«I Magi ci spingono ad andare verso le periferie del mondo»
Il Papa invita i credenti a rompere con il conformismo
Il culto del potere e della ricchezza portano solo tristezza. Francesco lo dice quasi ogni giorno, e lo ripete nella celebrazione della solennità cattolica dell’Epifania. Un’omelia dai toni molti forti, condita da un nuovo neologismo bergogliano (ne ha coniati molti in questi anni) “nostalgioso”, la spinta per il credente che arriva dalla nostalgia di Dio. Ma il messaggio è anche quello di rompere i conformismi e dirigersi con coraggio e fiducia verso il cambiamento, spingendosi verso le periferie.
Parla al mondo il Papa, ma anche alla sua Chiesa: nelle prime file le gerarchia della Curia, che ai cambiamenti hanno spesso opposto e oppongono ancora resistenze più o meno dichiarate. Il Papa nell’omelia rievoca l’episodio evangelico dei re Magi, partiti da Oriente per un lungo viaggio, spinti da quella che lui chiama, appunto, la «nostalgia di Dio», quella che «ci tira fuori dai nostri recinti deterministici che ci inducono a pensare che nulla può cambiare. La nostalgia di Dio e l’atteggiamento che rompe i noiosi conformismi e spinge ad impegnarci per quel cambiamento a cui aneliamo e di cui abbiamo bisogno».
Il conformismo è una malattia, così come il funzionalismo delle strutture: tutto deve essere ricondotto al messaggio evangelico, che nella festa dell’Epifania risulta chiaro a tutti, di certo anche ai non credenti. «La nostalgia di Dio ha le sue radici nel passato, ma non si ferma li: va in cerca del futuro. Il credente “nostalgioso”, spinto dalla sua fede, va in cerca di Dio, come i Magi, nei luoghi piu reconditi della storia, perché sa in cuor suo che la lo aspetta il suo Signore. Va in periferia, in frontiera, nei luoghi non evangelizzati, per potersi incontrare col suo Signore, e non lo fa affatto con un atteggiamento di superiorità, lo fa come un mendicante».
Quindi Francesco torna a parlare della necessità di una Chiesa in uscita e non racchiusa in se stessa. «Come atteggiamento contrapposto, nel palazzo di Erode (che distava pochissimi chilometri da Betlemme), non si erano resi conto di cio che stava succedendo. Mentre i Magi camminavano, Gerusalemme dormiva. Dormiva in combutta con un Erode che, invece di essere in ricerca, pure dormiva. Dormiva sotto l’anestesia di una coscienza
cauterizzata. E rimase sconcertato. Ebbe paura. E lo sconcerto che, davanti alla novità che rivoluziona la storia, si chiude in se stesso, nei suoi risultati, nelle sue conoscenze, nei suoi successi. Lo sconcerto di chi sta seduto sulla sua ricchezza senza riuscire a vedere oltre. Uno sconcerto che nasce nel cuore di chi vuole controllare tutto e tutti. È lo sconcerto di chi e immerso nella cultura del vincere a tutti i costi; in quella cultura dove c’è spazio solo per i “vincitori” e a qualunque prezzo. Uno sconcerto che nasce dalla paura e dal timore davanti a cio che ci interroga e mette a rischio le nostre sicurezze e verità, i nostri modi di attaccarci al mondo e alla vita».
Un discorso che rimette in fila la pastorale di “conversione” del Papa, che parlando di Erode mette l’accento sui «segni di potere, di
successo, di vita riuscita»: questi sono schemi mondani basati sul culto del potere e dell’apparenza e della superiorità, «idoli che promettono solo tristezza e schiavitù». Parole che si sono raccordate con quelle poi pronunciate all’Angelus, cui hanno assistito 35mila persone in piazza: «Ci sono le luci abbaglianti della ribalta, dei soldi e del successo che promettono tutto e subito: sono seducenti, ma con la loro forza accecano e fanno passare dai sogni di gloria al buio più fitto».
Dopo la recita dell’Angelus in piazza San Pietro sono state distribuite gratuitamente ai fedeli, come dono di Francesco, 50mila copie dell’opuscolo tascabile “Icone di misericordia”, con spunti di riflessione e preghiera sul tema della misericordia attraverso gli episodi evangelici. A distribuire in piazza i libretti–operazione gestita dall ’Elemosineria Apostolica, l’ ufficio della Santa Sede che cura la piccola carità del pontefice, piccola ma molto diffusa e quotidiana - sono stati i poveri, i senzatetto e i profughi, insieme a molti volontari e religiosi. Al termine, agli oltre 300 bisognosi è stato offerto un tramezzino con una bevanda.
NEOLOGISMO Durante la messa il Pontefice ha usato il termine “nostalgioso”: è la spinta per il credente che arriva dalla nostalgia di Dio