Per il «quotato» anno da dimenticare
Penalizzazioni dovute a fusioni nel settore e incertezza normativa
Un 2016 da dimenticare per il gestito quotato. Nonostante la buona raccolta netta e l’incremento del patrimonio, il settore ha scontato in Borsa la correlazione con il settore finanziario. E non solo. A pesare è stata anche l’incertezza regolamentare: da un lato c’è l’arrivo della Mifid II (è attesa per gennaio 2018), che promette una vera e propria rivoluzione, dall’altro lato ci sono le performance fee, che « così come calcolate in alcuni Paesi potrebbero non essere più sostenibili», fa notare Gian Luca Ferrari, equity analist di Mediobanca Securities. E poi, tanta volatilità è stata generata dall’M& A che ha interessato, e sta interessando il settore: il deal ventilato tra il gruppo Generali e FinecoBank, per fare un esempio, ma anche la fusione tra Bpm e Banco Popolare, che ha fatto sorgere dei dubbi sulla Sgr che in futuro lavorerà con la rete bancaria del nuovo BancoBpm (sarà Anima, che ha un contratto con Bpm fino al 2030, o Aletti Gestielle del Banco Popolare?).
Così, nel 2016, Anima ha lasciato sul campo il 35,66%, Azimut (l’80-90% degli utili è generato dalle performance fee) il 31,22%, FinecoBank il 30,10% e Banca Generali il 22,34 per cento. Ha mostrato invece resilienza Banca Mediolanum, scivolata solo del 6,57% a fronte di un Ftse Mib in calo nello stesso i ntervallo temporale del 10,2 per cento. Una tenuta che trova giustificazione nella connotazione più assicurativa del titolo. «Tant’è che a inizio anno non ha sofferto come tutti gli altri titoli fi- nanziari, oggetto di un pesante sell off » , sottolinea Ferrari.
E ora si guarda a un 2017 che potrebbe segnare il riscatto di questi titoli. In particolare di Anima, che proprio quest’anno, quando si concretizzerà l’incorporazione di Banco Posta Fondi Sgr, vedrà praticamente raddoppiare le masse, dagli attuali 71 miliardi di euro a oltre 140 miliardi. Per Mediobanca Securities il titolo è “outperform”, con target price a 6 euro. Il potenziale upside rispetto alle quotazioni attuali ( 5,23 euro la chiusura del 3 gennaio) è del 15 per cento.