Il Sole 24 Ore

Fabbisogno 2016 «in linea» Incognita 2017

- Di Dino Pesole

Il risultato reso noto ieri sera dal Mef sul fabbisogno di cassa 2016 (47,7 miliardi, 11,2 miliardi in meno rispetto al 2015) è sostanzial­mente in linea con la stima dei documenti programmat­ici del Governo. La traduzione contabile del fabbisogno in indebitame­nto netto di competenza (l’indicatore valido nei confronti internazio­nali) che sarà comunicata dall’Istat il 1° marzo, proietterà il deficit verso il 2,4% del Pil, a fronte di un Pil stimato in crescita allo 0,8 per cento.

Mail nuovo annosi apre con alcune incognite. In marzo è atteso il giudizio definitivo sulla legge di Bilancio, che la Commission­e Ue ha sospesolo scorso 17 novembre dopo aver verificato la presenza di una «deviazione significat­iva» rispetto alle regole europee. Non è stata avanzata la richiesta formale di una manovra correttiva, per colmare lo scarto tra la nuova stima di deficit struttural­e per il 2017 prevista dal Governo (1,6%) e il taglio dello 0,6% chiesto da Bruxelles. Si attendono tuttavia segnali, che nel parere della Commission­e condiviso dall’Ecofin si traducono nella richiesta ad adottare «le necessarie misure all’interno del processo decisional­e di approvazio­ne del Bilancio», così da assicurare che la manovra sia in linea con le regole Ue. Alla luce dei contatti intercorsi in queste settimane tra Roma e Bruxelles (anche e soprattutt­o con riferiment­o a Mps) potrebbe bastare un intervento sui saldi poco sopra lo 0,1% del P il( tra 1,7 e 2 miliardi), tenendo ferma la stima del 2,3% per il deficit nominale (2,4% per la Commission­e).

Ma la vera questione riguarda il debito, che la Nota di aggiorname­nto al Def di settembre indicava al 132,8% nel 2016 e al 132,5% nel 2017. Valori ora da aggiornare con i 20 miliardi di tetto massimo impegnati per mettere in sicurezza il sistema bancario. Il debito nominale aumenterà, ma non dovrebbe impattare sui saldi struttural­i, poiché l’intervento «precauzion­ale» dello Stato ha carattere «temporaneo e limitato», come richiesto dalla direttiva europea in materia bancaria.

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