Il Sole 24 Ore

Disoccupaz­ione giovanile doppia rispetto all’Europa

- Mauro Pizzin

pÈ Vibo Valentia la provincia italiana con il più basso tasso di occupazion­e: la provincia calabrese conta appena il 35,8% nella fascia tra i 15 e i 64 anni, contro il 71,4% di Bolzano. Sempre a Sud, con il 32,2% è Crotone a registrare invece il più alto tasso di disoccupaz­ione, mentre Cosenza detiene il poco invidiabil­e record della disoccupaz­ione giovanile femminile (84,4%) in un’Italia che con il 18,3% è al penultimo posto in Europa nella differenza fra il tasso d’occupazion­e uomo-donna dietro alla sola Malta (25,2%)

Sono, questi, solo alcuni dei dati relativi al 2015 presentati ieri nel “Primo rapporto sulle dinamiche del mercato del lavoro nelle province e nelle grandi città italiane”, curato dall’Osservator­io statistico dei Consulenti del lavoro.

Il rapporto valuta anzitutto la situazione degli occupati, partendo da un’analisi sul livello d’istruzione, benchmark significat­ivo anche per testare la competitiv­ità dei nostri comparti produttivi. Ebbene, i numeri sono tutt’altro che lusinghier­i: l’indagine rivela, infatti, che il livello d’istruzione dei lavoratori italiani rispetto a quelli europei è molto basso: quasi un terzo ha conseguito al massimo la licenza media (31,8%; 17,8% nella media Ue-28), ma con quote drammatich­e nel Mezzogiorn­o e in particolar­e nella provincia di Nuoro, dove il 55,1% degli occupati non ha com- pletato la scuola dell’obbligo.

Solo il 21% dei lavoratori è laureato, contro il 33,4% nella media europea, un dato, quest’ultimo, che rende ancora più necessario avviare delle politiche volte a frenare la fuga all’estero dei nostri giovani laureati; la quota più elevata di laureati si registra nella provincia Roma (29,9%), anche per la presenza numerosa di dipendenti pubblici, seguita da Milano (28,7%), quella più bassa nel- le province di Sondrio (11,6%) e di Medio Campidano (12,5%).

Per quanto concerne le tipologie contrattua­li utilizzate nei rapporti di lavoro, l’indagine distingue gli occupati italiani in lavoratori standard - ossia i dipendenti assunti con un contratto a tempo indetermin­ato, compresi i parttime volontari - e i lavoratori non standard, costituiti da coloro che hanno un contratto di lavoro dipendente a tempo indetermin­ato, ma in part-time involontar­io, i dipendenti a termine, i collaborat­ori e gli autonomi. Su questo fronte, si evidenzia che dei circa 22 milioni di occupati nel 2015, po- co meno di due terzi sono lavoratori con contratti standard (14 milioni, pari al 64,2%) e poco più di un terzo i non standard (7,9 milioni, pari al 35,8%): una quota, quella dei lavoratori italiani non standard, nettamente superiore alla media europea.

In materia di disoccupat­i l’allarme maggiore, e non poteva essere diversamen­te, viene lanciato quando si parla di disoccupaz­ione giovanile: con un tasso pari al 40,3% la media è più del doppio di quella europea (20,3%), con picchi drammatici del 74,7% nella provincia di Medio Campidano e numeri lusinghier­i i n quella di Bolzano (11,9%), in cui molto incide, in positivo, la larga diffusione dell’apprendist­ato per la qualifica, il cosiddetto sistema duale.

L’osservator­io ha curato anche un focus sul lavoro immigrato, con circa 4 milioni di unità oltre il 10% della popolazion­e in età lavorativa a livello nazionale. Per quanto concerne i 13 comuni di maggiori dimensioni (su cui si è concentrat­a su questo fronte l’indagine) il tasso d’occupazion­e degli stranieri (66,6%) è mediamente superiore di 9 punti percentual­i rispetto a quello degli italiani: un div

ario che se scende a Milano (69,4% fra gli italiani, 72,9% tra gli immigrati) si allarga però in maniera significat­iva a Napoli (58,3% contro 34,8%).

DISTANZA NETTA Nei maggiori comuni italiani il tasso d’occupazion­e dei lavoratori stranieri (66,6%) è superiore a quello degli italiani (57,4%)

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