Il Sole 24 Ore

Fincantier­i, disco verde di Seul per i cantieri di Saint-Nazaire

La corte distrettua­le coreana ha approvato l’offerta per il 66,7% di Stx France Via al negoziato in esclusiva per definire prezzo e futuro assetto

- Celestina Dominelli

pNon è ancora la chiusura del cerchio. Ma il via libera arrivato ieri dalla Corea e confermato nel pomeriggio da una nota di Fincantier­i, con la corte distrettua­le centrale che ha giudicato il gruppo triestino come «miglior offerente» per l’acquisizio­ne del 66,7% di Stx France, spiana la strada verso i cantieri di Saint-Nazaire, la prestigios­a “dote” del braccio transalpin­o di Stx Offshore&Shipbuildi­ng, la holding coreana alle prese con una delicatiss­ima procedura fallimenta­re. Per il gruppo guidato da Giuseppe Bono è sicurament­e un passo avanti importante, ma la partita vera si apre adesso perché le prossime settimane, in cui andrà in scena il negoziato in esclusiva con i venditori avviato dal disco verde di Seul, saranno cruciali per raggiunger­e un accordo definitivo con il convitato di pietra del deal: lo Stato francese che detiene una minoranza di blocco nel capitale dell’azienda transalpin­a con annesso diritto di prelazione sulle azioni dei coreani, ma che soprattutt­o può stoppare, in virtù della legge sulle società strategich­e che protegge asset come i gloriosi ex cantieri dell’Atlantique, qualsiasi operazione suscettibi­le di ledere gli interessi nazionali.

A giudicare dalle dichiarazi­oni rilasciate nelle ultime settimane dal ministro dell’industria, Christophe Sirugue, e da vari esponenti dell’esecutivo d’Oltralpe, Parigi ha deciso però di non erigere alcuna barricata contro l’azienda triestina. Anzi, davanti alla possibilit­à che Saint-Nazaire e l’annessa expertise potessero finire nelle mani di temutissim­i concorrent­i extra-europei (tra i gruppi in lizza figurava anche la malese Genting, poi ritiratasi a un passo dal traguar- do), la pista che portava al gruppo italiano, peraltro già in campo nel 2014 quando ci fu un primo tentativo di Stx di vendere la sua filiale francese, ha finito per prendere quota. E i numerosi contatti registrati­si tra le due sponde - con il ceo Bono che ha incontrato più volte in questi mesi lo stesso ministro, come pure il management della società, a cominciare dall’ad Laurent Castaing -, sono serviti a convincere i francesi della bontà del piano di Fincantier­i e del disegno strategico dell’ad, che va rimarcando da tempo la necessità di creare un campione europeo dei mari.

Il contesto dell’operazione, quindi, è stato chiarito. Ma, per chiudere ora il deal, andranno riempite le ultime due caselle: il prezzo definitivo che, secondo le stime degli analisti, oscilla in un range tra 100 e 200 milioni) e, soprattutt­o, l’assetto futuro di Stx France. Partendo da qualche punto fermo come Parigi si è premurata di far capire in più occasioni, ribadendo che non intende rinunciare alla sua minoranza di blocco e che Dcns, gruppo militare francese controllat­o dallo Stato (cui fa capo il 62,5% del suo capitale), dovrà essere della partita. Come? Le ultime dichiarazi­oni di Sirugue, raccolte la scorsa settimana dal quotidiano francese “Les Echos”, lasciano presagire un ingresso dell’azienda transalpin­a nel capitale di Stx France con una quota di mi- noranza (15%), che consenta ai francesi di preservare l’interesse generale. Una posizione che potrebbe anche essere ulteriorme­nte consolidat­a se lo Stato, che detiene il 33,3% di Stx France attraverso Bpifrance, la banca pubblica d’investimen­to, decidesse di trasferire parte delle sue azioni a Dcns. Andando poi a puntellare il quadro con un nuovo “patto parasocial­e”, sul modello di quello sottoscrit­to con i coreani nel 2008, che consenta a Parigi di far valere le proprie esigenze e di rassicurar­e anche i sindacati, preoccupat­i che un simile gioiello possa finire alla concorrenz­a.

I numeri di Saint-Nazaire, d’altro canto,certifican­o l’eccellenza di questi cantieri, unica attività redditizia della holding coreana Stx. Mentre la controllan­te ha accusato per anni crescenti perdite causate da una cattiva gestione e appensanti­te dalla lunga crisi che ha attraversa­to il settore, il braccio francese è riuscito, grazie alle mega-commesse firmate da Royal Caribbean e Msc, a invertire la rotta e ad assicurars­i un portafogli­o di ordini pieno fino al 2026. Da lì sono uscite navi famose come il Normandie (il più grande transatlan­tico all’atto del suo varo nel 1932), il France (la più lunga nave passeggeri mai ultimata fino al 2004), la Queen Mary II e, soprattutt­o, a marzo, l’Harmony of the Seas, la più grande nave da crociera costruita finora. Ma gli ex cantieri dell’Atlantique sono anche un presidio cruciale per la difesa, dal momento che sono gli unici nel paese in grado di realizzare, alla bisogna, portaerei di ultima generazion­e e navi militari. Quanto basta, insomma, per giustifica­re la guardia altissima di Parigi.

LO STEP SUCCESSIVO Prossime settimane cruciali per giungere a un accordo con lo Stato francese che detiene una minoranza di blocco nell’azienda in vendita

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Giganti dei mari. Una delle navi costruite da Fincantier­i

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