Il Sole 24 Ore

Popolare di Vicenza e Veneto Banca, arriva il piano dei rimborsi per i soci

Lunedì i cda delle due banche approveran­no il ristoro per gli azionisti «azzerati»

- Katy Mandurino

pLa conciliazi­one riguarderà i soci che hanno comprato azioni negli ultimi 5-7 anni e sarà fatta una valutazion­e caso per caso. La somma ristorata, infatti, potrà beneficiar­e di benefit di natura commercial­e - agevolazio­ni in base alla tipologia di portafogli­o del socio - e sarà agganciata a valori medi coerenti tra le due banche (si deve tener presente che il prezzo di recesso è diverso, per la Popolare di Vicenza 6,3 euro per azione e per Veneto Banca 7,3, e che la valutazion­e e il percorso verso i piani di rimborso ha avuto nelle due banche modalità e tempi diversi). La somma che sarà messa a disposizio­ne per i ristori beneficia non solo delle somme già accantonat­e in bilancio, ma anche di parte della liquidità che entro il prossimo giovedì il fondo Atlante si è impegnato a immettere in un’unica soluzione: precisamen­te, si tratta di 310 milioni per la Popolare di Vicenza e 628 per Veneto Banca; circa un miliardo versato come anticipo di aumento di capitale dal fondo proprietar­io delle due banche, sia per rafforzare i coefficien­ti patrimonia­li che per soddisfare le richieste di liquidità della Bce. All’incirca, la somma destinata ai ristori potrebbe aggirarsi sui 600 milioni di euro complessiv­i ma dipenderà dalla quantità di consensi da parte dei soci al prospetto che si offre loro; molta della responsabi­lità, in questo senso, sarà appannaggi­o del «front office» delle due banche che avrà il compito di convincere i risparmiat­ori della bontà dell’operazione. Per quanto riguarda la tempistica, dalla presentazi­one dell’offerta di ristoro,all’incasso vero e proprio passeranno probabilme­nte alcuni mesi. L’apertura del tavolo di conciliazi­one non potrà, in ogni caso, prescinder­e dall’accettazio­ne da parte dei soci 7 Il warrant è uno strumento derivato molto simile ad un'opzione che conferisce al possessore una facoltà di acquisto (call) o di vendita (put) da esercitars­i a oppure entro una certa scadenza su una determinat­a attività sottostant­e e ad un prezzo prefissato. Il warrant si differenzi­a dall'opzione per il fatto di essere un titolo (e non un contratto), per una maggiore durata e per la mancanza di un sistema di margini della rinuncia ad attivare qualsiasi azione legale nei confronti della banca. Accanto alla proposta di ristoro potrebbe essere offerta ai soci anche la possibilit­à di accedere allo strumento finanziari­o del warrant - che permettere­bbe di acquistare o vendere una determinat­a quantità di azioni ad un prezzo prefissato - che potrebbe portare il rimborso ad aumentare anche di un ulteriore 10%.

L’obiettivo del piano ristori è di raggiunger­e almeno 90100mila risparmiat­ori, riducendo così l’ammontare dei ricorsi e il rischio cause, riconquist­ando credibilit­à sul mercato e rendendo il nuovo soggetto bancario che nascerà dalla fusione più stabile e affidabile per eventuali acquirenti. C’è poi la partita delle obbligazio­ni: entro i primi tre mesi del 2017 scadono obbligazio­ni per 970 milioni per Veneto Banca e 880 per la Popolare di Vicenza. La BpVi ha deciso di rimborsare le obbligazio­ni subordinat­e scadute lo scorso 31 dicembre: una comunicazi­one arrivata direttamen­te dalla banca informa che si può scegliere tra un rimborso economico, che dovrebbe oscillare tra l’85 e il 93% del capitale inizialmen­te investito, oppure effettuare nuovi investimen­ti nell’istituto.

Sullo sfondo, restano gli appuntamen­ti con la fusione e con la necessità di nuovo capitale per sopperire alla svalutazio­ne dei crediti deteriorat­i. Àncora di salvezza sarà il fondo salva-banche da 20 miliardi appena varato dal Governo, che però potrà intervenir­e solo se non andranno a buon fine le operazioni di pulizia, cessioni di asset e definizion­e di un piano industrial­e sostenibil­e. Il quale, intervento, non «nazionaliz­zerà» il sistema bancario veneto solo nel caso in cui, in sede di nuovo aumento di capitale, ci sia apporto di capitale privato, cioé ci sia una valida risposta dal territorio per far rinascere gli istituti. Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca insieme hanno bruciato 11,25 miliardi di capitale, più di un quarto dei 43 miliardi complessiv­i che le banche italiane quotate hanno perso nel 2016.

Altre due sono le questioni aperte che troveranno sviluppi nel 2017: da una parte il nodo degli esuberi (circa 2.500 complessiv­i), che ha avuto come apripista la firma in BpVi per l’uscita volontaria di 234 dipendenti, dall’altra le novità che arriverann­o dal fronte degli iter giudiziari. Per quanto riguarda Veneto Banca, la Procura di Roma ha chiuso l’inchiesta e ora si attende il rinvio a giudizio per l’ex ad Vincenzo Consoli, gli ex presidenti Flavio Trinca e Francesco Favotto e altri 12 indagati. Consoli, i cui arresti domiciliar­i scadono il prossimo febbraio, promette battaglia. A Vicenza, l’ex presidente Gianni Zonin si è difeso dall’azione di responsabi­lità votata dall’assemblea dei soci agendo contro la stessa banca e declinando ogni responsabi­lità del disastro che ha portato al default la Bpvi.

IL NODO La proposta punta a rimborsare attorno al 15% del valore dell’azione al momento dell’acquisto: target raggiunger­e 90-100 mila risparmiat­ori

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