Iran: Eni in lizza tra i gruppi ammessi alle prossime gare
pLa posta in palio è alta: in ballo ci sono 43 concessioni per l’esplorazione e la produzione, tra petrolio e gas, e a contendersele saranno 29 compagnie straniere, tra cui l’Eni, che hanno ricevuto il via libera di Teheran. Ieri, infatti, sul sito della Nioc (National Iranian Oil Company), la compagnia petrolifera iraniana, è stata pubblicata la lista delle major che potranno partecipare alle prossime gare. Sulla tempistica, però, al momento non ci sono indicazioni. Di certo, invece, c’è che nell’elenco figurano, oltre al gruppo guidato da Claudio Descalzi, quasi tutti i big dell’oil&gas - dal colosso anglo-olandese Shell alla francese Total, dalle russe Gazprom e Lukoil ai cinesi di Cnpc - con l’esclusione delle compagnie americane che non hanno conquistato questo primo lasciapassare.
I piani di Teheran sono noti. Dopo l’accordo sul nucleare del 2015, il governo ha fretta di far ripartire l’industria petrolifera e ha messo in campo un consistente programma di sviluppo che punta a raccogliere circa 200 miliardi di dollari di investimenti stranieri nei prossimi cinque anni e a far rientrare nel paese le principali compagnie. Anche, e soprattutto, attraverso la promessa di un nuovo modello contrattuale che sancisce il definitivo superamento dei contratti “buy back” con cui, in passato, le major attive in Iran, inclusa l’Eni, hanno dovuto misurarsi. Concepiti come contratti di servizio, i vecchi impianti contrattuali prevedevano la remunerazione dell’investimento in termini di quota fissa della produzione di un giacimento, senza la possibilità di iscrivere le riserve a libro e senza alcuna voce in capitolo su un eventuali scoperte di potenziale inespresso. A questi paletti, si andavano poi ad affiancare altri nodi relativi, per esempio, al sopraggiungere di costi imprevisti, per i quali non era con- sentito alcun adeguamento dei compensi a copertura del maggiore esborso, o alla mancata remunerazione di eventuali migliorie messe in pista per aumentare la produttività. Limitazioni evidenti che hanno finito per impattare molto sui piani delle major oil.
Quanto all’Eni, il gruppo è entrato nel paese nel 1957, quando fu costituitaunasocietàpariteticatra Agip e Nioc, alla quale furono assegnate tre aree di ricerca. Da lì, furono conseguiti diversi successi e costituite altre partnership per sviluppare ulteriormente le attività di esplorazione e produzione. Poi, nel 1979, come gli altri big, anche Eni abbandonò l’Iran dopo la
LA POSTA IN PALIO In ballo ci sono 43 concessioni per l’esplorazione e la produzione di olio e gas Nella lista diffusa da Teheran non figurano le compagnie Usa
nazionalizzazione di tutte le partecipazioni detenute da compagnie straniere nell’upstream durante la rivoluzione khomeinista. Il ritorno avvenne nel 1999 attraverso la creazione di joint venture per lo sviluppo dei campi di Balal, Dorood,South ParsFase4e5(tutti completati) e Darquain, il cui contratto di buy back fu firmato nel 2001. Poi, con l’arrivo delle sanzioni, il Cane a sei zampe dovette cedere tutte le attività a partner locali con cui aveva avviato le joint venture, conservando però la possibilità, grazie ad autorizzazioni ed esenzioni ricevute dalle autorità europee e statunitensi in deroga al regime sanzionatorio, di poter completare il pagamento, sotto forma di barili come previsto dai vecchi contratti, degli investimenti sostenuti dal gruppo.