Chi ci difende dalle troppe authority?
Per avere un’idea di quanto una struttura del genere venga ormai messa alla prova, si consideri il fatto che il settore bancario e quello finanziario in Italia a partire da lunedì prossimo (si vedano gli articoli alle pag. 8 e 9) avranno una struttura arbitrale per i risparmiatori che intendano contestare l’operato dell’intermediario finanziario. Il mondo assicurativo no. Probabilmente la stessa creazione dell’Arbitro finanziario creerà l’esigenza di un coordinamento, visto che spesso nella stessa vicenda possono incrociarsi più profili.
C’è poi la questione della governance. Le authority europee sono molto condizionate dalle autorità nazionali. Non hanno infatti un direttorio centrale forte ed autonomo come quello della Bce ( che peraltro già vigila sulle banche, con evidenti rischi di sovrapposizione con l’Eba, tanto che con la Brexit sono in molti a pensare che l’organismo - con sede a Londra - potrebbe essere soppresso). Rispetto alle autorità dei singoli Paesi quindi c’è un rischio di farraginosità nelle procedure, che può significare scarsa capacità di reazione tempestiva alle sfide che il mercato pone.
E questo porta all’ultimo passaggio. La autorità oltre ad essere tante e settoriali, che risposta danno alle esigenze di tutela dei risparmiatori? Di recente il Parlamento Europeo ha bocciato la regolamentazione tecnica relativa ai documenti semplificati ( Kid e Priips). La proposta era stata presentata dalla Commissione facendo proprio il testo preparato dalle tre autorità del settore. Cosa che ha comportato un rinvio dei tempi di entrata in vigore della normativa. La nuova direttiva Market abuse è in vigore dal luglio 2016, ma le imprese lamentano la mancanza ancora di importanti chiarimenti.
Alla fine quindi è forse il caso di ripensare un modello che sta mostrando forti criticità.