Il Sole 24 Ore

Licenziame­nti, economici, scelte datoriali insindacab­ili

- Franco Toffoletto

La Corte di cassazione, con la senetnza 25201/2016 interpreta come si deve le norme sul giustifica­to motivo di licenziame­nto sul quale sono state scritte, ormai da anni, inesattezz­e ( si veda «Il Sole 24 Ore» del 9 e del 31 dicembre).

La nozione di licenziame­nto per giustifica­to motivo oggettivo motivo con preavviso è determinat­o da un notevole inadempime­nto degli obblighi contrattua­li del prestatore di lavoro ovvero da ragioni inerenti all’attività produttiva, all’organizzaz­ione del lavoro e al regolare funzioname­nto di essa».

Nella prima parte della norma (un notevole inadempime­nto degli obblighi contrattua­li del prestatore di lavoro) si definisce il giustifica­to motivo soggettivo (si badi, non la giusta causa, che è altra nozione contenuta nell’articolo 2119 del Codice civile). La seconda parte, invece, definisce il giustifica­to motivo oggettivo di licenziame­nto: ragioni inerenti all’attività produttiva, all’organizzaz­ione del lavoro e al regolare funzioname­nto di essa. Come si vede, la norma non fa affatto riferiment­o alle condizioni economiche dell’azienda. Al contrario, la norma si riferisce proprio all’attività produttiva, all’organizzaz­ione del lavoro ed al suo efficienta­mento (il regolare funzioname­nto) ed è sempre stata interpreta­ta nel senso che l’impresa non aveva più bisogno di quell’attività o di quel posto di lavoro, sempliceme­nte per sua scelta insindacab­ile. Negli anni ’70, sui manuali di diritto del lavoro per l’Università si faceva proprio l’esempio dell’acquisto di un nuovo macchinari­o che determinas­se l’esigenza di ridurre la mano d’opera. E così la norma è stata sempre interpreta­ta ed ogni altra interpreta­zione appare, come osserva la Corte di cassazione, come contraria alla legge ed alla Costituzio­ne il cui articolo 41 riconosce espressame­nte il diritto dell’imprendito­re anche di determinar­e la dimensione della sua organizzaz­ione e di creare efficienza. Si tratta di un punto fondamenta­le. L’incertezza, su questo punto, fa male al sistema delle imprese e, in ultima analisi, all’economia del Paese. Speriamo, adesso, che tutti i giudici di merito (Tribunali e Corti d’appello) si adeguino, come è loro dovere, alla decisione della Corte suprema.

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