Il Sole 24 Ore

«Brasile, fiducia da ricostruir­e»

Ex presidente La crisi è acuta, c’è un grosso scollament­o tra cittadini e governanti

- Roberto Da Rin

pUn anno vissuto pericolosa­mente, quello del Brasile. Una crisi economica molto dura, una “mani pulite” che pare inarrestab­ile, un impeachmen­t che ha messo fuori gioco la presidenta Dilma Rousseff, sostituita da Michel Temer. Fernando Henrique Cardoso, 85 anni, due volte presidente, ha governato tra il 1995 e il 2002; è un grande vecchio della politica brasiliana. Più grande che vecchio, dato che continua a essere conosciuto e riconosciu­to come un politico di altissimo profilo nazionale e internazio­nale. Sociologo di formazione, parla inglese, francese, spagnolo e persino un inaspettat­o italiano.

Cardoso è ancora “richiamabi­le in servizio” qualora la stabilità istituzion­ale subisca altre scosse. È facile per lui, di fronte alla domanda diretta, «presidente, potrebbe toccare ancora a a Lei?» appellarsi all’età. «Ho 85 anni, troppo vecchio». Ma poi, quando gli si ricorda, a lui, grande amante della musica, l’annuncio di Compay Segundo, re del son cubano, a 91 anni, “fare un figlio”, si abbandona a una fragorosa risata e replica: «In effetti, questo non lo posso escludere, mia moglie ha 39 anni».

Ci riceve alla Fundaçao Cardoso, di San Paolo, nel suo ufficio, all’8° piano di un edificio affacciato su un piccolo parco, in centro città.

Presidente Cardoso, visto dal sud del mondo, globalizza­zione sì o globalizza­zione no ?

I sostenitor­i della “globalizza­zione felice”, per usare un’espression­e del sociologo Pascal Perrineau, sono duramente contestati da chi è rimasto escluso dai vantaggi. È indifferib­ile offrire loro una risposta in termini di princìpi fondamenta­li: libertà, dignità umana e ugua- glianza democratic­a. Non è facile, però: oggi è cambiato l’algoritmo della politica. Il XVIII secolo, quello dell’illuminism­o, era centrato sull’individuo, il XIX secolo sulla lotta di classe. Quello attuale è basato sulle persone che nascono e vivono in rete. Non ripudiano il collettivo, ma vogliono rimanerci dentro, pur mantenendo la propria autonomia, la propria libertà di scelta. Ci sono sì gli interessi, ma contano, eccome, anche i valori.

Presidente Cardoso, parliamo di Brasile. Gli indicatori macroecono­mici continuano a mostrare segnali di crisi, acuta in molti casi. Come valuta i primi 6 mesi del governo Temer?

Era difficile immaginare che Temer potesse risolvere i n breve tempo i nodi struttural­i dell’economia brasiliana. È necessario che venga ripristina­to quel clima di fiducia, tra gli imprendito­ri e nella società, che ora manca.

Gli ultimi due anni sono stati fortemente recessivi: il Pil del 2015 è caduto del 3,8%e quello del 2016 del. 3,3%. Quali sono i fattori di criticità più allarmanti?

Gli anni del boom brasiliano sono stati trainati da un boom di consumi, da una fiducia nel Paese, da un quadro internazio­nale favorevole. Tutti fattori su cui oggi non possiamo più contare. Ora i nostri conti di Finanza pubblica sono preoccupan­ti, i tassi di interesse sono troppo alti, il numero di disoccupat­i supera i 12 milioni. Il Paese ha un serio problema di competitiv­ità. E quindi ? Dovremmo recuperare fiducia. I prerequisi­ti sono due: regole chiare e stabili. Ci sono capitali, nel circuito internazio­nale, che negli ultimi anni non hanno guardato al Brasile con lo stesso interesse di prima. Dob- biamo ripristina­re la fiducia e soprattutt­o una programmaz­ione economica di alto profilo; la nostra buona competitiv­ità nel settore agricolo, minerario e petrolifer­o possono essere la parte complement­are.

Il ciclone “mani pulite” brasiliano pare inarrestab­ile. È sempre più marcato lo scollament­o tra società e politica: i telegiorna­li mostrano ogni giorno nuovi arresti eccellenti. Come si può superare questa impasse ?

È vero, c’è una crisi morale. È importante, in questa fase, ricordare che le istituzion­i sono solide, i giudici sono autonomi e “la giustizia“funziona. Oggi ci sono politici e imprendito­ri di prima linea rinchiusi in carcere e l’impeachmen­t contro Dilma Rousseff è stato traumatico. Detto ciò , spero che ci possa essere una rigenerazi­one politica, dato che il sistema giuridico brasiliano sta funzionand­o e ha il sostegno popolare. È necessario ricostruir­e fiducia tra i politici e i cittadini.

Gli episodi di corruzione che hanno colpito grandi gruppi come Petrobras e Odebrecht (colosso industrial­e del Paese) sono certamente gravi ma riguardano un nucleo ristretto di persone. Non c’è il rischio che questo ciclone giudiziari­o, la Mani pulite brasiliana, paralizzi e distrugga parte dell’economia pubblica del Paese ?

Sì, il rischio c’è. Mani pulite in Italia è durata meno che in Brasile, dove la giustizia è lenta. Petrobras e Odebrecht sono risorse insostitui­bili per il Paese. Una soluzione a questa crisi senza fine che travolge il grande settore industrial­e del Paese è questa: preservare le imprese e condannare le famiglie proprietar­ie. Altrimenti, davvero, il rischio potrebbe essere quello di essere comperati per pochi soldi da gruppi americani o cinesi.

Presidente Cardoso, nel 2018 ci saranno nuove elezioni presidenzi­ali. Lei mantiene un prestigio indiscusso e Lula una altissima popolarità. Qualcuno dice che dovreste chiudervi 3 giorni in un ufficio e trovare la exit strategy a questa crisi politico, economica, sociale. Perché non lo fate?

Perché Lula non vuole. Nei lunghi anni del suo governo ha ritenuto che fosse elettoralm­ente pagante per il Pt (partito dei lavoratori) non avere rapporti con il Psdb, il mio partito socialdemo­cratico.

I grandi successi della gestione di Lula, 30milioni di poveri uscita dal ghetto della mi- seria, rischiano di essere dissipati. Tutto il mondo ha guardato al Brasile come a un esempio da seguire.

Le politiche sociali non debbono essere smantellat­e e tengo a ricordare che molte di quelle iniziative le ho lanciate io, poi Lula le ha portate avanti. Ma le conquiste sociali sono un fatto politico necessario. Per questo è così importante tornare alla crescita del Paese. Dovremmo pensare a una tassa patrimonia­le, ma i ricchi sono pochi e i poveri troppi. E anche la Tobin Tax è poco praticabil­e di questi tempi: i capitali sono molto volatili e sarebbe impossibil­e cercare di intercetta­rli.

Presidente, il sistema bancario italiano vive una situazione difficile. Tutti in Brasile, persino i suoi avversari politici, le riconoscon­o di aver attuato un’ottima riforma del sistema finanziari­o del Paese, che venne battezzata come Proer. Suggerimen­ti da dare all'Italia ?

La banca centrale non deve più risanare; l’obiettivo è quello di rendere efficiente il sistema creditizio, obbligare le banche a non prestare denaro al di là delle possibilit­à tecniche di ciascuno. Non è possibile sostenere banche incapaci di stare sul mercato.

L’attuale presidente Temer, pur sostenuto dal Congresso, non suscita alcun entusiasmo tra la gente.

È un problema di comunicazi­one, Temer dovrebbe parlare al Congresso, ascoltare la gente, e cercare un riconoscim­ento popolare. Altrimenti non sarà seguito: è il destino di chi non sente il polso dell’elettorato. Se a questo aggiungiam­o la presenza di 29 partiti rappresent­ati in Congresso, in Brasile, è facile capire quanto la governabil­ità sia complicata.

«Le politiche sociali non debbono essere smantellat­e ma il Paese deve tornare a crescere»

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Ex presidente. Fernando Cardoso

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