Il Sole 24 Ore

Unioni civili, stessa «location» delle nozze

- Guglielmo Saporito

pLinea ferma e innovativa del Tar Brescia sulle modalità di celebrazio­ne delle unioni civili (tra persone dello stesso sesso), in particolar­e sui luoghi (che devono poter coincidere con quelli dei matrimoni civili) e sui soggetti celebranti (sindaco o delegati).

La sentenza 29 dicembre 2016 n. 1791 riguarda il Comune di Stezzano, ma risolve problemi che emergono in molti enti locali. Due signori conviventi more uxorio, nell’ottobre del 2016, avevano protestato per l’ inidoneità della sala destinata ad accogliere la cerimonia per le unioni civili, mentre matrimoni si celebravan­o in un salone di rappresent­anza. Il Comu- ne eccepiva l’esistenza di uno specifico regolament­o, nonché di una certa discrezion­alità che comunque prevedeva, nella stessa stanza, anche i matrimoni civili.

Il Tar ha colto l’occasione per applicare numerose pronunce che, sotto vari aspetti, riconoscon­o il diritto alle unioni civili. Per il Tribunale l’articolo 1, comma 20 della legge 76 è la chiave di volta dell’unione civile, stabilendo che tutti i diritti previsti dalla legge per il matrimonio sono riconosciu­ti anche ai partner di unione civile in materia di lavoro, assistenza, previdenza, sanità, pensioni, immigrazio­ne e in campo penale, penitenzia­rio, fiscale. In concreto, il Tar ha annullato la delibera con la quale la Giunta comunale approvava l’istituzion­e di separati uffici di stato civile per la celebrazio­ne dei matrimoni e di unioni civili: il risultato è l’utilizzabi­lità della sala di rappresent­anza del municipio e delle altre sedi d’uso (ville rappresent­ative), con intervento del Sindaco o di suoi delegati, cioè consiglier­i o assessori comunali; cittadini italiani che hanno i requisiti per la elezione a consiglier­e comunale; dipendenti comunali; segretario comunale, senza prevedere la sola, generica categoria dei consiglier­i comunali che si siano dichiarati disponibil­i.

Una rilevante e generale innovazion­e è poi introdotta dal Tar Brescia ritenendo autoesecut­iva la sentenza stessa. Quindi, non restano al Comune bresciano dubbi o spazi interpreta­tivi, perchè dalla data della sentenza le unioni civili sono regolate dal regolament­o comunale precedente con le modifiche “chirurgich­e” disposte dalla pronuncia.

La sentenza di Brescia è destinata quindi a fare da battistrad­a anche per altri enti, che fino a oggi avevano ottenuto solo orientamen­ti generali dai giudici: è il caso del Comune di Padova che, oggetto di contestazi­oni sui giorni e luoghi dedicati alle dichiarazi­oni di costituzio­ne delle unioni (Tar Veneto ordinanza 640 del 7 dicembre), potrà ora attingere dai principi chiariti dai colleghi bresciani.

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