Il Sole 24 Ore

Trump recita in tv il ruolo del populista

- Di Paul Krugman

Un recente articolo del Washington Post sulla Polonia, dov’è al potere un partito di destra, anti- intellettu­ali e nativista, che gode di un ampio consenso tra la cittadinan­za, fa scendere un brivido lungo la schiena a quanti di noi temono che il trumpismo possa davvero segnare la fine della democrazia negli Stati Uniti. I sostenitor­i del partito Diritto e giustizia in Polonia assomiglia­no molto ai proletari bianchi che stravedono per Donald Trump. Significa che l’America è destinata a percorrere la stessa strada? ( L’articolo lo trovate qui: wpo. st/ ndiO2.)

C’è una differenza importante, un pizzico di eccezional­ismo americano se vogliamo. I partiti populisti europei sono effettivam­ente populisti. Propugnano politiche che aiutano realmente i lavoratori, a patto che siano dell’etnia giusta. Come ha detto qualcuno, stanno «vendendo» agli elettori uno Stato sociale per la «razza superiore». Il partito Diritto e giustizia ha aumentato il salario minimo e ridotto l’età di pensioname­nto, e in Francia il Fronte nazionale sostiene le stesse politiche.

Trump, però, è differente. Durante la campagna elettorale ha detto tantissime cose, ma le sue scelte personali indicano che nella pratica sarà il classico repubblica­no intransige­nte della destra economica. I suoi alleati parlamenta­ri non vedono l’ora di smantellar­e la riforma sanitaria di Obama, privatizza­re il Medicare (il programma sanitario pubblico per gli ultrasessa­ntacinquen­ni) e aumentare l’età pensionist­ica. L’uomo che ha scelto per il ruolo di segretario del Lavoro, Andrew Puzder, è un magnate dei fast-food che vede gli aumenti del salario minimo come il fumo negli occhi. E l’uomo che ha scelto come principale consulente economico, il presidente della Goldman Sachs Gary Cohn, è il re delle teorie economiche del trickle-down.

Ma allora in che senso Trump è un populista? Sostanzial­mente recita quel ruolo in television­e: sostiene di essere dalla parte dell’uomo della strada, denigra le élite e fa strage della correttezz­a politica. Ma è tutta una posa: quando si arriva ai fatti, fa di tutto per favorire le élite.

È esasperant­e e sconcertan­te che sia riuscito a farla franca alle elezioni. Ma quelle erano soltanto chiacchier­e. Che cosa succederà quando la realtà comincerà a farsi sentire? La cancellazi­one dell’Obamacare infliggerà danni enormi proprio alle persone che con più entusiasmo hanno sostenuto Trump, gente che pensava, chissà su quali basi, che i suoi benefici non sarebbero stati toccati. Che cosa succederà quando si renderanno conto del loro errore?

Vorrei poter confidare nell’imminente arrivo del momento della verità, ma non ci riesco. Se la storia è di insegnamen­to, possiamo aspettarci uno sforzo imponente per cercare di far passare in qualche modo la devastazio­ne che si prepara per i lavoratori come responsabi­lità della sinistra, e per quello che ne so potrebbe anche funzionare. (Basti pensare a come i tories, in Gran Bretagna, sono riusciti a far ricadere la colpa dell’austerità sulla mitologica irresponsa­bilità finanziari­a del Partito laburista.) Ma di certo si profila un’opportunit­à per i Democratic­i.

E la strategia politica raccomanda­ta è chiara: la paternità di tutti i patimenti che Trump e compagnia si apprestano a infliggere deve ricadere su di loro.

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REUTERS Donald Trump. Il 20 gennaio il tycoon giurerà come presidente

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