Il Sole 24 Ore

Per la prima volta in tre anni il Bitcoin sale oltre i 1.000 $

- Paolo Paronetto

La moneta digitale Bitcoin saluta il nuovo anno mettendo a segno un balzo che la porta oltre la soglia dei 1.000 dollari, per la prima volta in tre anni. Rispetto alle valute tradiziona­li, emesse dalle banche centrali, la cripto-moneta nel 2016 ha avuto un incremento di valore del 125 per cento. Secondo la piattaform­a Bitstamp exchange, che permette di acquistare e scambiare la moneta elettronic­a, le quotazioni del Bitcoin hanno raggiunto ieri i 1.022 dollari, con un aumento del 2,5%, ai massimi dal dicembre del 2013. Il Bitcoin è una moneta che esiste solo sul web, distribuit­a e generata da una rete «peer to peer», senza una banca o un’autorità centrale. Viene usato per spostare denaro da un angolo all’altro del mondo, in modo rapido e anonimo, fuori dal controllo del sistema bancario tradiziona­le, ed è caratteriz­zato da una grande volatilità. In Cina oltre il 20% delle operazioni di cambio avvengono con il Bitcoin. Coincidenz­a: proprio ieri Pechino ha annunciato le nuove regole per i trasferime­nti in valuta: da luglio 2017 tutte le operazioni cash sopra i 50mila yuan (7.200 dollari) dovranno essere tracciate. (Ri.Ba.) p Flessioni in parte dovute alle prese di beneficio seguite all'andamento positivo registrato nei mesi precedenti da entrambi i titoli, proprio grazie alla speculazio­ne sulla possibile fusione, ma che non hanno mancato di alimentare qualche malumore, specie tra i soci pensionati di Bpm, da sempre contrari alle nozze.

Conclusi mesi di trattative, confronti anche serrati con la Bce, cantieri e tavoli di lavoro, in ogni caso, da due giorni le redini della banca sono in mano alla nuova squadra di vertice, guidata dall'amministra­tore delegato Giuseppe Castagna e dal presidente Carlo Fratta Pasini. Pier Francesco Saviotti, negli ultimi otto anni amministra­tore delegato del Banco Popolare, è il presidente del comitato esecutivo, mentre tra i top manager del nuovo gruppo figurano anche il direttore generale Maurizio Faroni e i condiretto­ri Domenico De Angelis e Salvatore Poloni.

Castagna e il suo team potranno ora mettersi al lavoro per cercare di raggiunger­e gli obiettivi previsti dal piano industrial­e presentato lo scorso maggio, che stima un utile netto normalizza­to 2019 pari a 1,1 miliardi, con un ritorno sul capitale tangibile del 9%, un rapporto tra costi operativi e ricavi in calo al 57,8% e, quanto alla solidità patrimonia­le, un coefficien­te Cet1 al 12,9 per cento. Non mancherann­o, d'altra parte, i dossier ereditati dalle realtà pre-fusione, primo fra tutti il nodo del recesso.

Dopo il via libera all'aggregazio­ne e alla contestual­e trasformaz­ione in Spa, i soci del Banco e della Bpm che non hanno votato a favore dell'operazione hanno esercitato il diritto di recesso rispettiva­mente su circa 38 e 179 milioni di azioni, per un esborso potenziale complessiv­o di 207

Banco Bpm

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