Il tunisino espulso da Ravenna in contatto con un foreign fighter
pFra gli elementi che hanno portato all’espulsione giovedì di Marouan Matholouthi, il tunisino di 26 anni, dall’età di due anni a Ravenna con la famiglia, considerato una «minaccia per la sicurezza dello Stato», c’è anche l’amicizia via Facebook (ma si sono incontrati pure di persona) con un foreign fighter: Noussair Louati, il 29enne tunisino, anche lui residente nella città romagnola, bloccato dalla Digos nell’aprile 2015, primo fermo fatto in Italia in base alla nuova legge antiterrorismo che punisce l’arruolamento all’estero. A Matholouthi, il 134esimo espulso da gennaio 2015 a oggi, «sono stati sequestrati - ha spiegato il Viminale - dispositivi informatici nei quali sono stati rinvenuti file di propaganda jihadista che ne documentavano la sua deriva verso l’islam radicale». Su Facebook aveva scritto: «sono indeciso se fare il bravo o fare una strage, ci devo pensare».
Matholouthi, rimpatriato con un volo diretto a Tunisi, era titolare di permesso di soggiorno di lungo periodo rilasciato nel 2011 perché sposato con una cittadina italiana, con la quale non conviveva più. Il tunisino aveva stretto amicizia “virtuale” con Noussair Louati, attualmente detenuto per reati di terrorismo (il processo sarà celebrato a breve con rito abbreviato, come chiesto dalla difesa). E Louati non è il solo che da Ravenna avrebbe voluto raggiungere i campi di battaglia per combattere sotto le bandiere nere dell’Isis. Secondo la gip Rossella Materia il giovane faceva parte della «medesima associazione di militanti jihadisti» attiva a Ravenna, alla quale erano affiliati almeno altri cinque tunisini di recente partiti per la Siria: quattro di loro sono già morti in combattimento o nei campi di addestramento. Dell’adesione di Louati all’Isis molto si era invece saputo grazie ai messaggi Facebook intercettati dagli inquirenti.