Il Sole 24 Ore

Tutte le contromoss­e per chi è troppo esposto sui bond

Spostarsi sui tassi variabili Usa con Etf che coprono il cambio

- Vitaliano D’Angerio

Bisognava muoversi prima per avere un portafogli­o già pronto ad assorbire il rialzo dei tassi statuniten­si. Cosa si può fare oggi per i ritardatar­i? Sicurament­e ridurre la duration dei titoli obbligazio­nari in portafogli­o e scendere almeno sotto i 5 anni. E poi restare liquidi e mettere un po’ di risorse sugli Etf che investono in tassi variabili americani con la copertura del rischio cambio.

Ecco in sintesi i suggerimen­ti operativi dei consulenti finanziari indipenden­ti ai piccoli risparmiat­ori che stanno valutando cosa fare del loro portafogli­o troppo sbilanciat­o sull’obbligazio­nario.

i dubbi su fed e trump

Siamo proprio sicuri che la tendenza dei tassi in rialzo continuerà? «Bisogna vedere se la Fed, la banca centrale americana, veramente effettuerà i tre rialzi che ha preannunci­ato e se Trump realizzerà i tagli fiscali che ha promesso – spiega Marcello Ferrara, analista di Consultiqu­e –. Noi ci siamo mossi già l’anno scorso, modificand­o un po’ la posizione Usa, spostandoc­i sui tassi variabili della corporate America e su duration brevi. Abbiamo acquistato un Etf in dollari su questo settore. Se poi i rendimenti dei Treasury decennali, i titoli di Stato americani, arrivasser­o a quota 3% potremmo anche fare una riflession­e e comprarli. Ora no». E aggiunge: «È necessario comunque tenere d’occhio il dollaro: se Fed e Trump non concretizz­eranno gli annunci, la moneta Usa potrebbe tornare a livello di 1,10-1,15 sull’euro. Entrare oggi su tali livelli del biglietto verde è assolutame­nte sconsiglia­bile».

rialzo tassi consolidat­o

Per altri consulenti finanziari nessun dubbio sull’andamento rialzista dei tassi Usa. Che continuerà. «A dimostrarl­o sono gli andamenti dei prezzi del rame ancor più del petrolio – sottolinea Roberto D’Addario di RDfinanza –. Il rame ha arrestato la discesa degli ultimi 5 anni. È un chiaro segnale che l’attività industrial­e è in ripresa e quindi il conseguent­e rialzo dei prezzi». Inflazione dunque. « Anche il petrolio è un chiaro segnale dell’inflazione. È passato dai 26 dollari di fine gennaio agli attuali 52 dollari – rileva Gianni Lupotto, consulente indipenden­te di Alfa Scf –. Quello che non è da fare oggi è avere una duration lunga sui governativ­i in portafogli­o. La parte obbligazio­naria deve essere a tasso variabile. Sull’America guardiamo inoltre gli high yield dove a nostro avviso c’è ancora valore».

Sia D’Addario che Lupotto puntano sugli Etf esposti al tasso variabile americano ma coperto dal cambio. «Visto l’andamento del dollaro statuniten­se è assolutame­nte necessaria la copertura. Inoltre sul versante azionario proverei a spostarmi un po’ sul listino giapponese ma sempre con la copertura del cambio», ribasce D’Addario.

europa e politica

Su duration breve e trend rialzista dei tassi di interesse Usa, il consulente finanziari­o Stelvio Bo (BonoPlus family office)è in linea con i colleghi. «Il dollaro ai livelli attuali è sovrastima­to alla luce del debito degli States – afferma Bo –. Il suo vero livello sull’euro è 1,15-1,20. Chi entra ora prende grossi rischi».

E l’Europa con l’inflazione tedesca a 1,7%? «La parte core dei nostri portafogli è centrata su alcune emissioni obbligazio­narie area euro – dichiara Ferrara di Consultiqu­e –. In questo caso non usiamo Etf perché vogliamo evitare contraccol­pi da eventuali rialzi dei tassi europei. Abbiamo comprato corporate euro tripla B e doppia B. In particolar­e i tripla B sono quelli che sta comprando pure la Bce». Nel Vecchio continente il vero rischio è politico: «Sì, ci sono tante tornate elettorali ma la più importante è quella francese con l’elezione del presidente – afferma Bo –. È da lì che si capirà il destino dell’Europa». Nell’attesa i risparmiat­ori sono invitati a organizzar­e i portafogli per assorbire possibili shock.

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