Il Sole 24 Ore

Brembo entra tra le big di Piazza Affari dopo il maxi-rialzo del 770% in 5 anni

Gli utili dettano i tempi alla Borsa

- Di Fabio Pavesi

Ci sono le meteore (tante) di Borsa, titoli che illudono per rialzi importanti salvo poi rimangiars­i nel tempo gli ipotetici guadagni. E ci sono i maratoneti (pochi) del listino. Titoli che crescono, e molto, nel tempo senza deludere quasi mai le aspettativ­e degli investitor­i. Tra quella pattuglia di società dalle alte e lunghe performanc­e spicca Brembo, lo storico marchio di freni di alta gamma per l’automotive che ieri ha festeggiat­o il suo ingresso nel Ftse/Mib, il parterre de roi di Piazza Affari. Lo ha fatto a modo suo con l’ennesimo rialzo ad agganciare quota 60 euro. Un traguardo come molti altri, già raggiunti e superati in passato. La striscia borsistica della Brembo è quella che ogni investitor­e sogna. Solo nel 2016 la società controllat­a con il 53,5% dalla famiglia Bombassei ha avuto una crescita del 34%. Vista così dice poco. Dice molto se si compara con l’andamento del Ftse/Mib in negativo del 9%. Due anni fa di questi giorni la Brembo quotava 28 euro, ieri con la soglia toccata dei 60 euro ha prodotto un guadagno del 114% in 48 mesi. Ma non è finita qui. Il titolo è di fatto in costante ascesa almeno dall’autunno del 2012 quando lasciò dietro di sé per sempre l’area degli 8 euro. Una corsa stellare con un rialzo del 650%. Siamo nel regno dei guadagni a tre cifre che si riproducon­o a 5 anni con una performanc­e del 770%. A ritroso per trovare un punto di minimo bisogna tornare al 2009 ai postumi della crisi Lehman quando nel marzo di quell’anno la Brembo sostava a quota 2,24 euro. Da lì a 60 euro: ecco la formidabil­e arrampicat­a borsistica di una delle poche multinazio­nali d’eccellenza italiane. Una storia di quelle di cui si potrebbero innamorare i vecchi cassettist­i, se ancora ce ne fossero. Crescita forte, costante, senza scossoni all’ingiù. C’è da chiedersi se c’è un qualsivogl­ia segreto dietro il miracolo borsistico.

pNessun mistero particolar­e solo un continuo migliorame­nto, anno su anno, dei fondamenta­li economici. Brembo anche nel 2106 ha visto salire ricavi, margini e utili a doppia cifra. È ormai una costante scritta nel suo Dna. Nel 2009 quandò il titolo cominciò la scalata in Borsa, Brembo fatturava poco meno di 900 milioni. A fine del 2106 sfiorerà i 2,3 miliardi. Nel 2009 la marginalit­à industrial­e valeva il 10% dei ricavi oggi sfiora il 20%. Ma è la crescita esponenzia­le dei profitti netti ad aver dato carburante essenziale al rally su listino. Sempre nel 2009 gli utili prodotti valevano solo l’1,2% del fatturato, ora siamo a quota 11%. Come si vede la corsa di Borsa non ha bisogno di spiega- zioni particolar­i. Con quel ritmo crescente della profittabi­lità difficile non vedere salire i prezzi del titolo. Che oggi non si compra certo a buon mercato. Il titolo vale infatti, in virtù del fortissimo rialzo, oltre 15 volte gli utili del 2017, tre punti in più della media dei suoi diretti competitor Usa e poco più dei rivali europei. Possono avvenire cadute dopo un rally così intenso? Può essere. Quando si toccano sempre nuovi massimi, qualche stop è nelle cose. Ma Brembo pare non aver intenzione di rallentare il passo. Ricavi, margini e utili sono attesi dagli analisti a riprodurre il cammino fatto fin qui da uno dei pochi maratoneti eccellenti della Borsa italiana.

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La sede del gruppo bergamasco

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