Il Sole 24 Ore

Arezzo verso l’intesa con il polo Ieg

TOSCANA

- E. Sc.

pEntro gennaio potrebbe essere annunciato il “fidanzamen­to” tra Italian exhibition group e Arezzo Fiere. Non si tratta di un matrimonio com’è successo tra Rimini Fiera e Fiera di Vicenza. O come poteva far pensare la delibera della Regione Toscana (azionista al 40%) che annunciava la cessione della partecipaz­ione entro quest’anno. «L’obiettivo è quello di un’aggregazio­ne di filiera - spiega il presidente di Arez- zo Fiere Andrea Boldi - e non una fusione societaria. Non è prevista nessun trasferime­nto di attività ed eventuali avanzament­i dell’aggregazio­ne si deciderann­o più avanti. Con Fiera Vicenza abbiamo raggiunto un’intesa nella filiera dell’oro-gioielleri­a e l’accordo con Ieg, nelle prossime set- timane, è il naturale approdo. L’accordo lo dovremo sottoscriv­ere subito o mai più».

Per Boldi la debolezza finanziari­a di Arezzo Fiere non gli farà sottoscriv­ere un accordo che non desidera. «Per il secondo anno consecutiv­o - sostiene il manager in carica da 30 mesi - la gestione caratteris­tica di Arezzo Fiere è in equilibrio e produce cassa. Certo, paghiamo il dazio della mancata sottoscriz­ione per 3 milioni dell’aumento di capitale da parte del Comune di Arezzo e della riduzione di apporto, per 500mila euro, da parte della Regione. Ma ora le banche hanno preso atto della nuova gestione e ci danno fiducia».

Nel 2015 Arezzo Fiere ha fatturato 4,8 milioni (4,4 nel 2014) con un Ebitda positivo per 1,1 milioni ma una perdita netta di 211mila euro dopo l’accantonam­ento di 500mila euro per un contenzios­o Ici- Imu relativo al decennio 2005/2015. L’ultima perdita segue ai -730mila dell’anno prima e ai -2,9 milioni del 2013. Il debito complessiv­o sfiora i 6 milioni a fronte di un capitale netto iscritto a bilancio di una quarantina di milioni. Il turnaround della società è stato raggiunto grazie ai balzi delle manifestaz­ioni di punta OroArezzo (+53% di ricavi e +96% di margine) e di Gold/Italy. I costi di struttura e dei servizi sono stati tagliati stabilment­e sotto gli 1,2 milioni, coperti dalle marginalit­à generate dalle sole esposizion­i orafe: nel 2016 hanno prodotto oltre 1,4 milioni di margine a cui vanno sommati gli affitti attivi e gli altri eventi. Inoltre si è decisa la dismission­e degli immobili non più funzionali all’attività. «Nel 2016 - annuncia Boldi - il fatturato sarà in linea con l’anno prima e con un quasi pareggio». Tutto ok? No, rimane il fardello dei debiti pregressi che «limita fortemente l’operativit­à e il potere contrattua­le rispetto ai fornitori, che spesso chiedono il pagamento anticipato o garanzie alle scadenze di pagamento».

L’OBIETTIVO Boldi: sarà un’aggregazio­ne senza fusione, una operazione funzionale alla filiera dell’oro, e dobbiamo firmarla in tempi rapidi

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