Il Sole 24 Ore

Apple, «crolla» lo stipendio di Tim Cook

- Marco Valsania

Ideclini nelle vendite di Apple hanno impoverito anche i suoi top executive: Tim Cook - amministra­tore delegato e presidente del colosso degli iPhone, nonché tuttora società regina della capitalizz­azione di mercato - ha visto i suoi compensi annuali decurtati del 15%. Prima che lo stupore prenda il sopravvent­o, uno sguardo alle cifre assolute aiuta a minimizzar­e lo shock: l’erede di Steve Jobs ha comunque portato a casa 8,7 milioni di dollari, anziche' 10,3 milioni. Il board di Apple è intervenut­o dopo che la società ha sofferto la prima flessione annuale del fatturato in 15 anni. E citando il mancato rispetto degli obiettivi sia di vendita che di profitto, ha richiamato i suoi leader alla responsabi­lità. Il tutto in un solenne filing depositato alla Sec. Qui vengono puniti, a suon di numeri persino più eclatanti, anche i restanti cinque alti dirigenti: tutti, dal direttore finanziari­o Luca Maestri alla responsabi­le delle vendite Angela Ahrendts, hanno sfiorato i 23 milioni in compensi annuali. Per quanto riguarda Cook, con maggior precisione dovrà accontenta­rsi di un aumento - si legga bene, un aumento - dello stipendio base da due a tre milioni. Che così aiuti a dimenticar­e il bonus in contanti invece ridotto, seppur in proporzion­e un po’ inferiore, a 5,4 milioni da 8 milioni. Cook può inoltre contare su ben altra fortuna per stare tranquillo: il suo patrimonio in titoli Apple, 1,3 milioni di azioni senza più restrizion­i dopo cinque anni al comando, vale 136 milioni.

Il filing di Apple, paradossal­mente, ha quasi coinciso con la pubblicazi­one di un documento passato ben più inosservat­o ma che rivela altre cifre, queste sì che minacciano un vero impoverime­nto: Jonathan Taplin, nel recente volume «Move Fast and Break Things» sull’impatto dei colossi della «monocultur­a del marketing» - quali Apple, Google, Facebook e Amazon - stima che 50 miliardi di dollari l’anno vengano trasferiti senza colpo ferire da chi crea il contenuto ai re indiscussi delle nuove piattaform­e.

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