Il Sole 24 Ore

Da Quarto a Roma, i «casi» nel Movimento

- Andrea Marini

pQuando gli amministra­tori locali del Movimento 5 Stelle hanno avuto a che fare, direttamen­te o indirettam­ente, con la giustizia, la parola d’ordine dei pentastell­ati è stata una sola: valutare caso per caso.

Più o meno in questi giorni, un anno fa, i 5 Stelle dovevano fare i conti con il caso di Rosa Capuozzo, sindaca di Quarto (Napoli): a dicembre 2015 il consiglier­e comunale M5S Giovanni De Robbio è indagato per presunte minacce rivolte proprio alla sindaca. Il 12 gennaio il blog di Grillo comunica l’espulsione della sindaca: «Dovere di un sindaco del M5S è denunciare immediatam­ente e senza tentenname­nti alle autorità ogni ricatto o minaccia che riceve». Capuozzo prima annuncia le dimissioni da sindaco il 21 gennaio, poi le ritira il 9 febbraio (ultimo giorno utile prima che queste diventino irrevocabi­li).

Pochi mesi dopo, a maggio, scoppiano i casi paralleli dei primi cittadini 5 Stelle di Livorno e Parma, rispettiva­mente Filippo Nogarin e Federico Pizzarotti. Il 7 maggio Nogarin è indagato per concorso in bancarotta riconducib­ile all’inchiesta sull’Aamps, l’azienda pubblica di rifiuti cittadina. Cinque giorni dopo la notizia dell’avviso di garanzia per abuso d’ufficio a Pizzarotti per le nomine al Teatro Regio. Il giorno dopo Pizzarotti è sospeso dal M5S, Nogarin no. A spiegare la diversa valutazion­e è il deputato Roberto Fico: «Pizzarotti è stato sospeso perché per tre mesi ha tenuto degli avvisi di garanzia nel proprio cassetto, senza informare prima di tutto i cittadini di Parma e poi il Movimento». Il caso del sindaco di Livorno Filippo Nogarin è diverso: «Ci ha comunicato tutto sin dal primo momento, e a comportame­nti diversi corrispond­ono valutazion­i diverse», ha osservato Fico. Il 5 ottobre sarà poi Pizzarotti a lasciare i 5 stelle.

A fine novembre non sono salvati dalla sospension­e, per il caso delle presunte firme false di Palermo, i deputati Riccardo Nuti, Claudia Mannino e Giulia Di Vita e la ex collaborat­rice del gruppo M5S all’Ars, Samantha Busalacchi. La motivazion­e della scelta presa dai neonati probiviri: non aver accolto l’invito all’autosospen­sione e aver danneggiat­o l’immagine del Movimento. Pur avendo comunicato di aver ricevuto il provvedime­nto di convocazio­ne quali persone indagate, a far accelerare la pronuncia del nuovo organo del M5S è stata la scelta in procura a Palermo da parte di Nuti e Mannino (già operata da Busalacchi) di avvalersi della facoltà di non rispondere e di rifiutate la perizia calligrafi­ca.

L’anno si conclude con il caos a Roma:le dimissioni dell’assessore all’Ambiente Paola Muraro (dopo l’avviso di garanzia) e l’arresto del dirigente del personale Raffaele Marra. Un terremoto seguito, dopo i contrasti con l’ala dura del movimento, dalla rinuncia da parte di altri due fedelissim­i della sindaca Virginia Raggi: Daniele Frongia ha lasciato l’incarico di vicesindac­o, mentre Salvatore Romeo ha lasciato quello di capo segreteria della sindaca. La stessa Raggi ha spiegato: «Se mi arriverà un avviso di garanzia? Valuterò».

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