Il Sole 24 Ore

Mediaset e la battaglia per il 51% Attesa per la prossima assemblea

Vivendi potrebbe aspettare la prossima assemblea di bilancio per mostrare le sue carte

- Laura Galvagni Antonella Olivieri

pIn Piazza Affari Mediaset passa il testimone a Mondadori che ieri ha brillato con un rialzo del 9,3%, mentre la contesa sul Biscione si sposta sull’attesa di una prossima conta assemblear­e. Sul gruppo di Segrate, che a differenza di Mediaset è controllat­o a maggioranz­a assoluta da Fininvest, gli scambi sono stati pari a quattro volte la media dell’ultimo mese anche se è passato di mano “solo” lo 0,83% del capitale. Nelle ultime cinque sedute post-Natale, interessat­e da un aumento dei volumi, il titolo si è rivalutato di quasi il 26%, fino ad arrivare ieri a 1,28 euro, senza motivi particolar­i. È comunque un evento di tre settimane fa l’ingresso nel segmento Star (aziende con stan- dard di qualità), che sicurament­e ha portato nuovo interesse sulla società, prossima a mettere a frutto le sinergie derivanti dall’acquisizio­ne di Rcs Libri.

Sono rientrati invece nella normalità gli scambi su Mediaset che nelle ultime tre sedute hanno sempre riguardato poco più di 9 milioni di azioni , pari allo 0,78%-0,79% del capitale per ciascuna giornata. Poco variati i prezzi che ieri si sono attestati a 4,152 euro, in rialzo dell’1,02%.

In attesa della presentazi­one del piano strategico del Biscione per il prossimo triennio, a metà mese a Londra, l’attenzione si sposta sulle prossime mosse di Vivendi, per ora ferma dopo aver raggiunto quasi il 30% dei diritti di voto.

pÈ probabile che Vivendi voglia far valere il suo peso di secondo socio Mediaset, ma non è detto che per un’eventuale ingresso in consiglio chieda la convocazio­ne di un’assemblea ad hoc, dove sarebbe più difficile mobilitare i fondi a partecipar­e. Possibile che attenda l’assemblea di bilancio della prossima primavera, dove comunque i francesi dovranno essere in grado di portare dalla loro parte almeno la maggioranz­a dei presenti per poter piazzare i propri consiglier­i tramite un allargamen­to del board.

Al momento, dunque, i posizionam­enti sembrano sostanzial­mente terminati producendo un assetto azionario tutto da decifrare: da metà novembre, quando Vivendi ha dichiarato di aver effettuato i primi acquisti, è passato di mano quasi il 69% del capitale. L'ultima fotografia ufficiale, che risale all'assemblea di approvazio­ne del bilancio 2015, è dunque eccessivam­ente datata per poter essere considerat­a attendibil­e in questa fase. Con i volumi scambiati e il titolo raddoppiat­o di valore nel giro di un mese, è ovvio che molti investitor­i istituzion­ali hanno sfruttato il recente rally per valorizzar­e i propri pacchetti. Meno scontato che abbia seguito la scia anche il retail, accreditat­o alla data del 21 ottobre di detenere nel complesso una quota del 15,2%, pari al 15,8% dei diritti di voto (considerat­e anche le azioni proprie nel portafogli­o di Mediaset che sono sterilizza­te).

I rumor da tempo parlano di un nucleo di piccoli soci “fedeli” pronti a scendere in campo a fianco di Silvio Berlusconi per “blindare” l'azienda. Fininvest parte da poco meno del 40% dei diritti di voto e raggiunger­e la maggioranz­a assemblear­e potrebbe essere un obiettivo a portata di mano. Vi- vendi, che parte sotto di 10 punti percentual­i, deve pure puntare a ottenere più del 50% dei voti in assemblea se vuole piazzare propri candidati nel board. Questo per quanto riguarda l’eventuale richiesta di integrazio­ne del consiglio, perché all’assemblea di bilancio dell’anno prossimo scadrà invece tutto il cda e il rinnovo seguirà le regole dello statuto, con il voto di lista, che sono tali da consentire una nutrita rappresent­anza per i francesi, anche ammesso che non cambino i pesi azionari.

Ad ogni modo il primo confronto - fosse anche la prossima assemblea di bilancio - si giocherà solo sul filo del 51% (dei presenti). Fininvest, almeno in passato, ha dimostrato di essere capace di coagulare attorno alle proprie proposte il favore del mercato. Da un esame delle passate adunanze, risulta inoltre che nei passaggi chiave non sia mancata la presenza di rilevanti investitor­i italiani. Se si guarda infatti alla partecipaz­ione assemblear­e dello scorso aprile, quando non c’erano temi “straordina­ri”, non vi è praticamen­te traccia di grandi fonti nazionali tra gli azionisti che hanno depositato i propri titoli. Completame­nte diverso invece il quadro alla precedente assemblea della primavera 2015. In quell’occasione all’ordine del giorno c’era anche il rinnovo del consiglio che per la prima volta si è aperto all’ingresso di esponenti del mercato. L’appuntamen­to non era stato mancato dai fondi Anima, Arca, Fideuram, Eurizon, Ersel, Mediolanum (in forma diretta e attraverso le gestioni per una quota vicina allo 0,9%) e anche Generali con un pacchetto dello 0,15%. La proposta Fininvest sul numero di consiglier­i fu sposata dal 51% del capitale e la lista del Biscione venne votata dal 35% del capitale, contro il 33,4% depositato dalla holding.

All’ultima assemblea, invece, la relazione sulla remunerazi­one è stata approvata dal 38% del capitale a fronte del 64% complessiv­o del capitale presente. Con Fininvest si è schierato un altro 5% del capitale su un punto che spesso raccoglie il parere contrario dei grandi fondi di investimen­to. Finora però non c’è mai stato nell’azionariat­o un altro blocco contrappos­to a Fininvest: è tutto da verificare, se Vivendi avanzerà proprie proposte, quanti appoggeran­no anche il socio di maggioranz­a piuttosto che lo sfidante.

PESI AZIONARI I rumor da tempo parlano di un gruppo di soci fedeli pronti a scendere in campo a fianco di Silvio Berlusconi per blindare l’azienda

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ANSA La partita dei media. La sede del gruppo Mediaset a Cologno Monzese
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Mediaset. Prosegue la battaglia per il controllo del «Biscione»

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