Brembo entra tra le big di Piazza Affari dopo il maxi-rialzo del 770% in 5 anni
Gli utili dettano i tempi alla Borsa
Ci sono le meteore (tante) di Borsa, titoli che illudono per rialzi importanti salvo poi rimangiarsi nel tempo gli ipotetici guadagni. E ci sono i maratoneti (pochi) del listino. Titoli che crescono, e molto, nel tempo senza deludere quasi mai le aspettative degli investitori. Tra quella pattuglia di società dalle alte e lunghe performance spicca Brembo, lo storico marchio di freni di alta gamma per l’automotive che ieri ha festeggiato il suo ingresso nel Ftse/Mib, il parterre de roi di Piazza Affari. Lo ha fatto a modo suo con l’ennesimo rialzo ad agganciare quota 60 euro. Un traguardo come molti altri, già raggiunti e superati in passato. La striscia borsistica della Brembo è quella che ogni investitore sogna. Solo nel 2016 la società controllata con il 53,5% dalla famiglia Bombassei ha avuto una crescita del 34%. Vista così dice poco. Dice molto se si compara con l’andamento del Ftse/Mib in negativo del 9%. Due anni fa di questi giorni la Brembo quotava 28 euro, ieri con la soglia toccata dei 60 euro ha prodotto un guadagno del 114% in 48 mesi. Ma non è finita qui. Il titolo è di fatto in costante ascesa almeno dall’autunno del 2012 quando lasciò dietro di sé per sempre l’area degli 8 euro. Una corsa stellare con un rialzo del 650%. Siamo nel regno dei guadagni a tre cifre che si riproducono a 5 anni con una performance del 770%. A ritroso per trovare un punto di minimo bisogna tornare al 2009 ai postumi della crisi Lehman quando nel marzo di quell’anno la Brembo sostava a quota 2,24 euro. Da lì a 60 euro: ecco la formidabile arrampicata borsistica di una delle poche multinazionali d’eccellenza italiane. Una storia di quelle di cui si potrebbero innamorare i vecchi cassettisti, se ancora ce ne fossero. Crescita forte, costante, senza scossoni all’ingiù. C’è da chiedersi se c’è un qualsivoglia segreto dietro il miracolo borsistico.
pNessun mistero particolare solo un continuo miglioramento, anno su anno, dei fondamentali economici. Brembo anche nel 2106 ha visto salire ricavi, margini e utili a doppia cifra. È ormai una costante scritta nel suo Dna. Nel 2009 quandò il titolo cominciò la scalata in Borsa, Brembo fatturava poco meno di 900 milioni. A fine del 2106 sfiorerà i 2,3 miliardi. Nel 2009 la marginalità industriale valeva il 10% dei ricavi oggi sfiora il 20%. Ma è la crescita esponenziale dei profitti netti ad aver dato carburante essenziale al rally su listino. Sempre nel 2009 gli utili prodotti valevano solo l’1,2% del fatturato, ora siamo a quota 11%. Come si vede la corsa di Borsa non ha bisogno di spiega- zioni particolari. Con quel ritmo crescente della profittabilità difficile non vedere salire i prezzi del titolo. Che oggi non si compra certo a buon mercato. Il titolo vale infatti, in virtù del fortissimo rialzo, oltre 15 volte gli utili del 2017, tre punti in più della media dei suoi diretti competitor Usa e poco più dei rivali europei. Possono avvenire cadute dopo un rally così intenso? Può essere. Quando si toccano sempre nuovi massimi, qualche stop è nelle cose. Ma Brembo pare non aver intenzione di rallentare il passo. Ricavi, margini e utili sono attesi dagli analisti a riprodurre il cammino fatto fin qui da uno dei pochi maratoneti eccellenti della Borsa italiana.