La carica di Brexit sugli uffici pubblici
Le dimissioni di sir Ivan Rogers ambasciatore del Regno Unito presso l’Unione europea spalancano una crisi politica molto più profonda di quanto comporti la già gravissima perdita di un diplomatico di alto rango alla vigilia di un negoziato epocale. Il senso profondo di quanto sta accadendo lo ha svelato lo stesso Rogers nella lettera inviata al suo staff. Non solo laddove denuncia «il pensiero approssimativo e caotico» che accompagna la strategia governativa sulla Brexit, confermando, da insider, quanto andiamo ripetendo da mesi, ma soprattutto quando svela il conflitto fra politici e civil servant nel primo anno dell’era post-europea di Londra. «Dovete continuare a inviare messaggi che possono suonare spiacevoli alle orecchie di chi deve sentirli», s’è raccomandato sir Ivan, tracciando così il profilo di un diplomatico che non suggerisce quanto il potere s’attende, ma che è portatore di un pensiero franco e libero. Il valore di un funzionario della pubblica amministrazione è anche, è soprattutto, in questo, la Gran Bretagna ne ha storicamente rispettato il ruolo, mettendo in campo una squadra di civil servant di assoluto livello. La nomina di sir Tim Barrow quotato ex ambasciatore a Mosca e direttore degli affari politici del Foreign Office annunciata ieri dal governo in sostituzione di sir Ivan attenua la polemica in corso ma non risolve gli interrogativi sollevati dal caso Rogers.
La Brexit con la forza dirompente sugli equilibri di potere che porta con sè si sta trasformando in una trappola inattesa, capace com’è di spingere politici incerti a coartare la volontà dei mandarini, “invitati” a suggerire un copione dettato da considerazione ideologiche. Il realismo della trattativa anglo-europea racconta una storia diversa, non solo perchè già svela – ma siamo nel campo delle valutazioni personali - l’inconsistenza delle tesi dei brexiters, ma soprattutto perchè suggerisce che i tempi e la complessità della missione sono molti diversi da quelli che il calendario governativo vorrebbe. E questa non è un’opinione, ma è il frutto dell’esperienza di chi come sir Ivan, conosce Bruxelles meglio di qualsiasi altro diplomatico del Foreign Office.
Risale a qualche settimana fa l’intervista di Theresa May allo Spectator, una lunga “confessione” in cui diceva di voler avere dai suoi funzionari pubblici «il miglior consiglio possibile», per definire la propria strategia politica. Con sir Ivan è accaduto il contrario perchè, come già sottolineato, le sue si scrivono dimissioni, ma si tratta, a tutti gli effetti, di un licenziamento per mancanza di fiducia. Non nella capacità di analisi, neppure nella definzione di una strategia negoziale e nemmeno nella tattica da adottare per raggiungerla, ma nella sua presunta scarsa fede in un rapido successo della Brexit.
La frustrazione del diplomatico è stata così trasformata in accusa di “pessimismo”, calata come una mazza da tanti deboli conoscitori degli arzigogoli che impone un negoziato commerciale bilaterale e multilaterale al tempo stesso. Non a caso i brexiters invocavano un ambasciatore ad alto tasso di eurofobia.Scegliendo Tim Barrow, Theresa May pare resistere all’“Arrivano i nostri” dei brexiters. Eppure l’affondo dei falchi potrebbe continuare terremotando l’amministrazione pubblica britannica.
Fra pochi mesi con meno rumore MartinDonnelly,acapodelministero del commercio internazionale lascerà la posizione. Altri forse seguiranno.Lavogliadiimporreunasorta di “pensiero unico” senza il controcantochepuòlevarsidaunavvertito conoscitore di dossier complessi potrebbe davvero aprire un conflitto con i dirigenti di Whitehall, infastiditi, secondo il Times, dalla «scarsa comunicazione, dallo stile ruvido, dagli ostacoli» che l’entourage del governo May mette in scena.
Al centro del conflitto c’è un uomo, Jeremy Heywood ,il mandarino-supremo grazie al ruolo di Cabinet scretary. Dalla collaborazione fra lui e l’esecutivo si capirà se il caso Rogers è solo una dolorosa impennata della storia o il primo squillo della carica brexiters sull’amministrazione pubblica del Regno.
IL SUCCESSORE Il governo ha nominato il sostituto di Rogers : è Tim Barrow, diplomatico di carriera, non l’eurofobico auspicato dal fronte anti-Ue