Mediaset all’Agcom: bloccare la quota Vivendi
Summit dell’Authority a metà della prossima settimana
Mediaset ha chiesto all’Agcom di bloccare la scalata di Vivendi perché contraria alla legge anche nella posizione di secondo azionista. L’Authority delle Comunicazioni farà il punto a metà della settimana prossima nella prima riunione dopo l’avvio dell’istruttoria.
Mediaset conta sull’Agcom per bloccare la scalata di Vivendi. Poco prima di Natale, il 20 dicembre, il gruppo del Biscione ha presentato infatti un ricorso all’Authority delle Comunicazioni per denunciare la violazione del Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici (Tusmar), richiesta protocollata il giorno successivo quando l’Agcom ha deciso di aprire un’istruttoria sul caso. Nella delibera dell’Autorità del 21 dicembre si riassume la posizione esposta dalla società sotto attacco. Nella nota di Mediaset - si legge nel documento - «è stato segnalato che la società Vivendi, già titolare al 15 dicembre 2016 di una partecipazione significativa in Telecom Italia, pari al 23,9%, e tale da conferirle una posizione di controllo di fatto o comunque di “material i nfluence” sulla stessa Telecom Italia, ha recentemente acquisito una partecipazione di minoranza in Mediaset, superiore al 20% del capitale sociale». Tale partecipazione - sottolinea il testo della delibera - «non si qualifica secondo la società segnalante come mera partecipazione passiva, ma risponde a esplicite finalità strategiche di mercato, volte ad accrescere e consolidare la posizione del gruppo nei mercati italiani dei media e dei contenuti».
sivi in quel settore, non possono conseguire nel sistema integrato delle comunicazioni ricavi superiori al 10% del sistema medesimo». In sostanza, dunque, Mediaset chiede che Vivendi venga “inibita” già nella posizione attuale di secondo azionista di Mediaset.
L’Agcom si riunirà, per la prima volta dopo le festività, a metà della settimana prossima e farà il punto della situazione con gli uffici competenti. Difficile che prenda provvedimenti definitivi già in questa occasione, dal momento che dall’apertura dell’istruttoria non è più cambiato il quadro, se non che Vivendi è salita ancora fino a sfiorare la soglia dell’Opa, con il 29,9% dei diritti di voto e il 28,8% del capitale complessivo di Mediaset. In teoria, per l’adozione del provvedimento finale, l’Agcom avrebbe fino a 120 giorni di tempo (prorogabile con atto motivato del Consiglio fino a un massimo di 60 giorni) dalla data di notifica dell’apertura dell’istruttoria, ma l’intenzione - a quanto risulta - è di procedere in tempi rapidi.
Anzitutto c’è l’urgenza di capire cosa ci sia di concreto dietro le “voci” di ipotetici accordi tra i due principali azionisti di Mediaset. Mentre sia Mediaset, sia Fininvest, continuano a negare contatti a riguardo, le dichiarazioni del vertice della compagnia transalpina insistono invece sulla volontà di trovare un’intesa. A prescindere da possibili implicazioni in termini di Opa di concerto, per quanto di sua competenza l’Authority delle Comunicazioni vuole vederci chiaro anche su eventuali accordi che in ogni caso andrebbero notificati.
Ma comunque l’Authority sta lavorando per capire se effettivamente, pur restando in minoranza, Vivendi abbia modo di interferire su Mediaset, come sembra suggerire lo stesso esposto della società. Certamente se il Biscione avesse in mente un’operazione straordinaria, la società presieduta da Vincent Bollorè avrebbe la possibilità di esercitare la minoranza di blocco in assemblea a fronte di ipotesi non gradite. Secondo Mediaset - che ha chiesto all’Agcom «interventi anche in via provvisoria e d’urgenza» - già oggi sussiste il «rischio di paralisi delle attività di sviluppo industriale» del gruppo «dovuto proprio all’ingresso di Vivendi in misura superiore al 10%, soglia che stabilisce il collegamento tra società quotate». Per esempio, in relazione all’ingresso muscolare dei francesi nel capitale del Biscione, potrebbero esserci contraccolpi sulla possibilità di sviluppare iniziative congiunte con Telecom. Non è escluso che l’Agcom decida di ascoltare la società per approfondire meglio questi aspetti, anche se al momento non risultano convocazioni all’indirizzo di Cologno Monzese. Successivamente potrebbe essere ascoltata anche Vivendi, che di suo ha la possibilità di depositare memorie a supporto della propria posizione e che entro 60 giorni potrebbe anche impugnare davanti al Tar del Lazio la delibera Agcom con la quale è stata avviata l’istruttoria. Uno scenario quest’ultimo che si potrebbe concretizzare solo «laddove ne sussistano i presupposti e le condizioni» - come recita la formula di rito - ma che aprirebbe un nuovo fronte conflittuale per i francesi, con buona pace dei propositi supposti “amichevoli”.