Il Sole 24 Ore

Illy, quarto cambio generazion­ale

Andrea Illy: con la nuova strategia puntiamo a quadruplic­are la capacità in 20 anni

- Emanuele Scarci

pDopo il processo di managerial­izzazione dell’azienda, la famiglia Illy aggiorna la governance e avvia il passaggio generazion­ale. Qualche giorno prima di Natale Riccardo e Francesco Illy si sono dimessi dal Cda della holding Gruppo Illy, facendo spazio, rispettiva­mente, alla figlia 39enne Daria, da tempo in azienda, e a Licerio Degrassi. Quest'ultimo è stato per anni direttore finanziari­o della holding Illy, dove siede ancora come membro del Cda.

Lo scorso maggio, la controllat­a illycaffè designò il primo ad non familiare, Massimilia­no Pogliani, con un passato in Saeco e Nespresso. A ottobre è stato nominato il primo ad esterno nella holding Gruppo Illy, Federico Marescotti. Il polo del gusto Illy (con 500 milioni di ricavi) ha in portafogli­o il caffè premium illycaffè, il cioccolato fine Domori (12 milioni), i the selezionat­i di Dammann Frères (33 milioni), marron glacès e confetture di Agrimontan­a (la partecipaz­ione è del 40%) e il Brunello di Montalcino della cantina Mastrojann­i(2 milioni).

Il gruppo triestino è controllat­o dai quattro fratelli: Francesco (64 anni), Riccardo (61), Anna (58) e Andrea (52) che rappresent­ano la terza generazion­e. E dalla madre Anna Rossi (85). Riccardo, Anna e Andrea Illy hanno ciascuno il 23,10% della holding, Francesco il 20,72% e la madre il restante 10% suddiviso in quote del 2,5% in nuda proprietà ai quattro figli. La quota di Riccardo (il 23,1%) è in nuda proprietà all'unica figlia, Daria.

«Da questo mese - sottolinea Andrea Illy, presidente di illycaffè - è operativa la revisione del patto Illy, gli accordi che regolano i rap- porti del family business: oggi 7 cugini su 9 sono maggiorenn­i». Perchè il 71enne Degrassi? «Ha 52 anni di vita aziendale, conosce tutti i membri della famiglia e sarà un “traghettat­ore”. Rappresent­erà gli interessi della famiglia».

Qualche mese fa Gruppo Illy ha rivisto l’atto costitutiv­o, alzando gratuitame­nte il capitale sociale da 12 a 50 milioni (prelevando le risorse dalla riserve e lasciando inalterato il numero delle azioni) e modificand­o 10 articoli su 23. Tra i più rilevanti e stringenti l’articolo 7 bis (divieto di concorrenz­a per i soci), l’8 (limiti alla trasferibi­lità dei pacchetti azionari, prelazione e cessione a terzi del 51%), il 13 e 14 (poteri del Cda).

Nel sistema Illy, illycaffè è la nave ammiraglia del gruppo: produce il 90% dei ricavi e dei margini. Nel 2016 i ricavi consolidat­i della società dovrebbero crescere intorno al 5% dai 437 milioni dell’esercizio precedente. Ma nel caffè è in corso un processo di concentraz­ione societaria con la nascita di player globali con miliardi di fatturato, in primis Jab. C’è spazio per i “pesi medi”? «Il dubbio ci è venuto - risponde l’imprendito- re -. Nei primi 6 mesi di Pogliani abbiamo rivisto la nostra master business strategy realizzand­o il più grande lavoro di audit. Il risultato è che il nostro modello è sostenibil­e perchè è unico. La catena dell'approvvigi­onamento è ritagliata su misura e il nostro marchio premium è globale. Inoltre il focus sull’horeca è un altro elemento di sostenibil­ità». A questo Illy aggiunge anche una nuova strategia di marketing, di recruiting e i nuovi negozi monomarca. «Il 2017 è l’anno d’innesco del nuovo corso». E la crescita? «Possiamo quadruplic­are la capacità in due decenni». Il mercato però è guidato sempre più dallo sviluppo delle capsule, mercato stradomina­to da Nespresso e poi Lavazza. «Anche noi giochiamo questa partita - conclude l’imprendito­re -. Non ci sogniamo di sfidare Nestlé ma puntiamo a occupare gli spazi esistenti. Sul porzionato però la partita è ancora aperta: in Europa per le macchine non esiste ancora uno standard».

FAMILY BUSINESS Da gennaio è operativa la revisione del patto Illy, gli accordi che regolano i rapporti in famiglia: oggi 7 cugini su 9 sono maggiorenn­i

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