Quando conviene cambiare il Buono in Posta
Il “rinnovo” della Serie potrebbe essere fonte di notevoli guadagni
L’attesa risalita dei tassi rappresenta un potenziale rischio per Cassa depositi e prestiti. Nei rendiconti finanziari dell’emittente dei Buoni fruttiferi postali viene indicato a chiare lettere che c’è il rischio di assistere a un’accelerazione dei rimborsi anticipati di Buoni postali e la sostituzione con Buoni di nuova emissione, sulla scia del rialzo dei tassi. Un evento che genererebbe per Cdp un aumento del costo della provvista.
Ma quello che potrebbe essere un costo per l’emittente, allo stesso tempo rappresenterebbe un’opportunità per i clienti di BancoPosta. Una convenienza a portare indietro allo sportello i Bfp già sottoscritti per sostituirli con quelli di più recente e redditizie emissioni, che difficilmente sarà illustrata ai clienti presso gli uffici postali.
Nel tempo Cdp colloca le varie tipologie di Buoni e aggiorna i rendimenti offerti con nuove serie di emissione in relazione all’andamento dei tassi di mercato, anche se con un certo gap temporale di adeguamento. Tuttavia è sufficiente un temporaneo rialzo dei tassi per far scattare la convenienza a richiedere il rimborso anticipato del Bfp appena sottoscritto per spostarsi su una nuova emissione, anche a costo di perdere gli interessi fino a quel momento maturati (per esempio i Bfp ordinari non riconoscono alcun interesse se viene chiesto il rimborso prima che sia trascorso un anno dalla sottoscrizione).
Emblematico quanto accaduto nel corso del 2011, quando la dinamica dei mercati ha imposto alla Cdp di riconoscere rendimenti, mese dopo mese, sempre più alti. Un trend partito nel settembre 2010, quando un buono ordinario (serie B71) dopo 20 anni offriva a scadenza l’1,5% annuo netto. Nei mesi successivi il sottoscrittore avrebbe avuto tutto l’interesse a portare all’incasso il Buono appena acquistato, per sottoscrivere quelli via via emessi. Un’escalation di potenziali maggiori guadagni ( in teoria è possibile chiedere il “rinnovo” dei Bfp anche ogni mese) che ha raggiunto l’apice nel dicembre 2011: rispetto ai 1.348 euro che la serie B71 riconoscerà ogni mille euro investiti alla scadenza di settembre 2030, il cambio in corsa sulla serie B86, con la stessa cifra iniziale e senza allungare l’originaria durata dell’investimento, consentirà di incassare 2.140 euro. Esattamente 792 euro in più per ogni 1.000 euro investiti ( vedi sviluppo dei rendimenti a lato).
Ma nel corso di quei 15 mesi quanti sottoscrittori della Serie B71 sono stati avvisati dell’opportunità di incrementare con un semplice rinnovo i guadagni del loro investimento? Con i buoni dematerializzati sarebbe facile impostare un servizio di alert per avvisare i clienti dell’opportunità di scambiare il Buono in precedenza sottoscritto, con uno più remunerativo in collocamento. E con l’aumento dei tassi ormai alle porte, sarebbe quantomeno auspicabile che il cliente allo sportello (ma anche sul web) fosse avvisato al momento della sottoscrizione del Buono postale di monitorare la futura dinamica dei tassi.
— G.Ur,