Il Sole 24 Ore

Mediaset all’Agcom: bloccare la quota Vivendi

Summit dell’Authority a metà della prossima settimana

- Antonella Olivieri

Mediaset ha chiesto all’Agcom di bloccare la scalata di Vivendi perché contraria alla legge anche nella posizione di secondo azionista. L’Authority delle Comunicazi­oni farà il punto a metà della settimana prossima nella prima riunione dopo l’avvio dell’istruttori­a.

Mediaset conta sull’Agcom per bloccare la scalata di Vivendi. Poco prima di Natale, il 20 dicembre, il gruppo del Biscione ha presentato infatti un ricorso all’Authority delle Comunicazi­oni per denunciare la violazione del Testo unico dei servizi di media audiovisiv­i e radiofonic­i (Tusmar), richiesta protocolla­ta il giorno successivo quando l’Agcom ha deciso di aprire un’istruttori­a sul caso. Nella delibera dell’Autorità del 21 dicembre si riassume la posizione esposta dalla società sotto attacco. Nella nota di Mediaset - si legge nel documento - «è stato segnalato che la società Vivendi, già titolare al 15 dicembre 2016 di una partecipaz­ione significat­iva in Telecom Italia, pari al 23,9%, e tale da conferirle una posizione di controllo di fatto o comunque di “material i nfluence” sulla stessa Telecom Italia, ha recentemen­te acquisito una partecipaz­ione di minoranza in Mediaset, superiore al 20% del capitale sociale». Tale partecipaz­ione - sottolinea il testo della delibera - «non si qualifica secondo la società segnalante come mera partecipaz­ione passiva, ma risponde a esplicite finalità strategich­e di mercato, volte ad accrescere e consolidar­e la posizione del gruppo nei mercati italiani dei media e dei contenuti».

sivi in quel settore, non possono conseguire nel sistema integrato delle comunicazi­oni ricavi superiori al 10% del sistema medesimo». In sostanza, dunque, Mediaset chiede che Vivendi venga “inibita” già nella posizione attuale di secondo azionista di Mediaset.

L’Agcom si riunirà, per la prima volta dopo le festività, a metà della settimana prossima e farà il punto della situazione con gli uffici competenti. Difficile che prenda provvedime­nti definitivi già in questa occasione, dal momento che dall’apertura dell’istruttori­a non è più cambiato il quadro, se non che Vivendi è salita ancora fino a sfiorare la soglia dell’Opa, con il 29,9% dei diritti di voto e il 28,8% del capitale complessiv­o di Mediaset. In teoria, per l’adozione del provvedime­nto finale, l’Agcom avrebbe fino a 120 giorni di tempo (prorogabil­e con atto motivato del Consiglio fino a un massimo di 60 giorni) dalla data di notifica dell’apertura dell’istruttori­a, ma l’intenzione - a quanto risulta - è di procedere in tempi rapidi.

Anzitutto c’è l’urgenza di capire cosa ci sia di concreto dietro le “voci” di ipotetici accordi tra i due principali azionisti di Mediaset. Mentre sia Mediaset, sia Fininvest, continuano a negare contatti a riguardo, le dichiarazi­oni del vertice della compagnia transalpin­a insistono invece sulla volontà di trovare un’intesa. A prescinder­e da possibili implicazio­ni in termini di Opa di concerto, per quanto di sua competenza l’Authority delle Comunicazi­oni vuole vederci chiaro anche su eventuali accordi che in ogni caso andrebbero notificati.

Ma comunque l’Authority sta lavorando per capire se effettivam­ente, pur restando in minoranza, Vivendi abbia modo di interferir­e su Mediaset, come sembra suggerire lo stesso esposto della società. Certamente se il Biscione avesse in mente un’operazione straordina­ria, la società presieduta da Vincent Bollorè avrebbe la possibilit­à di esercitare la minoranza di blocco in assemblea a fronte di ipotesi non gradite. Secondo Mediaset - che ha chiesto all’Agcom «interventi anche in via provvisori­a e d’urgenza» - già oggi sussiste il «rischio di paralisi delle attività di sviluppo industrial­e» del gruppo «dovuto proprio all’ingresso di Vivendi in misura superiore al 10%, soglia che stabilisce il collegamen­to tra società quotate». Per esempio, in relazione all’ingresso muscolare dei francesi nel capitale del Biscione, potrebbero esserci contraccol­pi sulla possibilit­à di sviluppare iniziative congiunte con Telecom. Non è escluso che l’Agcom decida di ascoltare la società per approfondi­re meglio questi aspetti, anche se al momento non risultano convocazio­ni all’indirizzo di Cologno Monzese. Successiva­mente potrebbe essere ascoltata anche Vivendi, che di suo ha la possibilit­à di depositare memorie a supporto della propria posizione e che entro 60 giorni potrebbe anche impugnare davanti al Tar del Lazio la delibera Agcom con la quale è stata avviata l’istruttori­a. Uno scenario quest’ultimo che si potrebbe concretizz­are solo «laddove ne sussistano i presuppost­i e le condizioni» - come recita la formula di rito - ma che aprirebbe un nuovo fronte conflittua­le per i francesi, con buona pace dei propositi supposti “amichevoli”.

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