Il Sole 24 Ore

Gli investimen­ti europei in startup a 14 miliardi

Sei nuovi «unicorni» nella lista del Vecchio Continente

- Alberto Magnani

pG li investimen­ti europei in startup e aziende tech corrono fino a sfiorare una previsione di 14 miliardi di dollari entro il 2016. Ma i round restano bloccati in fase early stage: i primi finanziame­nti, quelli che dovrebbero fare solo da rampa di lancio sul mercato. È quanto emerge dalla fotografia scattata dall’edizione 2016 di State of European tech, il report realizzato fondo di investimen­to Atomico i n collaboraz­ione con l’associazio­ne Slush.

Nonostante la battuta d’arresto del terzo trimestre di quest’anno, fermo a 3 miliardi contro i 3,6 del 2015, i capitali riversati nelle aziende tech del Vecchio Continente hanno già centrato quota 10,6 miliardi e potrebbero chiudere l’anno a 13,6 miliardi: un volume pari a cinque volte i 2,8 miliardi del 2011, a fronte di un totale previsto di 2.825 accordi (tre volte e mezzo gli 815 di cinque anni fa).

I portafogli dei venture capitalist si stanno facendo sempre più diversific­ati, se è vero che la “top 5” dei settori più finanziati nei primi nove mesi di quest'anno vede svettare l’industria musicale (1,3 miliardi), servizi finanziari (1,1 miliardi), software di impresa (913 milioni), moda (785 milioni) e food (663 milioni).

La cattiva notizia? La cre- scita è concentrat­a nei primi round, per poi calare proprio quando la startup avrebbe bisogno di più risorse per stabilizza­rsi o andare in attivo. Per farsene un’idea, basta dare un occhio alla percentual­e di startup passate dalla fase seed (il primissimo finanziame­nto) a round Series A e successivi. Tenendo in conto un intervallo medio di tre anni per chiudere almeno due round, la percentual­e di aziende capaci di crescere dalla fase seed a un round Series A è calata dal 33% del 2009 al 21% del 2013, mentre quelle arrivate al Series B (lo step seguente) si sono dimezzate dal 16% all’8%.

Secondo l’analisi di Atomico, il raffreddam­ento degli investimen­ti dopo l’esordio sarebbe la spia di un limite strategico: le startup o ex startup europee più promettent­i tendono a farsi acquisire dai colossi di settore, sopratutto da Usa e Cina, piuttosto che continuare ad espandersi con mezzi propri. Basti pensare al deal da 1,4 miliardi di sterline che ha consegnato il motore di ricerca Skyscanner all’agenzia di viaggio cinese Ctrip, all’acquisizio­ne da 8,6 miliardi della casa di videogioch­i Supercell a opera della connaziona­le Tencent o alle varie startup della consegna cibo inglobate dal gigante britannico Just Eat (come l’italiana PizzaBo, oggi scomparsa).

Il trend non ha impedito comunque di aggiungere sei new entry alla lista europea degli “unicorni”,le società con valutazion­e sopra al miliardo di dollari, portando a 37 il totale del Continente. I nuovi ingressi? La piattaform­a per la consegna di cibo Deliveroo (474,5 milioni di dollari in finanziame­nti), il sistema end-to-end Unity (289,2 milioni di dollari), il colosso dei casinò online Evolution Gaming, la piattaform­a di software as a service Mimecast, il retail online di Boohoo e Mindmaz, un’azienda svizzera di informatio­n technology che ha incassato 108,5 milioni di finanziame­nti.

E nel confronto tra Paesi? Il grosso degli investimen­ti si

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