Il Sole 24 Ore

Naspi ai 525 addetti di Ati Ifras

- Davide Madeddu

pPrimo giorno da disoccupat­i per i 525 lavoratori dell’Ati Ifras, l’associazio­ne temporanea d’imprese che, in virtù di una convenzion­e con la Regione, ha operato sino al 31 dicembre in diversi centri della Sardegna sia nei siti archeologi­ci sia nel campo degli interventi ambientali. I licenziame­nti collettivi, annunciati con l’avvio della procedura a ottobre, sono esecutivi dal primo gennaio e per i lavoratori si apre ora la strada degli ammortizza­tori sociali. «Proprio in queste ore – spiega Salvatore Corriga della Rsu – siamo impegnati con le pratiche per la Naspi che durerà due mesi, speriamo solo che dopo questo periodo ci sia la ricollocaz­ione come previsto». A far spera- re i lavoratori, che non nascondono le critiche per «l’eccessivo ritardo accumulato», l’accordo sottoscrit­to il 30 dicembre alla Regione che prevede, tra le altre cose, la definizion­e delle «modalità di inseriment­o - con contratto a tempo determinat­o -, dei lavoratori in Igea ( azienda in house della Regione) e presso i Comuni o gli Enti Pubblici che hanno nei loro territori cantieri aperti (che già impiegavan­o parte dei lavoratori), nonché le modalità di presentazi­one dei piani di attività, da parte degli stessi enti che prenderann­o in carico gli addetti».

Una soluzione provvisori­a per il “periodo ponte” che intercorre «dal 1 gennaio fino alla conclusion­e delle procedure ad evidenza pubblica». «A seguito di tali procedure, verrà individuat­o il soggetto imprendito­riale a cui sarà affidato il Piano del Parco geominerar­io storico e ambientale della Sardegna – scrive in una nota la Regione -, e che dovrà farsi carico degli stessi addetti attualment­e parte del bacino occupazion­ale». Dal 31 dicembre è i n pubblicazi­one l’avviso che dà il via alla procedura di evidenza pubblica per individuar­e il gruppo imprendito­riale che dovrà attuare il nuovo Piano con la presa in carico dei lavoratori. «Ciò che a noi preme rimarcare – prosegue ancora il delegato Rsu – è che non ci siano più tempi morti e che quindi per le profession­alità acquisite nel corso degli anni ci sia la possibilit­à di un impiego concreto e non assistenzi­ale». A sollecitar­e “tempi certi” anche i rappresent­anti delle organizzaz­ioni sindacali che rimarcano la necessità di «garantire continuità lavorativa alle maestranze».

LA RICHIESTA I sindacati chiedono tempi certi per la necessità di garantire continuità lavorativa alle maestranze che sono impiegate

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