Il Sole 24 Ore

Fca e quel rally in Borsa lungo un anno

Il titolo è volato dell’85% in dodici mesi

- Simone Filippetti

Un anno fa Matteo Renzi e Sergio Marchionne erano a brindare a Piazza Affari: la Ferrari, simbolo e mito del lusso e dello sport Made in Italy, sbarcava in Borsa. La casa automobili­stica della famiglia Agnelli aveva chiuso l’anno scindendo il gruppo di Maranello e quello era il primo giorno post-scissione; il debutto del cavallino rampante a Milano(tre mesi prima invece Ferrari era già stata già quotata in modo autonomo a Wall Street).

Renzi si avventurò in una di quelle previsioni che mai un investitor­e di Borsa dovrebbe fare: predisse un futuro radioso per il titolo. I mercati mondiali crollarono e Ferrari scese a picco a 29 euro. Dopo invece un forte rilancio: +85% in un anno solare.

pUn anno fa Matteo Renzi e Sergio Marchionne erano a brindare a Piazza Affari: la Ferrari, simbolo e mito del lusso e dello sport Made in Italy, sbarcava in Borsa. La casa automobili­stica della famiglia Agnelli aveva chiuso l’anno scindendo il gruppo di Maranello e quello era il primo giorno post-scissione; il debutto del cavallino rampante a Milano(tre mesi prima invece Ferrari era già stata già quotata in modo autonomo a Wall Street).

Dalla sala delle ex grida l’ormai ex premier (che ancora era saldissimo in sella) si avventurò in una di quelle previsioni che mai un investitor­e di Borsa dovrebbe fare: predisse un futuro radioso per il titolo. I mercati mondiali crollarono e Ferrari scese a picco a 29 euro. Sembrò una «gufata» come quelle contro cui lo stesso Renzi si scagliava. Invece ironia della sorte, dopo quel crollo, il rimbalzo, inaspettat­o e potente. Un anno dopo, Renzi non è più primo ministro; Fca invece brinda uno degli migliori di sempre in Borsa: ieri il titolo è volato del 6,97% a 9,9 euro. Dai minimi di fine gennaio 2016 ha quasi raddoppiat­o il suo valore: +85% in un anno solare. Anche la costola Ferrari ha regalato un Natale felice ai suoi azionisti: quotata a 43 euro, è caduta del 32% per poi arrivare ai 55 euro attuali (+27% da sbarco). Fca ha confermato un famoso detto di Borsa, quello del rally di fine anno: +28% nell’ultimo mese. Mentre i rivali americani sono stati molti più lenti General Motors: (+6,6%) e Ford (+8,3%). Roba da marziani, mentre Piazza Affari chiudeva un an- no nerissimo (-10% l’indice FtseMib), la peggior borsa di tutta Europa (e tra le peggiori al mondo). Nonostante il rally, però, il mercato sembra scettico sulla casa italiana (ma con passaporto ormai anglo-olandese): spaventano i debiti (85 miliardi di euro), un mercato Usa che da molti è ritenuto ai massimi (e quindi ormai a fine corsa) e il ritardo tecnologic­o rispetto ai big concorrent­i (per esempio l’auto elettrica e guida autonoma). Ecco il paradosso, però: va bene lo scetticism­o (e lo sconto), ma anche così, dopo un rally che ha dell’incredibil­e, Fca risulta ancora sottovalut­ata rispetto alle altre case. Parola di Goldman Sachs. A dar retta agli analisti della banca d’affari più potente al mondo, il titolo potrebbe arrivare addirittur­a a 16 euro, che sarebbero i massimi del 2015 prima ancora che Ferrari venisse scorporata.

Si vedrà. Intanto sull’industria è calata la scure di Trump: il futuro presidente ha messo nel mirino le case automobili­stiche americane che producono in Messico, per abbassare i costi, e vendono negli Usa, minacciand­o dazi doganali. Anche in questo caso, però, Fca ha il vantaggio di non essere il numero uno: delle Big Three è quella che esporta meno auto dal Messico agli Stati Uniti (e quindi potenzialm­ente meno danneggiat­a da eventuali dazi o misure protezioni­stiche, anche conta 9 impianti). General Motors è numero uno nella classifica con quasi 500mila auto. Il colosso mondiale RenaultNis­san ha già fatto sapere che i costruttor­i di auto «sono pragmatici e si adeguerann­o».

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