Legge elettorale, margini stretti per «partire» prima della Consulta
pUna prima risposta formale arriverà la prossima settimana. Per il 10 gennaio è infatti convocato l’ufficio di presidenza della I commissione Affari costituzionali della Camera, che dovrà decidere il calendario dei lavori. Sarà lì che si capirà se il confronto sulla legge elettorale partirà immediatamente, prima dell’udienza del 24 gennaio della Corte costituzionale sull’Italicum. Al momento l’orientamento prevalente sembra proprio quest’ultimo. Del resto già in occasione dell’ultimo ufficio di presidenza prima delle vacanze di Natale, le principali forze politiche (Pd, M5s e Fi) avevano deciso di non calendarizzare la legge elettorale. Una scelta che sembra destinata ad essere confermata soprattutto dopo l’intervento di fine anno del Capo dello Stato, nel quale Sergio Mattarella ha ribadito che servono regole «chiare e adeguate», con leggi elettorali omogenee tra Camera e Senato, per poter chiamare i cittadini al voto anticipato.
Il Pd però non demorde e insiste per accelerare. «L’iniziativa del Partito Democratico per un confronto immediato con tutte le forza politiche sulla legge elettorale è il modo più serio e responsabile per raccogliere gli auspici indicati dal presidente della Repubblica nel discorso di fine anno», sottolinea il vicesegretario del partito Lorenzo Guerini secondo cui «sottrarsi al confronto significa, questo sì, non raccogliere l’invito alla responsabilità».
Il partito di Matteo Renzi insiste sul Mattarellum ma finora questa ipotesi ha raccolto solo il consenso della Lega. Il M5s ha già detto (lo ha ripetuto Di Maio ieri) che il Matta- rellum è una proposta irricevibile e punta ad andare al voto con l’Italicum corretto dalla Consulta. Forza Italia è invece schierata per il proporzionale. Una frammentazione di posizioni che rende ardua se non impraticabile la prospettiva di arrivare in tempi rapidi al varo di una nuova legge elettorale. Anche perché la voglia di tornare alle urne non è affatto omogenea tra le varie forze politiche e anche al loro interno. A partire proprio da Pd dove la mino- ranza bersaniana con Davide Zoggia invita a seguire l’invito di Mattarella «senza anteporre scadenze o calcoli bislacchi» e definisce «irragionevole» la posizione espressa dal presidente del partito Matteo Orfini che propone di arrivare rapidamente a una nuova legge elettorale o altrimenti di andare al voto con quella che uscirà dalla Consulta.
Anche dentro Forza Italia le acque sono agitate. Silvio Berlusconi continua a tifare per il proporzionale. L’ipotesi del Mattarellum rilanciata da Renzi non l’ha presa neppure in considerazione, visto che Fi con i collegi rischierebbe sempre di arrivare dietro al Pd e al M5s nel centro-Sud e alla Lega al Nord. Il Cavaliere vuole avere le mani libere e l’unico sistema che glielo consente è appunto il proporzionale, con uno sbarramento sufficientemente alto (il 5%) . Ma è una posizione che non piace a quanti, dentro Fi,vogliono invece rinsaldare l’asse con Matteo Salvini, come il governatore della Liguria Giovanni Toti. La scelta del sistema elettorale è infatti legata anche alle future prospettive di governo. E per Berlusconi l’unica praticabile è la grande coalizione come in Germania e non un’alleanza di centrodestra guidata da Salvini.
IL CALENDARIO Il 10 gennaio è convocato l’ufficio di presidenza della I commissione Affari costituzionali della Camera Il Pd insiste per accelerare