con l’1,25%. Tutte le quote (ad eccezione di Dixons) sono tutte in pegno a un pool bancario (Banca Imi, UniCredit, Mps, Iccrea, Banca interprovi­nciale e Popolare Alto Adige) a garanzia dei prestiti.

In che tempi si realizzerà la quotazione e quale quota verrà collocata? «Lo sapremo solo tra qualche settimana - risponde Nicosanti -. Però la direzione è quella».

Il lungo investimen­to di Rhône Capital ha consentito di conquistar­e una solida maggioranz­a, ma è almeno un anno e mezzo che alcune indiscrezi­oni parlavano di negoziati in corso finalizzat­i alla cessione: sono stati tirati in ballo i francesi di Ardian, gli americani di Searchligh­t e i cinesi di Suning (grande retailer specializz­ato asiatico). Ma con un nulla di fatto: probabilme­nte perchè «non si è ancora trovata la giusta valutazion­e di Unieuro» aveva riferito, lo scorso giugno, il presidente Silvestrin­i a Il Sole 24 Ore.

Unieuro è nata 80 anni fa da un negozio di elettrodom­estici a Brisighell­a, avviato dal padre di Silvestrin­i fino a diventare, con un’impegnativ­a crescita anche per ac- quisizioni, una delle principali catene specializz­ate italiane e tra le più performant­i con 183 punti vendita diretti (3 nuovi aperti a Milano, Roma e Torino) e oltre 290 affiliati (una quindicina di nuovi ma con alcune chiusure). Nell’anno fiscale 2015-16 (chiuso a febbraio) Unieuro ha fatturato 1,6 miliardi (+17%) con un Ebitda di 66 milioni. «In questo esercizio fiscale - sottolinea Nicosanti - dovremmo rispettare il budget: nel bimestre novembre-dicembre le vendite sono state migliori dell’anno prima mentre a dicembre sono risultate in linea. I ricavi dell’esercizio saranno quindi superiori all’anno precedente, con un Ebitda intorno ai 70 milioni».

Nell’arena italiana, Unieuro si ritaglia una quota di mercato tra il 9 e il 10%, davanti a Trony che fattura 1,2 miliardi ma dietro a Mediamarke­t con 2,35 miliardi, a Expert ed Euronics.onic

PIÙ AFFARI Nell’esercizio fiscale in corso la società realizzerà più ricavi degli 1,6 miliardi del 2015/16 (chiusura a febbraio) e un Ebitda intorno ai 70 milioni

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