Il Sole 24 Ore

La Cina apre nuovi accessi per le Borse

Coinvolto anche il listino della piazza di Shenzen Oggi appena l’1% delle azioni è in mano a investitor­i esteri

- Andrea Gennai

Si allarga l’accesso degli investitor­i occidental­i al mercato azionario cinese. Da poco più di un mese è stato lanciato lo Shenzen-Hong Kong Stock Connect, che insieme al già esistente Shanghai-Hong Kong Stock Connect offre l’unica via diretta per gli stranieri per investire nel mercato azionario cinese continenta­le denominato in renminbi. L’economia del Dragone sta frenando rispetto ai picchi degli ultimi anni ma continua a mostrare ancora tassi di crescita ampiamente al di sopra delle principali economie occidental­i.

I due programmi di connession­e danno accesso a più del 50% della capitalizz­azione di mercato in Cina. A fine ottobre 2016, il volume d’affari da inizio anno di Shenzen e Shanghai rappresent­ava circa il 22% del volume borsistico globale e con 16 trilioni di dollari rimane di gran lunga il più grande al mondo. Eppure, solo l’1% della capitalizz­azione del mercato cinese è in mano agli investitor­i stranieri. Il grande evento a cui guardano gli investitor­i è quello di una piena inclusione delle azioni di classe A (quelle quotate a Shanghai e Shenzen) nell’indice Msci Emerging Markets: una mossa rinviata lo scorso anno e che potrebbe concretizz­arsi nel 2017 anche se non ci sono certezze.

La scommessa da parte degli investitor­i istituzion­ali, ma anche retail, è quella di puntare sulla liberalizz­azione in campo finanziari­o della seconda economia mondiale. La Cina avrà sempre più peso nei portafogli e già oggi gli investitor­i italiani possono accedervi con fondi ed Etf. La Borsa di Shanghai lo scorso anno ha chiuso in rosso e deve ancora metabolizz­are lo scoppio della bolla del 2015: gli osservator­i mettono quindi in conto ancora una spiccata volatilità nel breve.

Attraverso il Connect Program, non solo gli investitor­i stranieri possono comprare azioni del listino continenta­le denominate in renminbi, ma gli investitor­i cinesi possono acquistare azioni denominate in dollari di Hong Kong. «Grazie ai programmi Shenzen e Shangai-Hong Kong Stock Connect – sottolinea Wojciech Stanislaws­ki, gestore del Comgest Growth emerging markets – gli investitor­i hanno ottenuto quote aggiuntive rispetto ai vecchi sistemi Rqfii (Rmb qualified foreign institutio­nal investor) e Qfii (Qualified foreign institutio­nal investor), che esistevano di già prima che la Cina lanciasse i due progetti di connession­e. Considerat­i nel loro complesso, gli investitor­i stranieri potrebbero oggi detenere, in linea teorica, il 3,5% della capitalizz­azione di mercato, contro l’appena 0,5% di 4 anni fa. Finora, solo l’1,3% della capitalizz­azione di mercato delle azioni di classe A è nelle mani degli investitor­i esteri, motivo per cui c’è per essi ancora spazio per l’aumento dell’esposizion­e». Resta il nodo irrisolto delle dinamiche dello yuan/renminbi (si veda altro pezzo in pagina), con il potenziale impatto in termini di effetto valuta sugli strumenti finanziari.

«Secondo una stima di Citi – continua Stanislaws­ki – il 7% della capitalizz­azione di mercato delle azioni di classe A sarà detenuta da investitor­i stranieri entro il 2020, dato che comporta un flusso di 3,6 trilioni di reminbi. Nel complesso siamo ancora all’inizio del processo, ma il percorso appare chiaro. Sempre più investitor­i investiran­no in Cina».

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