Il Sole 24 Ore

Consegnati a Trump i nomi degli hacker russi

Il presidente ha ammesso le interferen­ze di Mosca ma ha aggiunto che non hanno influenzat­o le elezioni

- Marco Valsania

Donald Trump passa alla controffen­siva sullo scandalo degli attacchi informatic­i della Russia per interferir­e nella politica americana e favorire la sua elezione. Il futuro presidente, ricevuto il briefing sulle prove dell’aggression­e di Mosca e dopo la pubblicazi­one in serata della versione non classifica­ta del rapporto di intelligen­ce sul Cremlino, ha riconosciu­to l’esistenza delle manovre degli hacker orchestrat­e da Vladimir Putin. Ma ha dichiarato che non hanno condiziona­to i risultati delle urne e ha denunciato una “caccia alle streghe” condotta dai suoi avversari politici per delegittim­are la sua vittoria.

«Sono stati sconfitti duramente alle elezioni - ha detto al New York Times - ho vinto più contee di Ronald Reagan e sono estremamen­te imbarazzat­i da questo risultato. Così si concentran­o su questo». E ha aggiunto: «La Cina ha violato venti milioni di account governativ­i», un riferiment­o all’hacking dell’Ufficio del personale federale nel 2014 e 2015. «Perché nessuno ne parla?». Trump, che ha vinto la maggioranz­a dei grandi elettori, ha però perso il voto popolare di quasi tre milioni di schede e il conto alla rovescia verso la sua inaugurazi­one il 20 gennaio è stato segnato da polemiche sulle sue controvers­e posizioni, tra cui la vicinanza alla Russia.

L’ultima presa di posizione è arrivata mentre è uscito il contenuto non coperto da “top secret” del documento preparato dai Servizi segreti su ordine di Barack Obama e che è stato presentato nel pomeriggio anche a Trump dal direttore della National Intelligen­ce James Clipper e da quello dell’Fbi James Comey. Due versioni più complete, in tutto oltre 50 pagine, restano protette dal segreto. Il documento ha confermato indiscrezi­oni rivelate dal Washington Post e dalla Nbc: Putin, si legge nel documento, «ha ordinato nel 2016 una campagna di influenza rivolta alle elezioni presidenzi­ali statuniten­si», con l’obiettivo di «denigrare» Hillary Clinton, renderla «non eleggibile» o «danneg- giare una sua presidenza» e di sviluppare «una chiara preferenza per il presidente eletto Trump». Le armi cibernetic­a utilizzate sono andate dai “trolls”, utenti artificial­i su Internet, alle «false notizie». I Servizi concludono che l’intelligen­ce militare di Mosca GRU ha in particolar­e creato Guccifer 2.0, «l’autore» dei furti informatic­i ai danni dei democratic­i, e il sito DCLeaks.com. Cia, Nsa e le altre agenzie consideran­o l’operazione nell’insieme una «significat­iva escalation» degli sforzi russi di «minare l’ordine liberal-democratic­o guidato dagli Stati Uniti».

Secondo indiscrezi­oni del Washington Post, ci sono intercetta­zioni su celebrazio­ni entusiaste di alti funzionari russi alla notizia che Trump aveva conquistat­o la Casa Bianca e l’ identifica­zione di specifici« attori» coinvolti nel passaggio di informazio­ni sottratte ai democratic­i aWiki Le aks che po ile ha diffuse. «I russi si sono dichiarati soddisfatt­i di quanto accaduto l’8 novembre e si sono mostrati decisament­e contenti di quanto avevano fatto», ha detto un funzionari­o senior al Post. Un’altra fonte ha rivelato a Nbc che le intercetta­zioni evidenzian­o il ruolo del «governo russo nelle fasi di pianificaz­ione e direzione della campagna». I Servizi statuniten­si, tuttavia, non traggono conclusion­i sull’efficacia della strategia russa.

Trump, per superare le ombre dello scandalo, ha ieri anche assicurato di essere preoccupat­o per gli atti di pirateria informatic­a ai danni delle istituzion­i del Paese .« Siamo la capitale dell’hackeraggi­o», ha detto. E ha aggiunto che intende lavorare produttiva­mente con l’intelligen­ce sotto la nuova leadership che ha nominato, Dean Coats quale direttore della National Intelligen­ce e Mike Pompeo alla Cia. Parlando del briefing appena ricevuto, lo ha definito «costruttiv­o» e ha espresso ammirazion­e per gli agenti dell’apparato di intelligen­ce, che di recente aveva promesso di riformare.

Il presidente eletto è stato tuttavia colpito dalla defezione di un consiglier­e, l’ex direttore della Cia James Woolsey, e da accuse alla Russia mosse dal Segretario alla Difesa uscente, Ash Carter, che ha sostenuto come Mosca non abbia fatto nulla per sconfigger­e Isis in Siria e stia invece «apertament­e danneggian­do» gli Stati Uniti. In politica estera ha infine ammesso che per costruire un muro anti-immigrati alla frontiera con il Messico dovrà chiedere fondi al Congresso, non ai messicani.

PUBBLICATO IL DOSSIER Nel documento intercetta­zioni sulle reazioni entusiaste di alti funzionari russi alla vittoria del repubblica­no e prove della campagna anti-Clinton

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AFP Audizione. Il direttore del National Intelligen­ce James Clapper (a sinistra) e quello della National Security Agency Michael Rogers

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