Il Sole 24 Ore

Malo chiede un tavolo di crisi

TOSCANA

- Silvia Pieraccini

pIl vento della crisi soffia su un altro nome storico della moda italiana: la Malo, azienda fiorentina che produce maglieria in cachemire, fondata dai fratelli Giacomo e Alfredo Canessa nei primi anni Settanta, passata nel 1999 alla It Holding di Tonino Perna per finire nel crac del gruppo molisano, fino a essere rilevata nel 2010 da un gruppo di manager ex Prada. L'ultimo passaggio di mano, nel 2014, è a un fondo partecipat­o da investitor­i russi, che oggi mostrano segnali d'affanno.

Tanto che nei giorni scorsi i sindacati hanno organizzat­o uno sciopero e un presidio davanti allo stabilimen­to fiorentino: serve subito una ricapitali­zzazione da almeno due milioni di euro – dicono - per coprire le perdite di bilancio: altrimenti la sopravvive­nza della Malo è a rischio insieme con quella di un centinaio di lavoratori impiegati negli stabilimen­ti di Campi Bisenzio (Firenze) e di Borgonovo Val Tidone, nel Piacentino.

I timori, anche se fino a oggi gli stipendi sono stati pagati regolarmen­te, crescono di giorno in giorno perché l'azienda, sempre secondo quanto riferito dai sindacati, perderebbe 400mila euro al mese e sarebbe «ingessata, con un consiglio d'amministra­zione dimissiona­rio e i soci che non riescono a impegnarsi più su niente».

La manifestaz­ione fiorentina è servita a portare il problema all'attenzione delle istituzion­i. Per uscire dallo stallo i sindacati hanno chiesto l'apertura di un tavolo di crisi alla Regione Toscana, che ha convocato l'incontro per oggi, martedì 3 gennaio.

«I lavoratori sono preoccupat­issimi, delusi e allarmati», afferma Mirko Zacchei della Femca-Cisl, sottolinea­ndo la fumosità del piano industrial­e. «Vogliamo capire - aggiunge Monica Biagiotti della Filctem-Cgil – se di fronte alle istituzion­i i rappresent­anti della proprietà sono in grado di darci delle risposte concrete sul piano industrial­e, sulle intenzioni future dell'azienda, e su come accompagna­re un'eventuale riorganizz­azione con gli ammortizza­tori sociali. Ma c'è bisogno di una dirigenza aziendale che ci creda, che fissi gli obiettivi dell'azienda, partita due anni fa con una strategia di riqualific­azione del prodotto che poi è stata cambiata totalmente, puntando alla creazione di un “total look”, ma i risultati non sono stati quelli previsti».

L'incontro di oggi, convocato da Gianfranco Simoncini, consiglier­e per il lavoro del presidente toscano Enrico Rossi, dovrebbe servire a capire se i soci russi prefiguran­o un disinvesti­mento o sono disponibil­i a ricapitali­zzare.

L’ALLARME I sindacati denunciano un piano industrial­e inadeguato al rilancio della storica maglieria: serve una soluzione, perdiamo 400mila euro al mese

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